La guerra russo-ucraina rivela una situazione sottesa dal punto di vista economico mondiale, cioè che è aumentata fortemente la concorrenza tra i tre grandi poli economici del mondo: Usa, Cina ed Europa-Russia. Il che fa smuovere pedine non ufficiali sia dagli Usa che dalla Cina, per tentare di avere la prevalenza di uno sull’altro e quindi vantaggi economici di ogni genere.
In questo quadro, l’Europa – intesa come Unione e Russia – risulta un vaso di coccio fra vasi di ferro. E tuttavia, le grandi risorse tecnologiche dell’Unione e le grandi risorse di materie prime della Russia stavano facendo crescere questo terzo polo, in modo da diventare competitivo a livello mondiale.
A questo punto – l’abbiamo scritto più volte – il Governo degli Stati Uniti ha pensato di attivare un meccanismo per mettere contro i due attori europei, con il conseguente indebolimento di entrambi. Quale poteva essere lo strumento per attivarlo? L’Ucraina.
Era nota all’Intelligence americana la voglia di Putin di riappropriarsi dei territori che ritiene russofoni ed i suoi preparativi per appropriarsene. Anziché mettere tutta la situazione in sordina per non offrire un pretesto per la realizzazione di questo piano, i burattinai hanno fatto in modo di acuire tale pretesto e quindi di scatenare la cosiddetta “Operazione militare speciale”. Non solo, ma il Governo americano ha cominciato a inviare armi e soldi al burattino Zelensky per aumentare il livello della guerra – perché di guerra si tratta – coinvolgendo i ventisette membri dell’Unione europea.
Ora, che i confini di un Paese libero e indipendente debbano essere difesi, è un principio inequivocabile e su cui nessuno può essere in disaccordo. Che tali confini vadano difesi con le armi, se violati da chi usa le armi, è un altro principio inequivocabile. Ma se vi fosse stato (e se vi fosse) buonsenso, si sarebbe messo in atto (e si dovrebbe mettere in atto) ogni mezzo diplomatico per giungere alla conclusione delle trattative e quindi alla agognata Pace.
Ma il Governo degli Stati Uniti non vuole che in Europa – Unione e Russia – ritorni la pace, perché questo restaurerebbe la situazione quo ante e quindi la ripresa della crescita dell’Europa nel suo complesso.
In questo quadro, la Cina ride e se la gode, seduta sul ciglio del fiume in attesa che passi il cadavere dell’Europa. Perché se è vero, da un canto, che essa ha votato contro l’Onu e se è vero che formalmente si mantiene in un campo neutro – pur dando assicurazioni alla Russia – resta vero che, dall’altro, il suo interesse collima con quello degli Usa: ripetiamo, che il polo europeo non cresca. Con la conseguenza che la guerra interna ad esso è utile a questa finalità.
L’analisi che precede è abbastanza semplice, qualcuno potrebbe definirla semplicistica, ma sfidiamo qualsivoglia ben pensante a negare questo scenario, che appare in modo lapalissiano.
Se si prende atto degli interessi economici a livello mondiale, l’Unione europea dovrebbe diventare consapevole che questa guerra la danneggia fortemente, il che non è un’ipotesi fantasiosa, ma concreta, dimostrata già dal dimezzamento della crescita del Pil medio europeo.
Nel quadro che descriviamo hanno assunto una valenza fuori dal comune la richiesta di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia. Rassicura la comunicazione fatta dal presidente russo che tale richiesta è pienamente legittima, fatta da due Stati che non sono mai stati russofoni, a differenza dell’Ucraina.
Però, la stampa e i mezzi di comunicazione hanno dato un rilievo eccessivo a tale richiesta, quasi facendo intendere all’opinione pubblica che essa avesse immediato riscontro e immediata esecuzione.
Niente di tutto ciò. Noi abbiamo letto – come è nostra abitudine – il Trattato che ha istituito la Nato (o Otan) nel 1946 per costituire una forza armata di difesa ( e non di attacco) fra le due rive dell’Atlantico, cioè gli Stati Uniti e alcuni Paesi dell’Europa, cui poi, nel tempo, se ne sono aggiunti tanti altri.
La cosa che colpisce in questo Trattato è che la leadership assoluta non è tanto degli Stati Uniti, quanto del Governo degli Stati Uniti, cui ogni Stato membro deve rivolgersi per qualunque cosa. Come dire: la Nato ha un padrone e gli altri sono servi.