Usa, un "assalto alla democrazia" chiude l'era di Donald Trump - QdS

Usa, un “assalto alla democrazia” chiude l’era di Donald Trump

Giuseppe Lazzaro Danzuso

Usa, un “assalto alla democrazia” chiude l’era di Donald Trump

giovedì 07 Gennaio 2021

IL CONGRESSO DICHIARA BIDEN VINCITORE dopo i tumulti scatenati dal presidente uscente. Fanatici di estrema destra armati, in Campidoglio. Negli scontri con la polizia quattro morti e tredici ferite. I social bannano il tycoon

Fermo restando che, stamane, il Congresso ha certificato la vittoria del candidato democratico Joe Biden nelle presidenziali, a riassumere quanto avvenuto negli Usa nelle ultime ore bastano i titoli del Washington Post e del New York Times: “Il mob pro-Trump prende d’assalto il Campidoglio” e “Il mob scatenato da Trump assale il Campidoglio. Il Congresso, di nuovo in seduta, rifiuta la sfida a Biden in Arizona”.

La chiave di tutto sta nella parola mob, che dovrebbe essere una riunione improvvisa organizzata attraverso il web. In realtà l’assalto al Campidoglio veniva preparato da giorni da suprematisti bianchi e organizzazioni di estrema destra. Lo dimostra l’arresto, due giorni fa, di Enrique Tarrio, leader dei Proud Boys, organizzazione di estrema destra che stava organizzando a Washington una manifestazione per ribaltare l’esito delle elezioni.

Assalto alla democrazia

Un “assalto alla democrazia” l’ha definito la speaker del Congresso, Nancy Pelosi: là dove Donald Trump non è arrivato per consenso popolare – è stato ripudiato dagli elettori persino per i due seggi al Senato della Georgia, stato tradizionalmente repubblicano, con una vittoria democratica che ha consegnato in pratica il Congresso ai dem – ha cercato di arrivare con incitando una folla armata.

E i media hanno inviato a un mondo esterrefatto scene di violenza che non hanno precedenti nel mondo occidentale di questo secolo: il tempio della democrazia americana preso d’assalto da fanatici di estrema destra armati, con bandiere confederate, simboli dei suprematisti bianchi e del Ku-klux Kan, copricapi con corna come quelli dei leghisti italiani.

Morti, feriti e arrestati

Il “mob” ha occupato le scalinate davanti al Campidoglio, riuscendo poi a fare irruzione all’interno, nell’aula in cui il Congresso era in sessione a camere congiunte per certificare l’elezione alla Casa Bianca del democratico Joe Biden che ha battuto Trump.

La seduta è stata sospesa e il Parlamento evacquato e negli scontri con la polizia sono morte quattro persone, tredici sono rimaste ferite e cinquantadue, molte delle quali armate, sono state arrestate.

Joe Biden aveva definito l’assalto “una minaccia senza precedenti alla nostra democrazia”, chiedendo a Trump di porre fine “all’insurrezione” parlando in tv ai propri sostenitori.

Trump insiste, bannato dai social

Il presidente uscente ha scritto un twitter chiedendo sì ai suoi sostenitori di “andare a casa”, ma spiegando che certe cose “succedono quando una vittoria elettorale a valanga è brutalmente strappata da patrioti trattati ingiustamente per molto tempo”.

Il risultato è stato che Twitter ha rimosso il contenuto, bloccando il profilo. E lo stesso hanno fatto poco dopo Facebook e Instagram.

Il “mob” era stato scatenato da un comizio estemporaneo di Trump

Il Congresso ha ripreso il lavoro

Il Congresso ha ripreso poi i lavori diverse ore dopo, fino, come detto, a proclamare la vittoria di Joe Biden. E ha cominciato rifiutando la proposta di riconteggio in Arizona.

Sì, perché dopo quella che il leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell, ha definito una “falsa insurrezione”, anche l’ex partito di Trump si è rivoltato contro di lui: “Hanno cercato di distruggere la nostra democrazia – ha detto McConnel -, ma hanno fallito: questa ribellione armata non impedirà al Senato di svolgere il proprio lavoro”.

Dopo il no di Camera e Senato alla prima obiezione sul voto in Arizona, il Congresso è tornato a riunirsi e sta ora esaminando e contando i certificati dei voti del collegio elettorale, Stato per Stato.

“Non avete vinto, la violenza non vince mai”, aveva detto, in apertura di seduta, intorno alle due di questa mattina, il vicepresidente Mike Pence, che aveva scatenato l’ira di Trump poche ore prima, rifiutandosi, secondo il tycoon di “dare agli stati la possibilità di certificare i fatti per come si sono svolti”.

Lo scontro con Mike Pence

“Mike Pence – aveva scritto Trump in un tweet – non ha avuto il coraggio di fare ciò che avrebbe dovuto per proteggere il nostro Paese e la nostra Costituzione”.

E adesso c’è la possibilità che sia proprio Pence ad assumere la presidenza fino a quel venti gennaio, giorno del passaggio di poteri a Joe Biden.

Sì, perché nel Gabinetto del Presidente Donald Trump è sempre più solo e l’ipotesi di invocare il venticinquesimo emendamento per rimuoverlo si sta rafforzando.

La proposta di rimozione di Trump

La proposta è venuta dal mondo degli affari, che si è sollevato contro Trump.

Ed è stata la National Association of Manufacturers a chiedere di utilizzare il venticinquesimo emendamento della Costituzione – che prevede l’assegnazione al vicepresidente dei pieni poteri nel caso in cui il presidente muoia, si dimetta o venga rimosso dal suo incarico – per “preservare la democrazia”.

E d’accordo sulla rimozione sarebbero anche alcuni leader repubblicani.

Intanto si susseguono diverse dimissioni, dalla portavoce di Melania Trump al vice portavoce della Casa Bianca. E stanno valutando di lasciare anche il ministro dei Trasporti e il consigliere per la sicurezza Nazionale.

Condanne dagli ex presidenti Usa

La condanna per l’assalto al Congresso statunitense è arrivata unanime da tutto il mondo.

L’ex presidente Obama ha parlato di “grande disonore e vergogna” per gli Stati Uniti ma non di “una completa sorpresa”. La violenza, ha detto, è stata “scatenata da un Presidente che ha continuato a mentire sul risultato delle elezioni”.

Bill Clinton ha parlato di “Un assalto senza precedenti al Congresso, alla Costituzione e al Paese” e George Bush di una insurrezione “degna di una Repubblica delle banane”.

Le condanne dal mondo

Parole di condanna sono arrivate anche da tutti i leader europei, da Macron a Johnson.

“La violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche”, ha detto il premier italiano, Giuseppe Conte.

“Credo nella forza delle istituzioni e della democrazia Usa” ha scritto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ritwittando una frase di Joe Biden, secondo il quale “L’America è molto meglio di quello che stiamo vedendo”.

Joe Biden nuovo presidente Usa

Intanto, da stamattina, Joe Biden è ufficialmente il nuovo presidente degli Stati Uniti.

Nonostante il tentativo di Trump, il Congresso di Washington ha infatti certificato la vittoria del democratico con 306 voti elettorali a fronte di 232 a favore del tycoon.

“L’annuncio riguardante il risultato del voto da parte del presidente del Senato deve essere considerato sufficiente come proclamazione del presidente e della vicepresidente degli Stati Uniti, con mandato a partire dal 20 gennaio 2021″, ha dichiarato il vicepresidente Mike Pence.

“Ora torniamo al lavoro”, ha concluso.

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