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A Valencia con la carta asfaltano le strade

Carlo Alberto Tregua

A Valencia con la carta asfaltano le strade

mercoledì 23 Giugno 2021

A Catania utilizzare la cenere dell’Etna

Non so se sia stata fatta attenzione a una notizia abbastanza importante relativa ai materiali per le costruzioni, per asfaltare le strade e per altre destinazioni.
Si tratta di un procedimento innovativo mediante il quale la carta e i suoi derivati, opportunamente trattati, si trasformano in materiali idonei per asfaltare le strade, sostituendo quelli tradizionali.

L’utilizzo di questa materia prima al posto dell’altra comporta una riduzione dei costi di oltre il cinquanta per cento. Non solo, ma l’uso di residui che normalmente vanno in discarica o nei termovalorizzatori, comporta un’ulteriore economicità consistente nella loro utilizzazione.
Perché poniamo alla vostra attenzione questa notizia apparentemente non di grande importanza? La ragione è semplice e cioè che l’innovazione consente la valorizzazione di prodotti, nonché l’efficientamento di processi (ovviamente non ci riferiamo a quelli civili, penali, tributari e amministrativi).

A Catania, vi è una materia prima in quantità infinita. Si tratta della cenere che il nostro amato Vulcano emette in grande quantità quando è in attività.
È stato scoperto, con molto ritardo, che tale cenere, anziché essere considerata un prodotto tossico da smaltire in discariche speciali, sia invece una materia prima molto importante, da utilizzare come materiale da costruzione e persino da mescolare con altri prodotti destinati all’asfalto di strade e autostrade.

Non abbiamo ancora notizia dell’industrializzazione di questa materia prima – sebbene vi siano già alcuni studi come quello dell’Università di Catania -, ma di certo imprenditori attenti e che guardano al futuro provvederanno in tempi non lunghi a creare una filiera industriale per il materiale piroclastico.

È proprio sulla capacità di innovatori avveduti e lungimiranti che deve contare la Sicilia, per cominciare quel processo di crescita sconosciuto e sostituito maldestramente e malauguratamente da un processo di decrescita.

Abbiamo più volte scritto, infatti, che dal 2000 al 2019 il Pil della Sicilia, in termini reali, è decresciuto. Poi vi è stata la botta finale dello scorso anno in cui il Covid-19 l’ha tagliato di oltre il dieci per cento, pari a circa sette miliardi.

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato i dati relativi al Pil pro capite paragonati a quelli della Lombardia, che danno un quadro disastroso: 17 mila contro 38 mila della regione nordica. Questi dati, crudi e nudi, fotografano l’insipienza e l’incapacità della classe politica siciliana, regionale e nazionale, che negli ultimi quarant’anni, infischiandosene degli interessi dei propri elettori, che li avevano mandati al Parlamento e al Governo, non hanno fatto nulla per innestare quel processo di crescita di cui la Sicilia aveva bisogno. Questi sono i risultati.

Non è che la situazione prospettica sia cambiata. Tutt’altro, perché in Sicilia si continua a parlare di assumere nella Pubblica amministrazione persone che non servono e comunque improduttive, non utili alla crescita del Pil; si continua a parlare di assegni assistenziali da distribuire a destra e a manca, di soccorso a questo e a quello, ma di iniziative produttive che facciano crescere il Pil nessuno ne parla.

La Catalogna spagnola era una regione depressa, oggi è diventata la Lombardia del paese iberico. Segnaliamo che a Barcellona è stata costruita una metropolitana modernissima che viaggia su 168 chilometri.
A Milano, è in costruzione una linea metropolitana che collega tutto l’hinterland alla città, oltre alla prossima apertura della stazione sotto l’aeroporto di Linate.

A Catania, la metropolitana procede discretamente, ma non con quella velocità. Però in nessun’altra città della Regione vi è in costruzione una metropolitana.
Questo è un esempio per tutto il resto delle infrastrutture e per la continua cappa che fa ristagnare l’economia e che parte dalla Regione e dai 391 Comuni, molti dei quali sull’orlo del fallimento, per l’incapacità dei sindaci, che non sono manager, e quindi non capiscono una mazza di gestione di un’azienda importante, qual è il Comune.

Annotiamo con favore che il Presidente della Regione ha accolto il nostro invito a mettere a bando due termovalorizzatori anziché uno. Ma noi ne abbiamo chiesti dieci. Coraggio Presidente, metta al bando gli altri otto.

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