Corso Sicilia, cuore pulsante della città di Catania, da troppo tempo è ormai teatro di degrado ed abbandono. Giusto la settimana scorsa, nella mattinata di sabato 30 agosto, un uomo di appena 40 anni, Alessandro Indurre, è stato accoltellato a morte da un 37enne etiope, Habtom Hailu, finito in carcere con l’accusa di omicidio aggravato da futili motivi. Il delitto si è consumato dentro il parcheggio del supermercato “Lidl”, proprio all’interno del quartiere etneo. Ai microfoni del Quotidiano di Sicilia, per fare il punto della drammatica situazione vigente nella zona, è intervenuto l’avvocato Pietro Ivan Maravigna, presidente del Comitato dei residenti di Corso Sicilia, nonchè nominato legale dalla famiglia della povera vittima.
“Quella di Indurre una morte annunciata”
“Quella di Alessandro è sta una morte annunciata – esordisce al QdS Maravigna – Da anni come comitato lamentavamo la situazione del posteggio, ormai preda di clan extracomunitari e di clandestini che vivono a San Berillo, i quali gestiscono lo spaccio di crack e di eroina, lo sfruttamento della prostituzione ed anche l’occupazione di ampie porzioni del territorio attraverso lo sfruttamento di posteggiatori abusivi. Abbiamo denunciato la circostanza anomala, per cui chiederemo la verifica della Corte dei Conti, sul fatto che in via Luigi Sturzo insista un parcheggio riservato a 40 automobili presidiato per 24 ore al giorno da due operatori dell’AMTS: questo posteggio, a nostro avviso, può ospitare il doppio delle macchine rispetto a quello teatro dell’omicidio, ma non è mai custodito nonostante le nostre richieste. Avevamo chiesto controlli h24, ma siamo rimasti inascoltati: se ci avessero dato riscontro, sono certo che quest’episodio tragico non si sarebbe mai verificato”.
“L’omicidio solo la punta dell’iceberg: bisogna intervenire su San Berillo”
Quello di Alessandro Indurre, secondo Maravigna, rappresenta soltanto una tragica conseguenza dello stato in cui versa l’intero quartiere e tutta la zona di Corso Sicilia: “L’omicidio dello scorso sabato è solo la punta dell’iceberg della situazione assurda che viviamo da tempo nel quartiere – prosegue il presidente del Comitato – Il problema va risolto, a mio avviso, ‘radendo al suolo’ San Berillo: il sindaco Trantino deve emanare un’ordinanza per i ruderi fatiscenti. O i proprietari li rimettono a posto e se ne reimpossessano, creando le condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza tali da poterli restituire alla vita civile oppure il Comune deve demolirli. Fino a quando non verrà eradicato il bubbone cancerogeno costituito da ciò che rimane del vecchio San Berillo la situazione continuerà ad essere devastante. I poliziotti, tra l’altro, hanno le mani legate: fermano i delinquenti, ma poi sono costretti a rilasciarli pur essendo non in regola. Pensi che in una delle ultime operazioni sono stati controllati 84 extracomunitari ed espulsi zero”.
“Abbiamo paura: mia moglie ha chiesto di andare a vivere fuori Catania”
C’è paura a vivere in Corso Sicilia? Maravigna è lapidario nella sua risposta: “Certo che abbiamo paura: mia moglie mi ha chiesto di cercare un’abitazione fuori Catania – conclude – Non vuole più stare qui. Credo che tutto quello che sta accadendo porti anche ad un danno economico importante con la svalutazione degli immobili qui presenti. Nel processo per l’omicidio Indurre, a mio parere, si dovrebbero costituire parte civile i residenti perché il delitto farà crollare il prezzo delle case: dovrebbero schierarsi non solo contro la belva criminale che ha compiuto l’assassinio, ma anche contro il Ministero dell’Interno, l’AMTS e lo Stato affinché rifondino i cittadini dei danni economici scaturiti dai fatti di sabato”.
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