Commozione, dolore e lacrime. Così Palermo ha salutato per l’ultima volta, Paolo Taormina. La cattedrale, gremita in ogni ordine di posto stamattina ha accolto la bara del povero giovane di 21 anni ucciso sabato notte con un colpo di pistola davanti al suo locale di via Spinuzza, in centro. A sparare Gaetano Maranzano, 28 anni, per cui ieri il gip ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare in carcere. Per oggi il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha proclamato il lutto cittadino.
Un lungo applauso accoglie la accoglie bara bianca
Un lungo applauso, i genitori, la sorella e gli amici hanno accompagnato l’ingresso in cattedrale di Palermo della bara bianca di Paolo Taormina, il ventunenne ucciso sabato notte con un colpo di pistola alla testa davanti al suo locale in centro, in via Spinuzza. All’ingresso della chiesa, nel piazzale antistante la Cattedrale, tanti ragazzi in maglietta bianca con la scritta ‘Sarai sempre con noi’ e uno striscione ‘Il sole non lo spegni se gli spari, Rip Paolo’. Ai funerali sono presenti anche il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il presidente della Commissione Antimafia dell’Ars Antonello Cracolici.
L’Arcivescovo: “Non ci sono parole: piango con tutti voi”
“Un dolore inconsolabile. Un urlo che arriva fino al Cielo. La morte di un figlio, di un familiare, di un amico. È assurdo che un figlio venga rubato ai genitori, alle sorelle, ai fratelli, agli amici. E non abbiamo parola perche di fronte al dolore abissale e inspiegabile, le parole non sono nulla. Siamo vicini, sgomenti. E nel silenzio proviamo a comprendere una goccia dello strazio di voi genitori, parenti, amici, della città tutta”. Cosi l’arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice nell’omelia pronunciata in Cattedrale per i funerali di Paolo Taormina, il ventunenne ucciso sabato notte con un colpo di pistola alla testa davanti al suo locale in via Spinuzza “Nessuna parola in più – prosegue – Solo uno sguardo a Paolo e uno sguardo alla Croce. Carissima mamma Fabiola e papà Giuseppe, carissima Sofia, carissimo Mattia, carissima Desiree: non so se posso dirvi altro. Piango e con voi rivolgo al Signore la domanda terribile che urla nei vostri cuori: perché?”.
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