La violenza accettata, il caso di Asia - QdS

La violenza accettata

La violenza accettata

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 03 Aprile 2024

La storia di Asia, vittima dello stupro di gruppo del Foro Italico, ci insegna che Palermo accetta purtroppo la violenza: il commento.

Quello che si esplica dalla storia assurda, infinita, deturpante di Asia, la ragazza palermitana stuprata meno di un anno fa e sottoposta a nuova violenza l’altra sera, è l’accettazione comunitaria della violenza, come DNA di una città che la conosce da sempre.

Palermo nel bene e nel male è eccessiva, cruda, violenta, lo sono i suoi colori, sapori, odori, sono estremi, impressionanti. La sua aria, calda, a volte ammorbante, è ai limiti dell’insopportabilità, agli antipodi del freddo siberiano. Qui lo Stato dimostra la sua inefficacia, la sua inutilità attonita. Una ragazza denuncia uno stupro orribile, il contesto sociale e umano in cui matura è degradante, e cosa succede? Tutto si ripete, non tanto lo stupro, ma il suo archetipo, la violenza.

A Palermo la violenza è vincente, è tratto distintivo, dagli “aggaddi” per le precedenze a un incrocio o alle file alle poste. Si impone come nella giungla il più forte, e Palermo, oltre che bellissima, è Jungle. Si è straparlato di maschilismo e patriarcato, ma qui la dominus è donna.

La madre del ragazzo denunciato è la Medea della solidarietà femminile, lei avrebbe istigato e aiutato il figlio nella violenza, autorizzato l’uso del coltello, istruito il novello compare Turiddu alla minaccia, alla ritorsione. Addirittura avrebbe accompagnato la ragazza in Caserma per fare ritrattare la denuncia, nemmeno fosse un Tano Badalamenti. Ha allevato, e non educato, un figlio da assolvere erga omnes, a considerare le altre donne oggetto e non soggetto, per rimanere lei stessa unico soggetto. Probabilmente è anche una sindrome di ritorsione sul maschio padre, marito, padrone, come è stata dominata trova rivalsa sul figlio, inutile riscatto di un’esistenza grama.

La città legge il titolo e rimane silente, tra chi pensa se l’è cercata, e chi pensa di essere esente da colpe. Un’omissione collettiva. Asia se ne deve andare, è già stata portata via, da Palermo. La città non è più luogo sicuro per lei. Ma la domanda è: lo sarà per le altre sorelle, amiche, coetanee? O la città, la comunità, lo Stato hanno perso irrimediabilmente?

Così è se vi pare.

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