Violenza di genere, Papatheu (Fi): “Sanzioni inasprite ma servono a poco” - QdS

Violenza di genere, Papatheu (Fi): “Sanzioni inasprite ma servono a poco”

Biagio Tinghino

Violenza di genere, Papatheu (Fi): “Sanzioni inasprite ma servono a poco”

sabato 02 Luglio 2022

La senatrice azzurra: “Quote rosa necessarie ma il merito è l’elemento distintivo”
“Le statistiche sono terribili, occorre ripartire dalle scuole elementari”

ROMA – “Oggi ho l’opportunità di fare qualcosa di concreto per la Sicilia”, a dirlo Urania Papatheu, senatrice della Repubblica Italiana, intervistata per il Quotidiano di Sicilia.
Nata a Catania, si iscrive a Forza Italia diventando collaboratrice di Gianfranco Micciché, coordinatore regionale del partito. In occasione delle elezioni politiche del 2018, Papatheu si candida al Senato della Repubblica come capolista nel Collegio plurinominale Sicilia – 01 e nel collegio uninominale di Messina, risultando eletta nella quota proporzionale.

Quando ha iniziato a fare politica e come?
“Direi che è stato quasi naturale, lavorando in Regione Siciliana. Con una madre affetta da disabilità, le difficoltà non sono mai mancate, pure in età adulta. Potermi occupare dei problemi della gente, delle loro esigenze è per me sicuramente un onore ed un onere. Del resto, ho sempre avuto a cuore chi mi circonda, anche da semplice cittadina, perché reputo sia giusto così. Grazie al mio carattere solare, da buona catanese, sin dall’infanzia ho avuto tanti amici e, quindi, una rete di rapporti piuttosto estesa. Oggi, da senatrice della Repubblica, ho senza dubbio l’opportunità, la possibilità di fare qualcosa di importante, di concreto, per la Sicilia, per i suoi abitanti, ed essendo ‘signorina’ mi impegno a tempo pieno, senza per questo mai dimenticare la figura di mia madre, che da persona anziana oggi ha più bisogno di me di ieri”.

Si è occupata di promuovere l’inclusione digitale. Quanto è importante la digitalizzazione per una società inclusiva, equa e giusta?
“Il digitale è un mezzo e come tale va diffuso ad una platea, la più ampia possibile, perché nessuno deve rimanere indietro rispetto all’evoluzione, alla rivoluzione mi verrebbe da dire a cui stiamo assistendo, a cominciare dai sistemi di pagamento, dall’istruzione, dal nostro benessere e dalla nostra salute. Tutti possediamo un telefonino che, se correttamente utilizzato, può offrirci un accesso a tutti i servizi, indipendentemente da dove si viva, in un paesino sperduto in montagna piuttosto che in città. E noi, da isolani, possiamo certamente fare un salto di qualità, magari postando sui social una foto della nostra bellissima terra per promuoverla e ‘venderla’, perché no, in tutto il mondo. L’importante, lo dico da tempo, è non sostituire la vita reale con quella virtuale”.

La violenza di genere: cosa bisogna fare per contrastare questo fenomeno?
“Occorre promuovere, sviluppare una cultura che rispetti le donne fin dalle scuole elementari, così da poter superare quella cultura patriarcale che ancora resiste in non poche famiglie. Le sanzioni che via via sono state sempre di più inasprite nel corso degli ultimi anni sono purtroppo servite a ben poco: le statistiche sono terribili, parlano chiaro e ci dicono che una donna muore per mano del proprio ‘amato’, chiamiamolo in questo modo, ogni tre giorni”.

Con un emendamento lei proponeva di istituire un fondo da 15 milioni di euro per il sostegno al percorso di transizione per il cambio di sesso. L’emendamento è stato, poi, ritirato. Cosa l’ha portata a questo dietrofront?
“Alla base della mia decisione è stato fondamentale l’aver preso in considerazione il periodo in cui questa misura era stata proposta. Eravamo, infatti, in piena pandemia e la spesa sanitaria era salita in modo irrimediabile, ragion per cui io con il mio emendamento, ma anche diversi altri colleghi, abbiamo dovuto fare un passo indietro, in considerazione di una vera e propria emergenza nazionale quale il Covid-19”.

È favorevole alle quote rosa?
“Assolutamente sì, perché viviamo in un Paese dove le leggi sono state sempre scritte dagli uomini e solo grazie alla parità di genere, ed alla presenza delle donne nelle Aule parlamentari, è stato possibile cambiare l’approccio, il punto di vista di numerosi provvedimenti. Al momento, le quote rosa sono necessarie, ma rimane sempre il merito come elemento distintivo per avere pieno accesso ai poteri. Oggi, a differenza del passato, la legislazione tutela noi donne, e questo è indubbiamente un bene, un elemento positivo”.

Biagio Tinghino

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