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Non solo criminalità: la spirale di violenza che travolge le città siciliane. Il sociologo: “Vi spiego perché”

Non solo criminalità: la spirale di violenza che travolge le città siciliane. Il sociologo: “Vi spiego perché”
polizia catania arma da fuoco

Ai microfoni del Quotidiano di Sicilia è intervenuto il prof. Francesco Pira, docente associato di Sociologia dell’Università di Messina

Sono state settimane segnate da una scia di violenze in Sicilia, soprattutto registrate nelle grandi città dell’Isola come Palermo e Catania. Omicidi, sparatorie e aggressioni si verificano sia nei centri cittadini che nelle periferie, luoghi da sempre fardello di amministrazioni e istituzioni.

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A tal proposito, ai microfoni del Quotidiano di Sicilia è intervenuto il prof. Francesco Pira, docente associato di Sociologia dell’Università di Messina, che si è soffermato sulle possibili cause scatenanti.

Non solo criminalità: la spirale di violenza che travolge le città siciliane. Il sociologo: “Vi spiego perché”

I dati sulla Sicilia

Le violenze e atti di micro e macro criminalità sono stati da sempre riportati in Sicilia nei dati Istat e sarà interessare conoscere i dati del 2025 (visto che saranno resi noti fra qualche mese). Sotto la lente di ingrandimento ci sono le grandi metropoli siciliane come Palermo, Catania e Siracusa che rientrano tra le 15 città più popolose d’Italia.

Secondo i dati di Lab24 – Sole 24 Ore, Catania nel 2024 è al 24° posto nel nostro Paese per criminalità, 9° per omicidi preterintenzionali. Ventunesima posizione per Palermo, che si piazza undicesima in Italia per furti e terza per associazione per produzione o traffico di stupefacenti. Un gradino sotto Catania, invece, c’è Siracusa, che è la sesta città italiana per minacce.

Pira: “Fragilità possono degenerare in violenze”

Sui tanti episodi di violenza nelle ultime settimane in Sicilia, il prof. Francesco Pira si è intanto soffermato sulle possibili motivazioni e le radici di questi atti: “Dobbiamo dire che la nostra società sta vivendo una fase molto particolare,- dice il docente di sociologia di UniMe – in cui emergono due fattori dalle ricerche che ho condotto in prima persona, soprattutto nel mondo degli adolescenti legate a due situazioni post-Covid. Una è quella di una nuova fragilità che porta poi anche ad isolarsi. Ma fragilità e isolamento, poi, possono anche degenerare in forme di violenza che possono essere in qualche modo devastanti”.

“A questo si aggiunge – prosegue il professore – che il meccanismo sociale che si è innescato, veramente molto perverso, è quella di una spinta complessiva all’emulazione del peggio. È come se affermarsi di fronte al gruppo dei pari per rivendicare le proprie ragioni, l’uso della violenza è l’unica strada percorribile per riuscire a esistere o ad avere ragione. Tutto questo certamente ci allontana da quello che anche è lo spirito della nostra Costituzione o in generale l’idea di una società che è capace di convivere se noi riusciamo a darci delle regole. Questa recrudescenza che non è più solo legata a fatti criminali generati da persone che vivono in quel mondo e operano in quel modo. Ma sta diventando qualcosa che non è più legato solo alle persone che hanno avuto già in passato problemi con la giustizia, che quindi sono pregiudicate. Sta diventando, diciamo una sorta morsa in cui ci troviamo tutti dentro e rischiamo di essere vittime costantemente”.

La prevenzione contro la violenza

Tematica centrale è la prevenzione, su questo Pira ribadisce che: “Non possiamo più permetterci di pensare che solo ed esclusivamente gli apparati repressivi possano in qualche modo riuscire a fronteggiare queste emergenze. Nel momento in cui il virus si espande bisogna purtroppo trovare un vaccino. Serve lavorare a tessuti sociali che oggi sono profondamente cambiati. Oggi le nostre città in Sicilia sono completamente diverse da come erano ieri. Sono città che hanno avuto delle trasformazioni come densità di popolazione, come abitanti. Sono completamente diverse rispetto a trent’anni fa”.

“Bisogna prendere atto che questo è accaduto e capire quali sono i nuovi tessuti sociali e lavorare in attività di carattere sociale. Quindi, tutti i servizi sociali sanno perfettamente che indipendentemente da quello che devono assicurare in termini di assistenza, bisogna lavorare molto sulla prevenzione”.

“Servono gli strumenti legislativi giusti”

Per capire su come agire per prevenire tali violenze è importante lo studio per passare alle azioni: “È importante che il fenomeno venga studiato in tutte le sue caratteristiche. – dice ancora Francesco Pira -Una volta che esso si riesce a comprendere fino in fondo a quel punto si possono affrontare progetti che sono finalizzati. Non è facile provare a dare una ricetta. I nostri territori sono diversi, ci sono tante Sicilie nella Sicilia con tanti bisogni e necessità e che possono diciamo coincidere o divergere. C’è necessità di certamente di creare un sistema apicale che fornisca strumenti legislativi che poi mette nelle condizioni le istituzioni locali di operare sul territorio e di dare poi quelle risposte adeguate.”

“Oggi il tessuto sociale che conta persone che vengono da tutte le parti del mondo. – prosegue il docente – Gente che ha necessità diverse e religioni diverse, esigenze lavorative diverse. C’è una frangia di persone inoccupate su cui bisogna intervenire per trovare una soluzione che sia adeguata a non spingerle verso la criminalità. C’è il problema della dispersione e della mortalità scolastica. Se i ragazzi non vanno a scuola significa consegnarli, al sud in particolare, alla criminalità organizzata. Non c’è dubbio che noi dobbiamo pensare ad un lavoro progettuale, ma che sia anche di tipo legislativo che permetta poi con interventi che consentano di intervenire su queste fasce che sono decisamente a rischio”

Il problema delle clip musicali con uso di armi e ostentazione di ricchezza

Infine, Pira affronta anche il grande problema culturale che affligge la fascia più giovane, quella più fragile ai tanti atti di violenza che si registrano oggi in Sicilia: “Che si debba parlare di una rivoluzione culturale che non li spinga ad affermarsi solo ed esclusivamente perché si entra in circuiti perversi dove contano i soldi, la prevaricazione e il riuscire a farti bello davanti il tuo gruppo di pari”.

“Questo è il leitmotiv di tanti video clip musicali, – chiosa il docente – dove c’è un’ostentazione di ricchezza, c’è un uso costante delle armi, ci sono episodi di violenza infiniti. Questa pratica dell’andare a diffondere video del genere, che poi spingono a una quasi certa emulazione, non aiuta una società che è molto fragile”.