Visco, "Basta usare Ue e immigrati come capri espiatori" - QdS

Visco, “Basta usare Ue e immigrati come capri espiatori”

redazione

Visco, “Basta usare Ue e immigrati come capri espiatori”

sabato 21 Settembre 2019

Per il Governatore della Banca d'Italia "la questione del lavoro è cruciale" e i migranti possono dare "un contributo alla capacità produttiva" se si affrontano i nodi dell'integrazione e della formazione. L'esempio di Germania e Giappone

“La rinascita della nostra economia deve fondarsi su un’analisi approfondita dei suoi mali, mettendo in primo piano le sfide poste dal cambiamento tecnologico e da quello demografico”

“Per rimuovere gli ostacoli che frenano l’attività produttiva e l’imprenditorialità degli italiani occorre un piano di misure organico, che intervenga sia sul lato dell’offerta sia su quello della domanda”.

Lo ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, nel suo intervento alla facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, in occasione della ‘Lezione Giorgio Fuà 2019’ nel Centenario della nascita. Secondo il numero uno di Palazzo Koch, “un piano efficace richiede di abbandonare definitivamente la facile e illusoria ricerca di capri espiatori – l’Europa, la finanza, i mercati, gli immigrati – per fondarlo invece su un’analisi approfondita dei mali della nostra economia, che metta in primo piano le sfide poste dal cambiamento tecnologico e da quello demografico”.

“L’innovazione e l’imprenditorialità – ha detto ancora Visco – vanno favorite riformando ‘il contesto’ in cui operano i cittadini e le imprese (burocrazia, giustizia, fiscalità, istruzione, concorrenza). Servono infrastrutture migliori, materiali e immateriali, che accrescano la redditività degli investimenti privati e la qualità della vita. Non entro nel merito delle singole misure ma, da cittadino, ritengo che dobbiamo tutti alzare lo sguardo oltre l’orizzonte della congiuntura”.

Per Visco, il fenomeno dell’immigrazione “può dare un contributo alla capacità produttiva” dell’Italia.

Come evidenziato dal governatore, “gli studi non rilevano effetti negativi dell’immigrazione sui lavoratori del paese ospitante né in termini di tassi di occupazione né di livelli retributivi, può anzi avere un impatto positivo sui tassi di partecipazione e sul numero di ore lavorate dalle donne italiane”.

“Vanno però affrontate con decisione – ha sottolineato Visco – le difficoltà nell’integrazione e nella formazione di chi proviene da altri paesi così come quelle che si incontrano nell’attirare lavoratori a più elevata qualificazione. Queste ultime dipendono principalmente dalla debolezza della domanda di lavoro soprattutto tra le professioni che svolgono mansioni più innovative e complesse: la quota di laureati tra coloro che sono nati all’estero, quasi il 13%, è meno della metà di quella registrata nella media dei paesi Ue”.

“Paesi con una dinamica demografica simile alla nostra – ha spiegato Visco – , quali Germania e Giappone (quest’ultimo tradizionalmente chiuso ai flussi migratori internazionali), hanno recentemente attuato riforme delle politiche migratorie volte a facilitare gli ingressi per motivi di lavoro e formazione, con meccanismi che tengono conto delle competenze richieste dal sistema produttivo”, osserva il governatore.

Quanto alle politiche mirate a innalzare la partecipazione al mercato del lavoro “pur essenziali, non bastano se non vengono accompagnate da misure atte a sostenere la domanda di lavoro da parte delle imprese”.

“Se non si affronta il problema di come creare adeguate opportunità di impiego – ha concluso Visco – la maggiore partecipazione finirebbe per tradursi soltanto in una disoccupazione più elevata. La questione del lavoro deve quindi rimanere centrale: come ho sottolineato in passato, non è importante solo sul piano strettamente economico, ma è cruciale per l’integrazione sociale, per la convivenza civile, per la stessa identità personale”.

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