VQR, qualità della ricerca: università siciliane tra eccellenze e sufficienze

VQR, qualità della ricerca: 
università siciliane tra eccellenze e “sufficienze”

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VQR, qualità della ricerca: 
università siciliane tra eccellenze e “sufficienze”

Marianna Strano  |
lunedì 25 Aprile 2022

I risultati delle quattro principali università siciliane (Palermo, Catania, Messina e “Kore” di Enna) nella terza Valutazione della Qualità della Ricerca degli atenei italiani per gli anni 2015-2019

Sono stati resi noti i risultati della terza Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) degli atenei italiani per gli anni 2015-2019, condotta e presentata negli scorsi giorni da ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca.

Si tratta di un rapporto molto importante, che valuta i risultati della ricerca scientifica e delle attività di Terza Missione in Italia con riferimento a Università statali e non statali, Enti di Ricerca pubblici vigilati dal MIUR e altri soggetti pubblici e privati impegnati nella ricerca. I dati non sono “banale” statistica né servono a lodare alcune università a discapito di altre: la Valutazione di ANVUR, infatti, viene utilizzata dal MIUR (Ministero dell’istruzione) per distribuire l’80% della parte premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) e per individuare atenei ed enti d’eccellenza ai quali destinare fondi per sostenere un progetto di ricerca e sviluppo quinquennale.

Su QdS.it si presenta una breve sintesi del rapporto, con riferimento ai risultati ottenuti dalle principali università siciliane: Università degli Studi di Palermo, Catania e Messina e Università degli Studi di Enna “Kore” (unica non statale tra le citate).

I criteri di valutazione

Nella Valutazione sono coinvolte 134 istituzioni presenti sul territorio nazionale (98 atenei, 14 enti vigilati dal MIUR e, infine, altre 22 istituzioni che partecipano volontariamente). A ogni istituzione viene assegnato:

  1. Punteggio complessivo;
  2. Punteggio medio (Valore inferiore o uguale a 1);
  3. Indicatore qualitativo relativo ai prodotti di ciascuna istituzione in relazione alla media nazionale (se maggiore di 1 indica una qualità superiore alla media, se inferiore o uguale a 1 una qualità inferiore o nella media).
  4. Gli IRAS sono 5: l’IRAS1 (qualità e quantità della ricerca di profilo a – ricercatori stabili); l’IRAS2 (qualità e quantità della ricerca di profilo b – neoassunti e promossi); l’IRAS1e2 (qualità e quantità della ricerca dei prodotti di tutto il personale afferente all’Istituzione); l’IRES3 (qualità e quantità del profilo dei prodotti dei dottori di ricerca che sono diventati ricercatori) e l’IRES4 (qualità e quantità del profilo della Terza Missione). Accanto a ciascun indicatore quanti-qualitativo IRAS, ovviamente, ci sono i rispettivi indicatori qualitativi (R1, R2, R1e2, R3 e R4).

Risultati VQR 2015-2019: il quadro nazionale

Complessivamente, dai risultati della VQR è emerso un sistema di ricerca italiano “sempre più attento alla qualità nella promozione e nel reclutamento di giovani ricercatori e una crescente attenzione nei confronti della Terza Missione, ovvero verso le attività che si rivolgono ai territori e vedono le Istituzioni come centro per lo sviluppo sociale, economico e culturale del Paese”, come dichiarato dal professor Antonio Uricchio, presidente dell’ANVUR nel comunicato stampa che ha preceduto la presentazione dei dati.

Si contano 182.000 pubblicazioni e 65mila ricercatori accreditati nel periodo 2015-2019, un numero in crescita. Importanti, secondo ANVUR, i risultati relativi alla Terza Missione: in generale, infatti, si sottolinea “un sempre maggiore coinvolgimento degli atenei e degli enti di ricerca con il mondo esterno”. Una tendenza che si spera di veder crescere in un’Italia che, purtroppo, non è ancora (o, almeno, non sempre) “a misura di ricercatore”.

Per quanto riguarda le varie classifiche, per qualità e quantità di ricerca complessivamente al primo posto si trovano la Sapienza di Roma come università statale e la Bocconi di Milano tra gli atenei privati. Ottimi risultati anche per il Policlinico di Torino, l’Università degli Studi di Padova e la Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste: l’ateneo piemontese, infatti, risulta al primo posto per ricadute della ricerca, mentre gli altri due risultano prime in Italia per valorizzazione dei giovani.

In Sicilia si può complessivamente parlare di “dati nella media”, anche se non mancano le soddisfazioni: in particolare, l’Università Kore di Enna è entrata nella “Top 7” dei migliori atenei privati. Di seguito, si propongono i dettagli sulle università siciliane.

L’Università di Catania: i risultati

Per l’ateneo catanese, il risultato migliore nella VQR riguarda la presenza di ricercatori stabili: l’Università degli Studi di Catania si posiziona all’11esimo posto nella graduatoria delle Università statali con un indicatore R1 pari a 0,90935 (contro l’1,08310 della prima classificata, l’Università di Milano). Un risultato discreto e molto vicino a quello ottenuto a Palermo (12esima nella stessa graduatoria).

Buono anche il risultato relativo all’indicatore R1e2 (prodotti di tutti i ricercatori), dove l’Università degli Studi di Catania occupa la 13esima posizione, guadagnando la promozione assieme agli atenei di Palermo (12esima posizione) e Messina (15esima posizione).

Sul fronte dei ricercatori neoassunti e promossi, le cose vanno peggio: UNICT, infatti, scende alla 26esima posizione (su 61). Non sono particolarmente buoni neanche i risultati relativi agli indicatori R3 (formazione alla ricerca), R4 (Terza Missione) e IRAS2 (quantità e qualità della ricerca – profilo b: neoassunti e promossi); al contrario, sono positivi i dati su quantità e qualità dei ricercatori stabili (IRAS1): l’Università di Catania, infatti, guadagna un più che dignitoso nono posto.

Complessivamente l’ateneo del capoluogo etneo esce dalla valutazione VQR quasi “senza infamia e senza lode”, con risultati discreti (come il 14esimo posto tra le università statali nazionali considerate per qualità e quantità della ricerca di tutto il personale afferente all’Istituzione) ma anche con tanto lavoro da fare per promuovere le nuove assunzioni e progetti di ricerca.

UNIPA: la ricerca universitaria nel capoluogo siciliano

L’Università di Palermo non mostra dati particolarmente diversi rispetto all’ateneo catanese. UNIPA precede UNICT in relazione ai seguenti indicatori:

• R2 (ricercatori neoassunti e promossi): Palermo precede Catania di diverse posizioni, ottenendo il 13esimo posto contro il 26esimo dell’ateneo etneo;

• R1eR2 (prodotti di tutti i ricercatori): UNIPA – con la sua 12esima posizione in graduatoria – precede UNICT, ma di una sola posizione;

Per quanto riguarda l’indicatore R1 (ricercatori stabili) è l’Università degli Studi di Catania a “vincere” tra le siciliane in graduatoria, ma risulta avanti rispetto a Palermo di una sola posizione. Una “bocciatura” per Palermo (e si potrebbe dire per tutte le università siciliane) arriva in merito alla formazione alla ricerca (indicatore R3): l’ateneo del capoluogo regionale, infatti, si classifica nell’ultima parte della classifica e dopo gli atenei di Catania e Messina (anche questi abbastanza in basso). L’indicatore R4 (Terza Missione) vede l’ateneo palermitano ancora nella prima parte della classifica (ben più in alto rispetto alle università di Catania e Messina) ma abbastanza lontano dalle prime posizioni.

Per qualità e quantità della ricerca di tutto il personale afferente all’Istituzione secondo l’indicatore IRAS1e2, l’Università degli Studi di Palermo raggiunge però un eccellente risultato: il decimo posto nell’elenco delle università statali analizzate e valutate da ANVUR.

Università degli Studi di Messina: la posizione dell’ateneo

Su 61 atenei statali considerati, l’Università di Messina si classifica rispettivamente alla 17esima, alla 22esima e alla 20esima posizione per quanto riguarda le graduatorie degli atenei statali in base agli indicatori IRAS1, IRAS2 e IRAS1e2. Per quanto riguarda quantità e qualità della Terza Missione (indicatore IRAS4), invece, UNIME raggiunge “solo” il 32esimo posto.

Migliore il risultato nella classifica secondo l’indicatore IRAS3 (qualità e quantità del profilo dei prodotti dei dottori di ricerca che sono diventati ricercatori): un 30esimo posto che evidenzia un trend in crescita nonostante il tanto lavoro da fare.

Kore di Enna: il top tra le università private del Sud

La sintesi si conclude con l’ateneo siciliano che ha ottenuto complessivamente i risultati migliori. Come già accennato, infatti, l’università privata ennese si è classificata tra i primi atenei non statali in Italia. La precedono la Bocconi, il San Raffaele e la Cattolica di Milano, l’Università di Bolzano e il Campus Biomedico di Roma, mentre la seguono la Roma Marconi e la Luiss di Roma.

La valutazione della Kore è stata effettuata su ben 14 aree scientifiche, con risultati piuttosto soddisfacenti. In più, la Kore di Enna è passata dal sesto al quinto posto in Italia per qualità della ricerca scientifica riferita al reclutamento dei docenti.

Un risultato che rappresenta un vanto per l’ateneo ma anche per la Sicilia, che – nonostante alcune carenze e tanti risultati che appaiono appena “sufficienti” rispetto alla media nazionale – sembra più pronta a investire maggiormente sui giovani e sulla ricerca, una risorsa incredibile per il futuro economico e sociale dell’isola e di tutta l’Italia.

Marianna Strano

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