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Willie Peyote in Sicilia con il suo “Grazie ma no grazie tour” e parla al QdS: “Suonare qui è speciale, terra meravigliosa”

Willie Peyote in Sicilia con il suo “Grazie ma no grazie tour” e parla al QdS: “Suonare qui è speciale, terra meravigliosa”
Willie Peyote

Willie Peyote torna in Sicilia con il “GRAZIE MA NO GRAZIE TOUR – ESTATE 2025”: appuntamento il 5 agosto a Zafferana Etnea

Willie Peyote torna in Sicilia con il “GRAZIE MA NO GRAZIE TOUR – ESTATE 2025”. Il 5 agosto sarà live all’Anfiteatro Falcone e Borsellino di Zafferana Etnea per l’unica data siciliana organizzata da Puntoeacapo per la rassegna “Etna in scena”. Il tour celebra un anniversario importante: i dieci anni dalla pubblicazione del disco “EDUCAZIONE SABAUDA”, album fondamentale per la vita personale e artistica di Willie Peyote. La festa proseguirà durante tutto il tour durante il quale Willie e la sua band racconteranno questi dieci anni di musica e quella che Peyote ha ribattezzato LA TRILOGIA SABAUDA iniziata appunto con “Educazione Sabauda” (pubblicato nel 2015) proseguita con “Sindrome di Tôret” (uscito nel 2017) e conclusa ora con “Sulla Riva Del Fiume”.

L’intervista del QdS

Poco prima di salire sul palco dell’Anfiteatro, abbiamo intervistato Willie Peyote che si è raccontato, svelando anche qual è la sua vacanza ideale.

Un’estate in tour. Il 5 agosto sarai a Zafferana Etnea. Perchè scegliere di cantare in Sicilia?
Suonare in Sicilia è sempre molto bello, anzi mi dispiace venirci più raramente che in altre zone del Paese.

Cosa ti piace della Sicilia?
Beh, sarebbe banale limitarsi al cibo o al calore del pubblico, sono venuto spesso anche nelle vesti di turista oltre alle molte volte in cui abbiamo suonato. Ho avuto la fortuna di girarla un po’ ed è una terra meravigliosa.

Com’è andato il tour fino a qui?
Molto bene. La parte live è quella che preferisco del mio lavoro e mi diverto sempre molto in tour. Gran parte del merito è dei ragazzi della band che mi accompagnano e che suonano divinamente.

Tante date. Tante città. Hai scoperto qual è il tuo momento preferito dei concerti di questo tour?
Come ti dicevo del tour mi piace tanto, anche le parti più faticose tipo i viaggi in furgone e le attese. Ovviamente la parte migliore è quando sul palco non canto e posso ascoltare i ragazzi che suonano.

E quale canzone non vedi l’ora di cantare con il pubblico?
Una delle canzoni nuove che suoniamo per la prima volta in questo tour è “Polvere” che devo ammettere mi piace particolarmente.

E’ l’estate delle polemiche sui sold out. Quanto conta nella carriera di un artista avere “tutti sold out”?
La risposta del pubblico, anche numericamente, è ovviamente sempre importante per certificare la buona salute di un progetto. Credo però che sia diventata un’ossessione quella dei numeri, che purtroppo ha tolto attenzione ad aspetti più puramente artistici dei concerti. Si parla più di quanta gente ci fosse ad un concerto che di quanto bello sia stato.

Il tour è incentrato “Sulla riva del fiume”, nuovo album pubblicato lo scorso febbraio. Volendo provare a fare un bilancio: l’accoglienza è stata al di sopra o al di sotto delle aspettative che avevi mentre lo realizzavi?
Non ho mai particolari aspettative, credo sia giusto porsi nel modo più libero possibile quando si pubblica un disco. Ovviamente devo dire che, complice sicuramente Sanremo, il disco ha avuto un bel riscontro e ne sono felice.

In “Narciso” canti anche di come non si accetti lo sbaglio o l’idea del fallimento in questa società. Che valore dai agli sbagli e ai fallimenti?
Un grande valore nella misura in cui possono diventare insegnamenti e soprattutto il motore per cercare di migliorarsi.

In “Sulla riva del fiume” canti della fatica che hai fatto. Potresti dire di essere arrivato rispetto a cosa desideravi quando hai faticato o cosa manca ancora?
Rispetto a quello che sognavo di fare da ragazzo posso dire di aver abbondantemente realizzato il sogno che avevo. Sono stato fortunato, a me interessava vivere di musica e penso sia andata oltre le aspettative. Ovviamente è altrettanto vero che l’ambizione ti porta a voler sempre fare meglio, senza viverlo come un assillo ma come un modo per migliorare.

Di cosa ci sarebbe bisogno per passare da un Paese che si meraviglia ad un Paese delle meraviglie?
Questa è una domanda troppo difficile, considerando anche che un Paese non vive di vita propria ma è collocato nel tempo e in relazioni agli altri Paesi. Credo sia un momento difficile non solo per l’Italia ma in generale. È difficile vivere con grande leggerezza visto il momento storico e cosa ci accade intorno. Potremmo però ricominciare dal senso di collettività, quello potrebbe essere un buon inizio.

A che punto sei del “togliere la polvere da sopra i sentimenti”?
Diciamo che c’è ancora da lavorare.

In un podcast Fabri Fibra ha dichiarato che non apprezza l’associazione dei rapper con i cantautori. Concordi?
Non del tutto, ma le parole del Maestro non si discutono, ho troppo rispetto e riconoscenza verso Fibra per quello che ha significato per me. Senza di lui non farei questo lavoro. Magari un giorno ne parlerò direttamente con lui. Credo comunque che ognuno abbia il proprio percorso e metta insieme le proprie ispirazioni a modo suo. Io senza Fibra non scriverei, ma nemmeno senza Paolo Conte.

Cosa non sopporti del mondo della musica di oggi?
L’ossessione per i numeri, che in realtà non vale nemmeno più solo per il mondo della musica. Si parla poco, quasi nulla, di musica.

Hai sempre dimostrato propensione alle collaborazioni. Quale sarebbe il featuring della vita?
Riprendo la domanda di poco fa e ti dico Fibra e Paolo Conte. Anche insieme se se l’accollassero!

Qual è la tua vacanza ideale?
Vedere qualcosa che non ho mai visto e che mi possa mostrare proprio un modo diverso di vivere la quotidianità, la cultura. Mi piace calarmi nelle abitudini dei luoghi in cui vado. Più sono diverse da quelle a cui sono abituato meglio è. Alla fine anche per l’ispirazione funziona alla grande.

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