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Ora la Xylella spaventa anche gli agrumicoltori siciliani

redazione

Ora la Xylella spaventa anche gli agrumicoltori siciliani

Biagio Tinghino  |
giovedì 26 Gennaio 2023

La Huanglongbing (Hbl), dopo aver distrutto le piante in diversi Paesi extra-Ue, punta l’Europa. La ricercatrice del Crea, Di Silvestro: "In Brasile rappresenta una vera e propria piaga"

ACIREALE (CT) – “L’arrivo di questo nuovo ceppo del batterio potrebbe essere dovuto all’introduzione incauta di materiale vegetale di propagazione o a una contaminazione collegata al trasporto delle merci”. A dirlo Silvia Di Silvestro, primo ricercatore del Crea Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura e responsabile della sede di Acireale. Si tratta di un’altra gravissima minaccia per l’agrumicoltura siciliana. In inglese la chiamano Citrus greening, ma il suo nome originale è Huanglongbing che abbreviato diventa Hlb.

Potrebbe attaccare centinaia di migliaia di ettari di arance e limoni, distruggendo più di quanto non abbia già fatto il virus Tristeza. La Hlb è forse la più grave emergenza fitosanitaria che minaccia l’agrumicoltura mondiale. Ha già distrutto milioni di piante in paesi extraeuropei: dagli Stati Uniti (Florida, California) alla Cina e al Brasile e adesso ha puntato l’Europa. L’insetto-vettore che trasmette la malattia, infatti, è già presente in Spagna, Portogallo e Israele, cioè nella principale area di produzione di agrumi, arance e limoni, il bacino del Mediterraneo.

Dopo gli olivicoltori pugliesi, l’emergenza Xylella preoccupa gli agrumicoltori siciliani. Tra loro comincia a circolare il timore che il batterio possa attaccare gli impianti dell’isola. E che il patrimonio agrumicolo salvato dal virus Tristeza possa adesso subire i contraccolpi negativi di un’altra emergenza fitopatologica. A sentire gli esperti fitopatologi, il ceppo di Xylella trovato sugli agrumi portoghesi è diverso da quello dell’olivo e per esso, finora in Europa, non è stato trovato il suo vettore (che è diverso da quello dell’analogo batterio che attacca le piante di olivo). Difficile individuare con certezza la modalità di trasmissione.

La Xylella, che in Brasile rappresenta una vera e propria piaga per gli agrumeti ma dove per fortuna è rimasta confinata per molto tempo – ha continuato la ricercatrice -, si presenta con clorosi variegata sulle foglie simile a quella provocata da una carenza nutrizionale, gommosi sulla pagina inferiore delle foglie e frutti piccoli che si colorano precocemente. Cosa che ovviamente deprezza la produzione. In Europa, dove l’insetto vettore ancora non c’è, la propagazione può avvenire per innesto se si usa materiale vegetale infetto. Ecco perché non dobbiamo mai abbassare la guardia sia in tema di sorveglianza e quarantena per evitare ingressi incauti di materiale vegetale. Così come la stessa attenzione deve essere rivolta alla vigilanza e alla certificazione del materiale di propagazione”.

I ricercatori non nascondo la loro preoccupazione data dal cambiamento climatico in atto che potrebbe portare a delle condizioni anche nel nostro Paese di alta suscettibilità. Nel frattempo la ricerca del Crea si muove su più piani e si rivolge soprattutto a quelle che vengono ritenute le emergenze più immediate e contro cui le possibilità di difesa sono decisamente limitate. Così si ricercano varietà resistenti, ma anche di sostanze utili alla difesa ma ecocompatibili (come i biostimolanti) e si punta alla diffusione di sistemi agroecologici basati sullo sviluppo dei nemici naturali degli agenti patogeni.

Profonda preoccupazione anche da parte del presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia, Gerardo Diana, per il pericolo della Xylella che, se sottovalutata, rischia di desertificare interi territori, mettendo in ginocchio l’economia siciliana, così come già tristemente accaduto in Puglia con la Xylella degli ulivi.

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