Zelensky ha paura del suo Popolo - QdS

Zelensky ha paura del suo Popolo

Zelensky ha paura del suo Popolo

venerdì 27 Ottobre 2023

Rifiutata richiesta di elezioni

Il giovane e pimpante attore comico e primo ministro d’Ucraina, Volodymyr Zelensky, si è gasato in occasione di questa tremenda guerra che ha colpito il suo Paese, in quanto ha avuto contatti con quasi tutti i numeri uno del mondo. Molti di questi sono andati a trovarlo a Kiev e lui ha ricambiato le visite andando in giro con un aereo speciale a spese del suo martoriato Popolo.

Tutto questo andirivieni per ottenere promesse di ogni genere, manifestazioni di solidarietà ed anche risorse finanziarie, materiali di sussistenza, cibo e soprattutto armi, per affrontare l’orco-Putin.
Quest’ultimo ha la gravissima responsabilità di avere invaso un Paese indipendente, del quale ha ritenuto di annettersi quattro regioni (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson).
Fatta salva quindi l’intera responsabilità del Presidente della Federazione Russa, resta la valutazione del comportamento di Zelensky.

Fin dal 24 febbraio 2022, giorno dell’inizio della “operazione speciale”, il giovane e inesperto Zelensky avrebbe dovuto capire immediatamente come sarebbero andate le cose e cioè che la guerra – perché tale è – non sarebbe durata poco e soprattutto valutare le gravissime conseguenze che essa avrebbe avuto sulle città, sul Popolo ucraino, sulla vita quotidiana di quest’ultimo e via enumerando.
Invece di fare questa valutazione obiettiva e responsabile, Zelensky ha cominciato con i proclami e soprattutto con quello più stupido di tutti: “Vinceremo la guerra”.

Nessuno ha mai capito dopo oltre un anno e mezzo come Zelensky possa mai vincere la guerra. La verità è invece che si sta ritrovando, sempre per colpa di Putin, mezza nazione distrutta e oltre venti milioni di cittadini/e che di fatto vivono nei tunnel, nelle stazioni metropolitane e in altri luoghi più o meno protetti, sotto il suono delle sirene.
Per quanto precede, il Popolo chiede nuove elezioni, in quanto contrario all’azione di Zelensky. Ma quest’ultimo le teme e le rifiuta. Perché?

Non appena iniziata la gravissima guerra, Zelensky, anziché tentare di misurarne le conseguenze, ha invocato la Nato chiedendo di entrarne a far parte e l’Unione europea chiedendo di diventare il ventottesimo Stato membro. Sia l’Onu che l’Unione europea hanno cominciato a usare le solite frasi diplomatiche apparentemente confermative, con il codazzo di giornalisti di tutte le nazionalità, di televisioni, radio e social, che davano quasi per imminente le due adesioni.

La verità è l’opposto e cioè che l’Ucraina non può entrare nella Nato perché in questo caso scoppierebbe la Terza Guerra mondiale. Infatti Biden, il debole presidente degli Stati Uniti, ha subito detto che questo passaggio non poteva esserci. Poi, l’altra richiesta non evadibile, cioè l’ingresso nell’Unione europea, non può trovare riscontro perché, secondo i Trattati, chi chiede l’ingresso deve possedere parametri economici, finanziari, legislativi e strutturali che l’Ucraina non possiede.

Non si capisce come il giovane Zelensky non abbia preso atto di queste due impossibilità, continuando a chiedere cose che non gli possono essere date. Non ha invece intrapreso la cosa più ragionevole del momento e cioè tentare un accordo con i russi cedendo magari qualche pezzetto di territorio, ma salvando migliaia di vite ed infrastrutture e facendo tornare ad una vita “normale” quei venti milioni di cittadini/e che non campano più.

In questo quadro, l’Unione europea non ha voluto calcolare le ripercussioni delle sanzioni alla Russia, che, come è noto ai macroeconomisti, hanno innescato il fenomeno conosciuto dell’inflazione, che si è trainato quello della speculazione, come abbiamo scritto numerose volte.
Per cui, gli Stati membri stanno scontando questa insana decisione sulla propria pelle, e l’Italia ancor più degli altri, perché sommersa dall’enorme debito pubblico che vola verso i tremila miliardi, come dire cinquantamila euro per cittadino/a.
Quanto precede è frutto di alti pensatori che, però, non capiscono una mazza.

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