Coronavirus, il Cimo, “Negli ospedali manca il personale”. Razza, “Ai malati assistenza garantita” - QdS

Coronavirus, il Cimo, “Negli ospedali manca il personale”. Razza, “Ai malati assistenza garantita”

redazione

Coronavirus, il Cimo, “Negli ospedali manca il personale”. Razza, “Ai malati assistenza garantita”

giovedì 29 Ottobre 2020

L'assessore regionale alla Salute risponde alle critiche mosse dal sindacato che lamenta la carenza di almeno tremila unità tra medici e infermieri. Terapia intensiva, sulla carta più posti letto della Lombardia: 10,7 per 100mila abitanti, contro 9,8 ma per il nostro sistema sanitario si prospetta la prova più difficile

di Serena Grasso e Patrizia Penna

In questi anni la sanità siciliana ha compiuto sforzi enormi per colmare quel gap che ci separava dalle regioni riconosciute da sempre come “virtuose”. Le eccellenze ci sono, e sono tante. Ma sotto il profilo delle performance qualitative resta ancora tanto da fare. Adesso però si prospetta il test più difficile e Musumeci ha detto “Anche in Sicilia dobbiamo prepararci al peggio”.

Assessore Razza, la domanda sorge spontanea: il nostro sistema sanitario è attrezzato per reggere un’eventuale impennata di contagi? Siamo pronti a questo “peggio”?
“Guai a non esserlo. Dalla fine della prima fase di questa emergenza, che non sta risparmiando alcun angolo del pianeta, abbiamo proseguito le azioni di programmazione. Già nei mesi estivi, ad esempio, abbiamo cominciato ad incrementare il numero del personale delle Usca e siamo stati tra i primi a dotarci di tamponi rapidi per le azioni di conctat tracing. Parallelamente si è lavorato per prevedere sempre un’adeguata copertura dei posti letto ospedalieri dedicati al Coronavirus, ma anche di Covid hotel e residenze sanitarie per cure a bassa intensità. Mi piace ricordare che proprio questo tipo di strutture hanno visto la loro realizzazione per la prima volta proprio qui in Sicilia. In buona sostanza vogliamo riaffermare concretamente ciò che è avvenuto nei mesi difficilissimi del lockdown: garantire sempre un posto ad ogni malato di Covid”.

I dati aggiornati al 13 ottobre ci dicono che la Sicilia ha 10,7 posti letto per 100 mila abitanti, numeri addirittura migliori rispetto a quelli della Lombardia (9,8) e che i posti di terapia intensiva sono attualmente 538. State lavorando per aumentare la disponibilità? A quanti posti letto intendete arrivare?
“È un dato che cresce quotidianamente. Stiamo procedendo ad un incremento costante del fabbisogno tenendo conto dell’andamento epidemiologico e facendo ovviamente delle proiezioni sulla diffusione del virus. E non solo per le terapie intensive. Continua, quindi, la predisposizione dei posti letto dedicati al Coronavirus senza far venire meno l’assistenza ai malati di tutte le altre patologie. La Sicilia, a differenza di altre regioni italiane, sta infatti mantenendo operativa la propria offerta sanitaria: perché è vero che ci si ammala di Covid, ma non si deve negare un letto a chi bisogno di essere assistito per tutto il resto”.

Riccardo-Spampinato

Riccardo Spampinato, segretario regionale Cimo: “Mancano all’appello tremila unità tra medici e infermieri”

La sanità siciliana è davvero pronta ed attrezzata per affrontare una situazione emergenziale legata ad un’eventuale impennata di contagi, più pesante di quella attuale?
“Alla domanda risponde la situazione ben visibile sotto gli occhi di tutti: si ha già difficoltà a reperire i posti letto, i pronto soccorso sono intasati, per non parlar poi della difficoltà ad individuare gli ospedali Covid”.

Quali sono i punti di carenza?
“La carenza più pesante è quella relativa al personale: allo stato attuale mancano complessivamente all’appello circa tremila unità, i deficit più gravi si registrano in riferimento al personale medico e a quello infermieristico. Non si può pensare che comprando le apparecchiature si risolvono tutti i problemi, se poi non c’è chi può utilizzarle. Bisognerebbe elaborare un piano straordinario assunzioni, analizzando le piante organiche e quindi reclutando il numero adeguato di unità di personale che risponda alle necessità”.

A che punto sono i concorsi?
“Ad oggi i concorsi sono stati bloccati dal discorso ‘mobilità interregionale’. Ma attualmente è impensabile che il personale sanitario, che per lungo tempo ha lavorato in un contesto avanzato come quello settentrionale, oggi decida di ritornare in Sicilia. Inoltre, è altrettanto impensabile che le strutture settentrionali concedano il nulla osta, privandosi dei professionisti in una situazione emergenziale come questa attuale. A ciò dobbiamo aggiungere la sospensione delle attività ordinarie. È chiaro che 36 mila morti facciano tanta impressione, ma è altrettanto chiaro che bisogna dare risposte ad una popolazione dieci volte superiore rispetto a quella colpita dal Covid. Basti pensare all’interruzione dell’attività di prevenzione oncologica. Per questa ragione è altrettanto importante garantire l’attività degli ospedali Covid free”.

Rapporto Crea, Sicilia terz’ultima per indice di performance

PALERMO – In materia di sanità, la Sicilia conquista il podio: peccato però che si tratti del podio degli ultimi. Infatti, secondo quanto rilevato da Crea sanità (Consorzio per la ricerca economica applicata in sanità) all’interno dell’ottava edizione del rapporto “Le performance regionali – Le opportunità di tutela della salute a livello regionale”, l’Isola si colloca esattamente al terzultimo posto, con un indice complessivo di performance pari al 46%.

In particolare, l’indice di valutazione delle performance viene calcolato sulla base delle opinioni espresse da cinque categorie di stakeholder: utenti, istituzioni, professioni sanitarie, management aziendale ed industria medicale. Molteplici sono gli indicatori cui i soggetti sono stati chiamati ad esprimersi, tra cui equità sociale, esiti, appropriatezza, innovazione ed aspetto economico-finanziario. A fare peggio della nostra regione troviamo altre due realtà meridionali: nel dettaglio, si tratta di Campania (con poco meno del 46%) e Calabria (con un misero 33%).

Ancora una volta si conferma il noto divario Settentrione-Meridione in termini di livelli della tutela della salute. Infatti, nei ranking di performance elaborati, i risultati migliori sono ottenuti dalle regioni settentrionali. Nel dettaglio, per il secondo anno di fila la Provincia autonoma di Trento conferma il proprio primato, con un indice pari al 71%; a seguire troviamo la Provincia autonoma di Bolzano con il 67% (l’anno scorso si trovava al terzo posto) e l’Emilia Romagna (61%).

Dieci regioni hanno livelli di performance relativamente elevati, compresi tra il 53% e il 58%: all’interno del gruppo troviamo Toscana, Veneto, Marche, Umbria, Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Sardegna e Piemonte, con modeste variazioni fra loro. In particolare, la Sardegna è la prima regione meridionale a figurare in classifica al dodicesimo posto. Del resto, tutte le altre regioni meridionali seguono collocandosi in fondo alla classifica, con in più la presenza del Lazio.
Dunque, complessivamente rimane pressoché costante la composizione del gruppo delle regioni che, anno dopo anno, si situano nell’area di ”eccellenza”, come anche quella del gruppo numericamente rilevante di regioni tutte meridionali che purtroppo rimangono nell’area intermedia e critica.

Nell’Isola i giudizi più severi sono stati espressi dalla categoria degli utenti: infatti, in questo caso la nostra regione scivola al penultimo posto, con un indice di soddisfazione pari circa al 35%. Va decisamente meglio nel momento in cui consideriamo il giudizio espresso dalla categoria delle professioni sanitarie: infatti, in questo caso ci collochiamo al sedicesimo posto, con un indice di performance pari circa al 60%. Migliore risultato rispetto alla classifica generale si rileva anche in riferimento ai giudizi espressi dalla categoria dell’industria medicale e dalla categoria delle istituzioni (in entrambi i casi, la nostra regione si colloca al diciassettesimo posto a livello nazionale). Mentre assume la medesima posizione della classifica generale in riferimento alla categoria management aziendale (terzultimo posto).

Il virologo Giorgio Palù: “Il 95% dei positivi è asintomatico”

“Il 95% dei positivi è asintomatico. Il numero che conta veramente è quello dei ricoverati in terapia intensiva”. Lo ripete fino alla nausea Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università di Padova e direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Ateneo veneto.
Ed in effetti, i numeri del contagio in Italia che emergono dai bollettini giornalieri scatenano puntualmente polemiche sulle “interpretazioni” che si finiscono col dare ai dati.
Eppure, interpretarli correttamente ci risparmierebbe l’inutile allarmismo a cui invece assistiamo ogni santo giorno.
In Sicilia registrati 708 casi nuovi casi. Di questi, 60 sono stati ricoverati con sintomi e 8 sono finiti in terapia intensiva.
Per quanto riguarda la Lombardia, invece, +7.558 casi rispetto a martedì. Di questi, 357 sono stati ricoverati e 21 sono finiti in terapia intensiva.

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