Galati Mamertino e l’incubo Zona rossa - QdS

Galati Mamertino e l’incubo Zona rossa

Lina Bruno

Galati Mamertino e l’incubo Zona rossa

giovedì 22 Ottobre 2020

Visti i focolai all’interno del territorio comunale sono stati necessari provvedimenti straordinari. Il sindaco Baglio analizza anche le ripercussioni economiche: “Cerchiamo di limitare i danni”

GALATI MAMERTINO (ME) – Uno dei Comuni dei Nebrodi che stava trovando nel turismo e nell’eccellenza dei suoi prodotti gastronomici la chiave della crescita economica è diventato nei giorni scorsi Zona rossa e lo sarà fino a domenica.

La comunità locale è stata travolta dal Coronavirus e dai suoi numeri: 160 positivi e circa cinquecento persone in isolamento su una comunità di 2.600 abitanti, il 95% dei quali sottoposti a tampone nel corso di uno screening voluto nelle scorse settimane dall’Amministrazione comunale. “Abbiamo fatto una convenzione con dei laboratori privati – ha spiegato il sindaco Nino Baglio – per monitorare la popolazione e dopo l’aumento dei casi si è unita anche l’Asp”.

Il primo cittadino ha sottolineato carenze nel sistema sanitario a cui si sta cercando di fare fronte nel migliore dei modi, ricorrendo anche al volontariato. Ma se da una parte la condizione emergenziale di Zona rossa ha portato a restrizioni e vincoli, dall’altra la situazione straordinaria non ha incentivato l’istituzione di un presidio sanitario dedicato.

“Ci sono anziani – ha sottolineato Baglio – che cominciano a essere sintomatici. Ci stanno aiutando alcune associazioni e operatori della Croce rossa, proprio per ridurre al minimo i disagi che l’emergenza sta portando. Il problema è che il medico curante non va a casa ma fa soltanto consulenze telefoniche. C’è l’Usca per Galati, che viene ogni giorno, ma mancano i presidi. Ci hanno mandato un’ambulanza senza medico, importante nei trasporti ma non ha quella valenza senza un sanitario che in emergenza possa intervenire. È stata raddoppiata la Guardia medica, che adesso funziona notte e giorno, ma nella norma il medico di guardia non può andare dal positivo perché devono essere muniti di particolari dispositivi”.

“Su 160 positivi – ha aggiunto il primo cittadino – anche se comincia a esserci qualche alleggerimento, potrebbero arrivare tre o quattro chiamate in contemporanea di anziani che stanno male e non sappiamo cosa fare. L’ideale sarebbe avere un presidio qui, nelle Zone rosse. Dovrebbe essere previsto e l’ho chiesto a gran forza”.

Il territorio dei Nebrodi, secondo Baglio, rimane così scoperto e i mesi di allentamento dei contagi non sono stati utilizzati per colmare le criticità che già ad aprile erano state denunciate. Anzi, l’ospedale di Barcellona, attrezzato come centro Covid, adesso non lo è più. Nel nosocomio di Sant’Agata Militello, invece, che serve il popoloso comprensorio, non sono ancora partiti i lavori di adeguamento per aggiungere sei posti letto alla Terapia intensiva dell’ospedale. Inoltre, i sindaci dei Nebrodi occidentali – da Mistretta a Santo Stefano di Camastra e Castel di Lucio – attendono ancora risposta per la riattivazione dei posti all’ospedale di Mistretta, già intasato da uno dei focolai.

Manca quindi, secondo le istituzioni locali, un’assistenza di prossimità. Per questo, in caso di urgenza, c’è la corsa verso il Policlinico di Messina, che da Galati Mamertino, per esempio, dista un’ora e mezza. Il disagio l’ha sperimentato sulla propria pelle l’uomo di 73 anni, cardiopatico e positivo al Covid, morto alcuni giorni fa dopo avere accusato un malore nell’ambulanza che da Galati lo portava nella Città dello Stretto.

Accanto alle criticità sul fronte sanitario, c’è poi la situazione economica che preoccupa il sindaco. Galati Mamertino vive di agricoltura, pastorizia ma anche di commercio, incrementato dalle presenze turistiche degli ultimi anni. Solo in una settimana di Zona rossa, c’è stata una perdita complessiva per le aziende di circa 70 mila euro. “Stiamo soffrendo molto questa situazione – ha confermato – tanto che bar e ristoranti hanno scelto di chiudere malgrado l’ordinanza ne prevedesse l’apertura, anche se contingentata. Un po’ una contraddizione, visto che non può venire nessuno da fuori e buona parte delle persone del luogo sono costrette a casa. Per i gestori è antieconomico tenere aperto soltanto per qualche sporadico cliente. Nella piazza principale ci sono tre bar, ma sono chiusi. Molti altri vivono di agricoltura, ma non possono uscire. Stiamo cercando di limitare i danni dando autorizzazioni e pass”.

Sugli interventi del Comune e gli aiuti previsti ci sarà un ulteriore approfondimento nell’inchiesta che il QdS proporrà domani sui Comuni siciliani dichiarati Zona rossa.

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