Il dl sulla spending review parla chiaro: scioglimento entro il 2013 oppure alienazione con procedure a evidenza pubblica dell’intera partecipazione. Il decreto 95/2012 però fa salve le società che svolgono servizi di interesse generale. In questo modo gli amministratori hanno una scappatoia per lasciare tutto così com’è
PALERMO – La Corte dei Conti ha calcolato che vi sono 34 partecipate dirette della Regione, 112 delle Province regionali e, nei soli 9 capoluoghi di provincia, ben 52 società a diretta o indiretta partecipazione comunale. La maggioranza di esse – lo dimostrano i numero in rosso nella gran parte dei casi – create per soddisfare le logiche di spartizione dei partiti.
La Spending review ha provato a mettere un freno a tutto ciò, ma all’interno della legge ci sono una serie di scappatoie che rischiano di lasciare tutto così com’è.
Le strade da percorrere per evitare il crack sono soltanto due: esternalizzare totalmente i servizi o trasformare le partecipate in Dipartimenti utilizzando personale interno ed eliminando i costi per Cda e Revisori dei conti.
Riusciranno a capirlo gli amministratori siciliani? (
continua)