Al via il Redditest, istruzioni per l’uso. Ecco il software di autodiagnosi fiscale - QdS

Al via il Redditest, istruzioni per l’uso. Ecco il software di autodiagnosi fiscale

Andrea Carlino

Al via il Redditest, istruzioni per l’uso. Ecco il software di autodiagnosi fiscale

venerdì 07 Dicembre 2012

L’Agenzia delle Entrate lancia il dispositivo che consente ai contribuenti di valutare la coerenza tra entrate e spese. Devono essere indicati la composizione, il reddito e le spese sostenute in sette categorie

CATANIA – L’Agenzia delle Entrate ha presentato il Redditest, il software che consente ai contribuenti di valutare la coerenza tra il reddito familiare e le spese sostenute nell’anno.
Il test analizza le principali caratteristiche che incidono sul tenore di vita e verifica la coerenza della propria dichiarazione prima di un eventuale accertamento dell’Agenzia delle entrate.
Alla fine della compilazione del test il software dà una informazione qualitativa, si accende una luce: verde è coerente, rosso non coerente. I dati inseriti restano noti soltanto al contribuente e non ne rimane traccia sul web.
Sul canale YouTube dell’Agenzia sono disponibili un filmato che illustra passo dopo passo il funzionamento del ReddiTest e un cartoon che risponde ai dubbi dei contribuenti sul nuovo software.
Nel ReddiTest devono essere indicati la composizione, il reddito e il comune di residenza della famiglia, e, successivamente, le spese sostenute nell’anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari. E’ possibile in qualsiasi momento modificare o integrare le informazioni riportate. Il risultato e i dati inseriti possono essere salvati e stampati.
Il software è scaricabile da chiunque e  per portarlo sul proprio pc servono pochi clic e tenere in considerazione alcuni dettagli tecnici: i sistemi operativi compatibili sono Windows 8, Windows 7, Windows Vista e Windows XP, Linux e Mac OS X 10.5 (e superiori). Inoltre è importante: per eseguire il software è necessario aver installato Java.
Non si tratta di un meccanismo di vigilanza obbligatoria, ma di un software assolutamente anonimo e utilizzo volontario. Ogni utente, dopo aver scaricato il software, può riempire una serie di campi in cui si chiedono le spese principali effettuate in un anno dal nucleo famigliare di riferimento.
Chi è già preoccupato per la privacy può stare tranquillo: nessuno dei dati sarà uploadato in alcun modo sul web, quindi non ci saranno database utilizzabili dalle autorità o suscettibili agli assalti dei pirati informatici.
Le informazioni inserite dall’utente verranno quindi integrate automaticamente con statistiche Istat che stimano l’ammontare medio delle piccole spese quotidiane.
Una volta calcolate le uscite, verrà il turno delle entrate e sarà quindi necessario specificare gli stipendi incassati dalla famiglia (sempre in formato anonimo, ovviamente).
Per dimostrare che si tratta solo di uno strumento di utilità e non di indagine, l’Agenzia delle Entrate assicura che i dati inseriti nel Redditest non saranno in alcun modo registrati sul web.
Come sostiene Attilio Befera, direttore dell’Agenzia, si tratta di uno strumento che servirà esclusivamente ad "aumentare la compliance e agire con la prevenzione contro l’evasione e l’elusione fiscale".
La domanda fondamentale è: se il redditest dà luce verde, posso essere sicuro che non subirò accertamenti basati sul redditometro? E se mi dà luce rossa sarò certamente accertato?
L’Agenzia delle entrate risponde con due sì, ma qualche dubbio è lecito.
 Perché i due strumenti non coincidono. Il risultato è infatti frutto di procedure diverse di elaborazione di dati non sempre coincidenti. Mentre il redditometro si basa su dati relativi alle spese effettuate presenti nell’anagrafe tributaria e sulla stima delle spese più comuni sulla base degli indici Istat, il redditest è, invece, una specie di studio di settore, che opera sulla base delle relazioni statistiche esistenti tra le spese effettuate e il reddito dichiarato: è in pratica un modello matematico che, sulla base di alcuni elementi noti (reddito e spesa), stima gli altri elementi non noti (disponibilità di un reddito sufficiente a effettuare le altre spese).
Ciò che già in molti hanno evidenziato è che la luce verde, tendenzialmente, si accende più facilmente in presenza di redditi superiori a 30 mila euro, qualora non siano registrate spese importanti riguardanti collaboratori domestici, spese di viaggio, spese per vacanze, per il tempo libero e la cura della persona.
Nella circostanza in cui, invece, a parità di reddito,  ci siano spese rilevanti dovute ad un mutuo, vacanze costose e altre spese “particolari” non meglio definite, scatta la luce rossa e il software dichiara che non c’è congruenza fra spese e guadagni. Da questa rapida analisi dunque emerge abbastanza chiaramente come i redditi medio bassi siano a quelli più a rischio incongruenza, semplicemente per il fatto che a differenza di redditi più facoltosi obbligati ad una maggior frequenza di spese necessarie se non obbligatorie.
Il nuovo strumento di auto-diagnosi messo a punto dall’Agenzia delle Entrate presenta, dunque, alcune criticità, prima fra tutte la grande quantità di dati richiesta, che potrebbe “scoraggiare” il contribuente a ricorrere a tale strumento, considerato altresì che si tratta di una mera facoltà.
Può essere difficile, inoltre, il reperimento di tutta la documentazione giustificativa delle spese da indicare.
La voce di spesa da indicare non è, poi, sempre “lineare”; ad esempio, tra le spese di riscaldamento devono essere indicate quelle per riscaldamento a gas, mentre non sono incluse quelle per riscaldamento a pellets o a legna.
Lo strumento rischia, infine, di essere utilizzato da chi evade per poter verificare fino a che punto può spingersi senza incorrere in accertamenti sintetici da parte del Fisco.
E’ apprezzabile, comunque, l’intento dell’Amministrazione finanziaria di agevolare la regolarizzazione spontanea del proprio reddito familiare dichiarato da parte del contribuente, che in tal modo eviterebbe la “scocciatura” di subire un accertamento.

Il redditest non sarà ad ogni modo l’unica arma in mano al Fisco. Ecco l’elenco di tutti gli strumenti utili e “arruolabili”:

•    Redditometro: è uno strumento che permette di confrontare i redditi dichiarati dai contribuenti con il loro tenore di vita, misurato attraverso le spese sostenute. Messo a punto dopo anni di sperimentazioni, è un servizio che incrocia i dati di 7 macro categorie (casa, mezzi di trasporto, assicurazioni, istruzione, attività ricreative, investimenti, altre spese). Sotto controllo il possesso di barche, auto, cavalli, o l’acquisto di viaggi o visite ai centri spa.

•    Banca dati “Serpico”: è il cervellone dell’Agenzia delle Entrate. Le banche, gli operatori finanziari e le assicurazioni comunicheranno a Serpico i propri dati, con evidenza di saldi e movimenti, del dare e dell’avere. Il cervellone potrà integrare tali dati con ulteriori informazioni, senza richiedere l’accesso all’autorità giudiziaria.
•    Equitalia: entra a regime l’accertamento esecutivo. I controlli fiscali si concentreranno sul biennio 2007-2008, al fine di incassare le imposte non dichiarate. L’atto di contestazione diventa esecutivo dopo 30 giorni e nei successivi 30 viene affidato ad Equitalia.
•    Tutoraggio: per i grandi contribuenti scatta finalmente il tutoraggio. Coloro che hanno un giro d’affari superiore a 100 milioni di euro, infatti, saranno seguiti attivamente da un tutor dell’Agenzia delle Entrate, al fine di monitorare al meglio la contribuzione fiscale.
•    Tracciabilità: dal 6 dicembre dello scorso anno non può essere utilizzato denaro contante per pagamenti superiori o pari a 1.000 euro. Stessa limitazione per gli assegni bancari o circolari, privi della clausola di non trasferibilità e senza indicazione del bilancio.
•    Scontrini e ricevute:. i funzionari si affiancheranno alle casse degli esercizi commerciali e monitoreranno le statistiche, incrociandole con le basi di riferimento.
•    Ispettori: l’Agenzia delle Entrate punta ad assumere 1.440 funzionari in più per portare avanti con maggiore efficacia la lotta all’evasione fiscale. I due milioni di controlli effettuati nel 2011 dovrebbero pertanto incrementare nei prossimi anni.
•    Spesometro: scatta a regime lo spesometro, che monitora le uscite dei cittadini per ogni acquisto superiore ai 3.600 euro. Superata tale soglia sarà infatti obbligatorio fornire al venditore il proprio codice fiscale, al fine di consentire la trasmissione in via telematica all’Agenzia delle Entrate.

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