Il Popolo del No - QdS

Il Popolo del No

Carlo Alberto Tregua

Il Popolo del No

venerdì 19 Aprile 2013

Flop del referendum sull’Ilva. responsabile dei disoccupati

Il referendum di domenica 14 aprile ha dato un responso chiarissimo: solo il 19,51 per cento degli aventi diritto al voto si è disturbato per andare a votare. Di questa percentuale, la stragrande maggioranza, ovviamente, ha votato “Sì”.
Si tratta del Popolo del non fare: No Ilva, No Tav, No Ponte, No rigassificatori, No infrastrutture. Insomma, una minoranza di cittadini che vorrebbe l’Italia ferma all’età della pietra, senza innovazione, senza modernizzazione, senza riforme e via enumerando.
Purtroppo, questa minoranza è diventata maggioranza in occasione del referendum sui servizi pubblici che esercitano l’attività di adduzione, trasferimento e somministrazione dell’acqua. Partiti inutili, accartocciati su sè stessi e timorosi per gli scheletri nei loro armadi, a suo tempo non hanno fatto un’opportuna campagna per spiegare bene ai cittadini come la questione non vertesse sulla gratuità dell’acqua in quanto tale (cosa del tutto ovvia), ma sul servizio prima descritto.

La frittata sull’acqua è stata fatta, con la conseguenza che nessuno porrà mai l’attenzione sul rinnovo delle infrastrutture (tubazioni, smistamento, motori e quant’altro), con l’ulteriore e pesantissima conseguenza di ingenti perdite del prezioso liquido (circa la metà) durante il percorso dalla fonte ai rubinetti.
Non abbiamo sentito nessun partitocrate esporre queste gravissime conseguenze. Quando scriviamo queste cose (ormai da decenni) non facciamo antipolitica, ma conduciamo una rigorosa linea editoriale contro apparati, privilegi e tutti coloro che rubano nella Cosa pubblica.
Personaggi che distribuiscono o ricevono mazzette o che muovono i fascicoli solo quando gli viene richiesto il favore: una gravissima responsabilità della classe dirigenziale pubblica dentro la quale, però, vi sono moltissimi professionisti, onesti e capaci, che dovrebbero essere incaricati di gestire i servizi al posto di cialtroni e disonesti che seguono interessi di parte.
Quando si parla di Pubblica amministrazione, bisogna sempre distinguere e separare il grano dal loglio. In questi decenni la Pa è stata amministrata dal loglio. La grave crisi imporrà di affidare i posti di responsabilità al grano.

 
Torniamo al Popolo del No. Dicendo “No” all’Ilva sono stati messi in pericolo 20 mila posti di lavoro, perché oltre al Polo di Taranto la questione riguarda anche gli stabilimenti di Genova, Novi Ligure (Alessandria), Racconigi (Cuneo), Marghera (Venezia) e Patrica (Frosinone); e hanno messo a rischio uno dei più grandi centri siderurgici d’Europa.
Il Governo Monti ha fatto un apposito decreto per coniugare l’indispensabile e improrogabile esigenza di bonificare tutta l’area con un’apposita Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Ma, nonostante ciò, il Gip Patrizia Tudisco ha continuato nella sua linea insensibile alle ragioni economiche e occupazionali. Poi, la Corte Costituzionale le ha dato torto, dichiarando legittimo il provvedimento del Governo e sbloccando in tal modo la grave situazione.
Se avessero vinto i Signor No sarebbe saltato un fatturato di miliardi di euro, sarebbe stata tagliata un’entrata tributaria e, soprattutto, si sarebbero messe 20 mila famiglie sul lastrico.

Altri dissennati comportamenti del Popolo del No: avere indotto il Governo Monti a sospendere la costruzione del Ponte sullo Stretto è stata una iattura, ferma restando la responsabilità dello stesso Governo; avere ostruito la costruzione della Tav facendo rischiare all’Italia di essere saltata dalle linee ferroviarie ad alta velocità.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, di fronte ai mugolii del popolo No Muos si associa alla linea anti-innovazione. Solo perché dei cittadini, legittimamente, protestano, Crocetta non poteva e non doveva revocare le concessioni fino a quando non si fosse reso conto, in base a documenti scientifici incontrovertibili, che l’installazione può creare danno all’ambiente.
Avere comportamenti istituzionali seguendo le voci di questo o quel cittadino, anche se raggruppati, è un modo irresponsabile di procedere, perché va sempre tutelato l’interesse generale rispetto a quello di parte.
Se in Italia vi sono tanti disoccupati vi è una responsabilità assoluta di coloro che hanno gestito le istituzioni, ma il Popolo del No ha anch’esso una grande parte di tale responsabilità.

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