Il bullo, la vittima e l’osservatore. Uno su due non interviene per paura - QdS

Il bullo, la vittima e l’osservatore. Uno su due non interviene per paura

Margherita Montalto

Il bullo, la vittima e l’osservatore. Uno su due non interviene per paura

giovedì 09 Maggio 2013

Indagine Eurispes e Telefono Azzurro: tra i fattori di rischio vi sono soprattutto i problemi in famiglia. In Sicilia costante l’impegno delle istituzioni contro la cultura dell’abuso e della prevaricazione

CATANIA – Il termine “bullismo” fa riferimento a comportamenti che sono attivati, demoralizzando e denigrando gli altri, attraverso sistematiche azioni di prevaricazione, sopruso, da parte di un bambino o un adolescente o/e di un gruppo nei confronti di un loro coetaneo considerato più debole ed incapace di reagire.
 
Esistono due tipi di bullismo: bullismo diretto che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale e bullismo indiretto che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia. è decisamente una forma di violenza che ha dei risvolti fenomenologici sociali molto gravi e che in genere si manifesta a scuola. Il bullismo non è un gioco perché nel gioco ci si diverte assieme, non si colpisce il compagno: è un fenomeno oscuro che non può essere sottovalutato in quanto espressione di un malessere sia per coloro che lo attuano che per chi lo riceve. Orienta a comportamenti criminali e sviluppa insicurezza e labilità caratteriale.
 
La vittima è esposta ad azioni offensive, prepotenti, reiterate nel tempo e messe in atto deliberatamente da parte del “persecutore” che non mostra alcuna forma di compassione per la sofferenza fisica e psichica che infligge al perseguitato, anzi trova piacere nell’esercitare il suo dominio, per incutere paure. Le vittime subiscono un isolamento e, nel 48% dei casi, dichiarano di avere cattivo rapporti con i compagni, nel 27% i rapporti diventano addirittura pessimi.
Perché si attiva questo meccanismo? L’asimmetria nella relazione secondo gli esperti, “avviene con uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce per vari motivi: età, forza, genere e per potere di popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei, per di più è chiara espressione di sofferenza all’interno della famiglia o problemi di tipo relazionale all’interno della scuola”. In genere questi comportamenti coinvolgono non solo il “bullo” e “la vittima”, ma anche “l’osservatore” – un adolescente su due rimane a guardare – che non interviene per paura, come quella che impedisce alla vittima di denunciare gli episodi di bullismo per timore di ritorsioni. Inoltre, di più moderna espressione, un altro tipo di bullismo attraverso Internet o telefoni cellulari e videotelefoni, è il cyberbullismo o bullismo elettronico.
 
Eurispes e Telefono Azzurro hanno svolto un’indagine dalla quale si evince che il 92,5% dei bambini, di età compresa fra i 7 e i 14 anni circa, possiede un computer in casa propria collocato nella loro stanza e spesso usato senza il controllo e la supervisione di un adulto. Recentemente sono state svolte delle indagini in Italia sul “bullismo”. I dati sono sconfortanti se si pensa che è emerso che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33% è una vittima ricorrente di abusi. Le prepotenze di natura verbale e psicologica prevalgano rispetto a quelle di tipo fisico: il 42% dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro; il 30% ha subito delle offese e il 23,4% ha segnalato di aver subito calunnie; nelle violenze di tipo psicologico, il 3,4% denuncia l’isolamento di cui è stato oggetto, mentre l’11% dichiara di essere stato minacciato. Allarmanti anche i dati relativi al bullismo in Sicilia: un giovane su quattro è stato coinvolto in uno scontro fisico che nel 35,4% dei casi è avvenuto a scuola, mentre un altro 15,5% degli studenti ha subito danneggiamenti e furti di oggetti ancora all’interno dell’istituto scolastico. Tra i principali fattori di rischio, infatti, i problemi familiari in generale, che portano a percentuali maggiori di “vittime” e “bulli” nei casi di alcolismo in famiglia (rispettivamente 40,5% e 40%); anche i problemi economici e la disoccupazione sono speso presenti nelle famiglie di vittime e bulli (23,36% e 22,7%). Le famiglie dei bulli, nel 51% dei casi, si presentano con pessime relazioni genitori-figli e nel 44,2% dei casi con la risoluzione violenta dei conflitti. Il basso rendimento scolastico caratterizza quasi la metà dei bulli (il 44%)
Cosa fare? Come venire incontro alla “debole forza” del bullismo? Come devono comportarsi i genitori e la scuola? Sono moltissime le campagne contro il bullismo e anche siti istituzionali, nazionali o internazionali, di associazioni a supporto di ragazzi e di famiglie. Per di più è stato promosso dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Pon Sicurezza, Obiettivo Convergenza 2007-2013, un’ attività del progetto “Abbandono scolastico e bullismo: quali rischi tra i giovani?” (Discobull). è indubbio che i danni esistenziali, morali e materiali procurati dal bullismo sono gravi quindi è importante ascoltare sia il ragazzo vittima del bullismo che il “bullo”. Comprendere gli stati d’animo, fare crescere e rafforzare l’autostima, indurre il ragazzo al senso di responsabilità, educarlo alla legalità, al riconoscimento e alla fiducia nelle istituzioni e dell’autorità scolastica, aiutarlo ad esprimere la sofferenza, la paura per uscire dallo stato di confusione e vergogna generata dalla sudditanza per chi subisce e in ugual misura per chi la induce.
Aiutarlo a credere nei valori delle regole familiari, sociali e nel valore del rispetto degli altri. Non lasciare il ragazzo “solo” evitando di affrontare il problema e sottovalutandolo. Questo è quello che consigliano gli esperti.

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