Finalmente si vogliono regolare i partiti - QdS

Finalmente si vogliono regolare i partiti

Carlo Alberto Tregua

Finalmente si vogliono regolare i partiti

mercoledì 05 Giugno 2013

Urge la legge anti corruzione ad hoc

Fino a qualche tempo fa, il Parlamento manteneva in vigore una norma con la quale venivano distribuiti ai partiti cinquecentomilioni l’anno. Soldi sottratti alle nostre tasche mediante tributi che grondano sangue,  perché trasferiti nelle tasche di chi ne ha fatto un uso personale.
Vi è una decina di inchieste di diverse Procure sui Consigli regionali che hanno fatto scempio di queste risorse. Inchieste su chi ha comprato case ad amici e parenti con i soldi dei partiti, inchieste su chi li ha utilizzati per fare la bella vita, per comprarsi immobili personali e per costituire proprie società.
Il tutto, apparentemente, in modo legittimo, perché non esiste una legge che imponga ai medesimi partiti l’obbligo di redigere bilanci in un formato tassativo, né di ottenerne la certificazione da parte di società di revisioni iscritte alla Consob.
Tutti i partiti che sono stati nel Parlamento delle diverse legislature hanno sempre rinviato il problema per evitare di dover rendere conto ai cittadini. Ora, finalmente, il Partito democratico si è deciso a presentare un disegno di legge a firma Finocchiaro-Zanda.

La finalità della legge dovrebbe raggiungere tre risultati. Primo: istituire uno statuto che abbia caratteristiche di democraticità ed impedisca il controllo attraverso tessere o meccanismi padronali. Secondo: istituire un bilancio pre-formato in cui tutte le entrate e le uscite siano scritte chiaramente, che venga certificato come sopra elencato. Terzo: obbligo della trasparenza, mediante il sito web ove vengono immessi, giorno per giorno, tutti i dati relativi ai funzionari, agli amministratori, agli iscritti, quelli relativi ai movimenti finanziari di qualunque entità e genere, i lasciti testamentari, le donazioni, le liberalità e qualunque altra entrata o uscita.
Va da sé che la norma deve osservare tassativamente il risultato del referendum popolare del 1993, quando i cittadini nella misura del ben 90,3% vietarono qualunque forma di finanziamento dei partiti. Nonostante ciò l’impudenza di quel ceto politico, con la legge n. 515 /1993, approvò un’altra forma di finanziamento che ha portato alla vergogna di cinquecentomilioni l’anno, come prima scrivevamo.
 

Nella norma che verrà esaminata dal Parlamento potrà essere inserito un articolo che preveda la detassazione dei contributi volontari di cittadini e imprese ai partiti. Essa esisteva già, ma i partitocrati si accorsero che non aveva nessun appeal perché nessun cittadino donò contributi in denaro, seppur detassati, perciò la cassarono.
è pacifico che i partiti siano necessari come cinghia di trasmissione tra la volontà popolare e le istituzioni. La loro degenerazione ha portato, però, a un’esecrazione generale da parte dei cittadini.
Il comportamento incivile e immorale dei partitocrati, che hanno abusato delle rispettive posizioni per arricchirsi, è stata una delle cause della rivolta e dell’ira dei cittadini, poi confluita nell’inutile movimento del Comico genovese.
Rispetto al ddl Finocchiaro-Zanda si è levata la voce preoccupata dello stesso, il quale ha capito che attraverso la regolamentazione di qualunque movimento politico non avrebbe più potuto fare e disfare, cioè quello che sta facendo ora.

Il Comico genovese, con i suoi sei milioni e passa di reddito dichiarato l’anno, non è un riccone ma non se la passa male. Non vuole nessun controllo sul movimento di denaro che gira attorno alla Casaleggio e associati; non vuole alcun controllo sugli incassi del suo movimento.
La demagogia lo porta a fare una vuota minaccia in caso di approvazione di questo ddl e cioè che non parteciperà più alle elezioni. Già questo sarebbe un ottimo risultato, non perché i cittadini non abbiano diritto di protestare vivacemente, ma perché non è consentito eticamente che vi sia gente che sfrutti il grave malessere di milioni di italiani per il proprio tornaconto di qualunque natura.
Il Movimento 5 Stelle, o qualunque altro vorrà competere alle elezioni, dovrà sottostare alle norme che il Parlamento avrà la forza di approvare.
Stona, in questo quadro, il dissenso del Popolo della Libertà, forse perché teme di doversi strutturare in modo democratico. Contiamo su una sua resipiscenza.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017