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Palermo – Dopo mesi di calma apparente riesplode la grana della Gesip

Gaspare Ingargiola

Palermo – Dopo mesi di calma apparente riesplode la grana della Gesip

giovedì 20 Giugno 2013

In bilico il futuro di 1.780 lavoratori, ma non ci sono più le risorse per tenere in piedi la baracca. Il 30 giugno la scadenza della prima parte della Cassa integrazione straordinaria

PALERMO – Sono tornati a lavorare da poco più di un mese, dopo un autunno e un inverno di proteste e trattative, fra disagi organizzativi e ritardi delle visite mediche: ma per i 1.780 dipendenti ex Gesip i problemi potrebbero presto ricominciare. Dall’incombere di alcune scadenze decisive alla disciplina di utilizzo, dalla nuova istanza di fallimento presentata dal liquidatore Carlo Catalano alla parcella dell’avvocato fiscalista, nubi minacciose tornano ad addensarsi sul loro destino occupazionale.
Il 30 giugno, distante ormai solo dieci giorni, scadrà la prima parte della cassa integrazione straordinaria in deroga accordata sulla base del protocollo d’intesa che l’11 aprile hanno siglato a Roma il ministero del Lavoro, la Regione siciliana, l’Inps e il Comune di Palermo. L’intesa era valida “fino a un massimo di 4 o 6 mesi, in funzione delle risorse disponibili e comunque non oltre il 31 dicembre 2013”. Il 17 maggio il Governo Letta ha stanziato un fondo per gli ammortizzatori sociali ma la quota parte spettante alla Sicilia non è stata ancora stabilita. E per i sindacati Ugl, Asia, Cisal, Usb e Alba la cifra decretata, che si aggirerebbe intorno al miliardo di euro, non sarebbe sufficiente né tantomeno corrispondente alla realtà dei fatti. “I fondi degli ammortizzatori sociali in deroga – scrivono in una nota – a differenza di quanto annunciato ammontano solamente a 550 mln per tutta l’Italia. A questi bisogna sottrarre circa 200 mln di fondi Pac, destinati anche alla Sicilia, e poi la quota parte deve essere riservata per la chiusura delle misure di sostegno al reddito attivate nel 2012”.
“Conseguentemente – hanno aggiunto – si potrebbe pensare di considerare queste risorse soltanto un acconto e quindi modificare l’accordo quadro regionale non fino al 31 dicembre ma proporzionalmente alle risorse che saranno destinate alla Sicilia. Oppure il Comune di Palermo potrebbe impinguare la propria quota parte. A oggi le spettanze dovute ai lavoratori Gesip per il periodo luglio-dicembre 2013 dovrebbero ammontare complessivamente a circa 17 mln di euro”.
La polemica con Palazzo delle Aquile si è accesa anche sulla disciplina di utilizzo: Charlie Biondolillo, Rsa della Filcams Cgil, ha attaccato a testa bassa l’amministrazione perché “un regolamento che si basa sul Ccnl degli Enti locali con dei lavoratori ancora legati a un’azienda e a un contratto di riferimento (Ccnl Servizi di pulizia e multiservizi) lascia troppo spazio alla libera interpretazione dei responsabili comunali. E infatti dopo una settimana sono emerse anomalie non indifferenti in materia di fruizioni permessi legge 104, comunicazione malattie, orario visite medico fiscale, turnazioni, maternità, malattia figli e attività assegnate al personale amministrativo”.
Piazza Pretoria finora si è limitata a integrare il testo redatto per il rientro in servizio del 2 maggio con una nuova delibera di Giunta riguardante le azioni disciplinari e le mansioni del personale delle postazioni decentrate e delle sedi circoscrizionali. Nel frattempo, il liquidatore Catalano ha presentato una nuova istanza di fallimento, malgrado la prima sia già stata respinta in virtù della natura giuridica pubblica dell’azienda di via Maggiore Toselli.
“Ci opporremo al provvedimento. È fin troppo facile chiedere il fallimento per riversare sulla collettività circa 18 milioni di Tfr attraverso il fondo di garanzia dell’Inps”, hanno affermato i segretari generali e le Rsa delle sigle confederali in una nota congiunta, nella quale non è mancato, inoltre, un riferimento pungente alla parcella dell’avvocato fiscalista che ha presentato l’istanza.
Immediata e netta la replica di Catalano, che ha sottolineato come sia “del tutto falso che al legale incaricato siano stati pagati 100 mila euro. La somma pagata è di 54 mila euro, ben lontana dalle tariffe professionali previste per situazioni e procedure analoghe”.

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