La sicurezza? Non è uguale per tutti. In raffineria, lavoratori “di serie B” - QdS

La sicurezza? Non è uguale per tutti. In raffineria, lavoratori “di serie B”

Elena Bedogni

La sicurezza? Non è uguale per tutti. In raffineria, lavoratori “di serie B”

mercoledì 09 Settembre 2009

Petrolchimico. Priolo-Melilli-Augusta le industrie e il lavoro.
Indotto. Le società appaltatrici di lavori sugli impianti spesso non sono sensibili ai problemi degli operai: lo sostengono Getulio e Faranda (Cisl).  Sono pochissime le “mosche bianche”.
I disagi. Scadenti condizioni igieniche con docce e spogliatoi mancanti, mensa inesistente, mancato lavaggio delle tute, nessuno spazio di sosta per le auto. I costi per la sicurezza incidono per il 15%.

SIRACUSA – Salute, igiene, sicurezza sul luogo di lavoro, dignità e qualifica per il lavoratore, trasparenza nella gestione degli appalti. Sono questi i temi principali affrontati dai vertici dei sindacati metalmeccanici Fim-Fiom-Uim, durante una serie di assemblee all’interno delle raffinerie del polo industriale di Priolo-Melilli-Augusta, con i dipendenti e i responsabili delle ditte che insistono nell’indotto. Motivo? Sensibilizzare le principali società appaltatrici di lavori sugli impianti della zona industriale sui problemi dei lavoratori metalmeccanici.
“Stiamo incalzando questi colossi della petrolchimica – afferma Gesualdo Getulio, segretario generale Cisl – per capire il metodo che adottano nella qualificazione delle imprese esterne e come vengono gestiti gli appalti attribuiti poi alle suddette per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria  degli impianti”. Il problema nasce da una sempre più frequente attribuzione dei lavori da parte delle committenti, a chi specula sull’abbattimento dei costi della manodopera e della sicurezza. “Si punta più al risparmio che alla qualità – continua Getulio – eppure in gioco c’è la vita non solo degli operai ma di tutti i cittadini vista la pericolosità di questa bomba ad orologeria che abbiamo alle spalle. L’appaltatore insomma dovrebbe fare la radiografia a queste società partendo da una verifica dei libri matricola, delle autorizzazioni, del famoso Durc (Documento unico di regolarità contributiva)”. L’abbattimento del costo della sicurezza se da una parte risulta una carta vincente per chi si aggiudica l’appalto dall’altra penalizza fortemente il dipendente che si vede costretto ad operare in condizioni igienico-sanitarie da terzo mondo. Mensa inesistente, bagni, docce carenti e/o a cielo aperto, assenza di spogliatoi, mancanza del servizio di ritiro e lavaggio delle tute da lavoro.
“Purtroppo – prosegue il rappresentante sindacale – si è venuta a creare una classificazione di serie A e di serie B che distingue il lavoratore chimico dal metalmeccanico: prendiamo, per esempio il periodo in cui si svolge la fermata straordinaria degli impianti. Mentre ai dipendenti della committente viene garantita la mensa, gli operai esterni sono costretti a mangiare una panino al volo tra il fumo dei vapori che fuoriesce dagli impianti. O ancora, mentre il primo può proteggere la propria autovettura collocandola sotto le tettoie, il secondo è obbligato a  posteggiarla in aree,  riservate alle ditte , non asfaltate e senza protezione dalle intemperie atmosferiche; insomma, in aperta campagna”.
La sicurezza è una normativa il cui costo incide notevolmente sulla spesa globale dell’offerta  presentata dalla società in gara per circa il 12-15%.  Se questa percentuale si abbassa, significa che si è investito né in termini di sicurezza né in termini di contribuzione previdenziale per il lavoratore. “Si sta privilegiando un sistema di illegalità – interviene Marco Faranda, segretario generale Cisl – dando in mano la gestione dei lavori ad aziende pirata che mettono in atto una concorrenza sleale nei confronti di quelle imprese che al contrario investono sulla tutela del dipendente”. Mosche bianche risultano essere ditte come la Sina Service e Progema che sono state da subito sensibili nell’apportare migliorie nei confronti della propria forza lavoro, attivando una zona mensa per il cosiddetto ‘pasto veicolato’, dotando gli operai dei dispositivi di protezione individuale, contrattualizzando a tempo indeterminato e assumendo figure sempre più specializzate. “Chi deve imporre una regola e non un’eccezione – conclude Faranda – è proprio l’appaltatore che dovrebbe privilegiare e premiare chi  investe nella legalità e nella dignità del lavoratore”. Comunque un contentino è arrivato dalla Erg Nord, la quale ha fatto asfaltare l’area 22 antistante all’ingresso autobotti,  inoltre ha fatto posizionare più servizi igienici e punti di ristoro per tutti gli operai.  E le pensiline? Presto le metteranno. Forse.

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