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Palermo – I revisori contro il consuntivo e Orlando va su tutte le furie

Gaspare Ingargiola

Palermo – I revisori contro il consuntivo e Orlando va su tutte le furie

giovedì 03 Luglio 2014

Il primo cittadino e l’assessore al Bilancio, Abbonato: “Colpo di coda della passata amministrazione”. Il documento economico per il 2013 ha ottenuto un “parere non favorevole”

PALERMO – La mannaia dei revisori contabili cala sul bilancio consuntivo 2013 del Comune di Palermo. Con una scelta inusuale Antonino Maraventano, Francesco Vetrano e Fulvio Coticchio hanno espresso “parere non favorevole” al rendiconto di gestione dello scorso anno, bacchettando l’amministrazione in materia di partecipate, gestione del personale, debiti e disallineamenti. Nei conti di Palazzo delle Aquile ci sarebbero perfino 11 mln di euro di Tares che non andavano riscossi.
Il parere dei revisori è inusuale, come detto, se si considera che un rendiconto di gestione si limita a rappresentare il passato e che negli ultimi anni non era mai avvenuto che venisse bocciato il consuntivo, semmai i correttivi più forti in genere colpivano il previsionale. Ed è inusuale nei termini, perché quel “non favorevole”, in luogo del canonico “parere contrario”, ha mandato su tutte le furie il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Luciano Abbonato, che lo hanno definito “un’espressione politichese, che non si addice ad un organismo di controllo contabile. Daremo tutti i chiarimenti che servono al Consiglio”.
A piazza Pretoria il “niet” dei funzionari contabili è stato interpretato come “un colpo di coda della passata amministrazione”. Maraventano, Vetrano e Coticchio, infatti, sono stati nominati durante la gestione Cammarata e il loro mandato è scaduto lo scorso 19 maggio. Attualmente operano in regime di prorogatio, consentito per gli atti ordinari come, appunto, il rendiconto di gestione. Secondo Orlando e Abbonato “non si capisce come mai questo Collegio non abbia mai assunto un parere di tale natura, neanche dinanzi a rendiconti poi pesantemente osservati dalla Corte dei Conti e neanche dinanzi a indagini per falso in bilancio da parte della Procura della Repubblica”.
Il primo cittadino ha annunciato l’intenzione di “valutare, dopo la nomina dei nuovi componenti del Collegio sindacale, ogni azione volta ad accertare eventuali irregolarità e danni procurati all’amministrazione comunale, in riferimento a numerose e continue decisioni di approvazione assunte dall’organo di controllo, oggi in scadenza, nei riguardi della disastrosa gestione finanziaria della precedente amministrazione comunale”.
Tuttavia, al di là dei retroscena politici e delle battaglie istituzionali, il parere dei revisori critica l’operato dell’amministrazione, e in particolare dell’assessore Abbonato, sollevando una marea di criticità. Il caso più grave è quello della Tares. La giunta Orlando ha incassato dalla tassa sui rifiuti 118,9 mln di euro (anzi, 124, ma 5,1 li ha dovuti girare allo Stato), utili a coprire i costi della Rap e, più in generale, del servizio di igiene ambientale. Tuttavia, a detta dei tre revisori, i palermitani avrebbero pagato un extragettito di 11 mln di euro, che non sarebbero stati impegnati in alcuna spesa e non dovevano essere girati alla Rap ma aggiunti all’avanzo di amministrazione vincolato. Quello, cioè, che per legge non si può spendere. Ancora, la giunta avrebbe presentato il bilancio ai revisori il 23 maggio con una documentazione incompleta. Le carte mancanti, però, sono state depositate solo il 26 giugno, a quattro giorni dalla scadenza dei termini (il rendiconto andava approvato per legge entro il 30 giugno ma non è ancora approdato in Consiglio comunale). I debiti di funzionamento ammontano a 298 mln di euro, quelli fuori bilancio certificati dal Consiglio comunale a 4,8 mln contro i 15 del 2012. Ci sono però richieste in sospeso degli uffici per 46 mln, su 19 dei quali l’aula deve ancora esprimersi.
Il piatto delle partecipate, come sempre, piange. Il Comune deve 4,6 mln all’Amap, 4,4 all’Amg, 102 all’Amat, 4,6 alla Sispi (le altre partecipate mancano all’appello) per un totale di 116 mln. Pesanti anche i disallineamenti, cioè la differenza tra quanto dichiarato e le certificazioni documentarie: la Rap afferma di vantare crediti per 7,5 mln di euro che non risulterebbero da nessuna parte, e così l’Amap (7 mln), l’Amat (4,3 mln), l’Amg (4,2 mln), Palermo Ambiente (che dichiara crediti per 340 mila euro e debiti per 41 mila, in entrambi i casi non riscontrati) e la Sispi (343 mila euro).
 

 
Costi per il personale ridotti di 11 mln di euro
 
PALERMO – Nel complesso, lo stato di salute del bilancio di Palazzo delle Aquile è buono. Il Patto di Stabilità interno è stato rispettato, le entrate correnti (809 mln, meno 24,35%) sono superiori alle spese correnti (747 mln, meno 24,03%), c’è un saldo di gestione corrente e conto capitale di più 41 mln e un avanzo di amministrazione di 71 mln. Tutto questo nonostante i trasferimenti regionali e statali siano diminuiti di 30 mln, anche se le tasse sono aumentate di 2 mln rispetto al 2012: 5,4 mln di Ici, 54 di addizionale Irpef, 6,7 di imposta sulla pubblicità, 124 di Tares (118,9 rimasti a Palermo), 20 della Tarsu 2012, 6,6 di Tosap per un totale di 338 mln, 14 mln in meno delle previsioni di inizio anno (specie sull’Imu: da rivedere l’attività di riscossione). I fondi europei (89 mln), statali (18 mln) e regionali (65 mln) sono stati impegnati quasi al 100% (rimangono fuori 1,2 mln di quelli statali). I residui attivi sono 1,2 miliardi di euro (in calo, 127 mln insussistenti), i residui passivi sono 1,3 miliardi (in calo, 250 mln insussistenti).
Male la gestione dei beni comunali, che fruttano appena il 23,91% di quanto costa mantenerli (percentuale comunque in crescita del 2%): in tutto il 2013 il Museo Pitrè ha fruttato appena 600 euro, le biblioteche comunali circa mille, i cimiteri costano 4 mln e ne incassano 2, i Musei costano 2,2 mln e incassano 100 mila euro, fra i mercati generali l’ortofrutticolo costa 700 mila euro e ne incassa 266 mila, gli impianti sportivi costano 3,6 mln e incassano appena 500 mila euro. Nel 2013 il Comune ha perso 400 mila euro in affitti rispetto al 2012, l’incasso è di 2,3 mln. Le partecipate costano 177,9 mln di euro: 10 Amg, 8 Amap, 34 Amat, 60 la fallita Amia, 49 Rap, 3,8 Palermo Ambiente, 11 Sispi.
Per il secondo anno consecutivo diminuisce la spesa per il personale, da 268 a 257 mln: 216 agli impiegati comunali, 38 agli operai Coime, 2,4 agli Asu, 400 mila euro agli Lsu, finanziati con fondi comunali (177 mln), regionali (4) e statali (75). Altro problema rilevato dai revisori è legato alla Gesip: i dipendenti sono stati inseriti sotto la voce “altri servizi strumentali” ma in realtà andrebbero ascritti alle spese del personale, facendo allontanare l’obiettivo di scendere sotto il 50% della spesa corrente.

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