Il Pil della Sicilia in 7 anni in calo di 15 punti percentuali - QdS

Il Pil della Sicilia in 7 anni in calo di 15 punti percentuali

Maria Rosaria Mina

Il Pil della Sicilia in 7 anni in calo di 15 punti percentuali

sabato 20 Giugno 2015

Presentato il rapporto semestrale su “L’economia in Sicilia”: rispetto al contesto nazionale la nostra Isola rallenta. Nello stesso periodo il Prodotto interno lordo nel Paese italiano è diminuito del 9%, 6 punti in meno

PALERMO – La Sicilia rimane impantanata nella crisi, mentre nel resto d’Italia ci sono segnali di ripresa. A fare la differenza rispetto agli anni passati è semmai un processo di attenuazione della fase ciclica negativa, che ormai si protrae da sette anni, all’interno di un contesto nazionale più ottimistico. è questo il quadro sintetico  sull’andamento economico 2014 che ci offre Antonio Cinque, direttore della sede regionale della Banca d’Italia, nel corso della presentazione del rapporto semestrale su “L’economia in Sicilia”, che si é svolta giovedi scorso presso  la sede centrale.
In poche parole, rispetto al contesto nazionale, la Sicilia rallenta, fattore che si riflette in prima approssimazione sul mercato del lavoro, che nel 2014 ha registrato un calo degli occupati, ma ad un ritmo meno intenso rispetto al passato: -1%, pari a -13 mila unitá, a fronte di una crescita nazionale dello 0,4%.
Aumentano inoltre i flussi migratori verso il nord Italia, ma ad essere coinvolti sono i giovani, laureati, tra i 25 e i 34 anni.  In generale il tasso di disoccupazione raggiunge il 22,2%, colpendo in particolare i giovani (+2%). Al calo registrato nel 2014 hanno contribuito tutti i settori economici, in particolare l’agricoltura e le costruzioni (rispettivamente, -6,7% e 6,5%) a eccezione dell’industria che ha fatto registrare un aumento del numero degli addetti pari al 2%. 
Tra i settori che registrano maggiore sofferenza sicuramente ci sono il manufatturiero, con un calo della produzione del 24,7% (dato aggiornato al 1º trimestre 2015) e le costruzioni, che raggiunge il -6,6% del valore aggiunto, la contrazione delle ore lavorative (-7,8%), e dei lavori pubblici (-27%).
Su tale dato in particolare ha influito l’arresto dell’utilizzo dei fondi strutturali UE 2007-2013, e l’attesa dell’approvazione del nuovo ciclo 2014-2020. Trend negativo anche per il settore industriale: nel 2014 le imprese attive sono 368 mila, mentre quelle cessate sono piú di 25 mila, di cui circa 8 mila del settore commerciale.
Tale contesto influisce inevitabilmente sugli investimenti che continueranno ad essere negativi anche nel 2015. Ad alimentare le incertezze sulle prospettive future puó aver influito la contrazione dell’export (-13,9%) a fronte di una leggera crescita della media nazionale del 2%.
All’andamento negativo ha influito anche la diminuizione delle vendite dei prodotti ottenuti dalla raffinazione del petrolio (-15,2%), di prodotti chimici (-24,2%), di apparecchi elettronici (-18,2) e farmaceutici (-51%).
Aumenta invece la domanda di prodotti agroalimentari, con un significativo 5,3%.
In tale contesto a segnare valori in controtendenza, seppur consolidati negli ultimi anni, sono quelli relativi al turismo, che nel 2014 ha segnato una ripresa decisiva, con una crescita degli arrivi dell’8,8%. Rispetto al passato cambiano inoltre la dinamiche delle presenze, non solo internazionali, ma anche nazionali.
In generale nel 2014 il Pil ha continuato a scendere; gli indici rilevano un -2%, raggiungendo il -15% negli ultimi sette anni, a fronte di un -9%a livello nazionale.
Dati che inevitabilmente si ripercuotono anche sul mercato del credito, che nel corso del 2014 ha registrato una significativa diminuizione della domanda da parte delle imprese. Nonostante le banche abbiano adottato nuove misure di politica monetarie della Bce, piú distensive, da parte delle imprese le richieste finalizzate ad investimenti si sono ridotte (-2,3%), mentre il fabbisogno di fondi è finalizzato prevalentemente alla ristrutturazione o al consolidamento di situazioni debitorie pregresse.
Segnali positivi arrivano semmai dalle famiglie, con un aumento della contrazione di mutui per l’ acquisto di immobili. In generale, alla stagnazione che si registra tra la domanda e l’offerta delle imprese, restie ad investire, si contrappone un aumento dei depositi bancari, che di contro continuano a crescere del 2,8%.

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