Guai a Sud: burocrazia e infrastrutture - QdS

Guai a Sud: burocrazia e infrastrutture

Carlo Alberto Tregua

Guai a Sud: burocrazia e infrastrutture

martedì 18 Agosto 2015

Pagati per risolvere i problemi

Matteo Renzi dice: “Loro sono pagati per risolvere i problemi”. Dal che si dovrebbe dedurre che coloro che non risolvono i problemi non dovrebbero essere più pagati e cioè mandati a casa con un calcio nel riverito posteriore.
La verità è che nessuno viene mandato a casa e che tutti continuano a percepire ricche indennità senza conseguire risultati, dal momento che, artatamente, non si stabiliscono gli obiettivi, se non in modo fumoso e generico.
Un programma è serio quando ottiene tutti gli elementi di organizzazione, esecuzione, controllo e tempizzazione. Oppure, è una promessa da marinaio. E di promesse siamo abituati a sentirne da decenni, da un ceto politico ormai talmente debole e permeabile alla corruzione che non è più in condizioni di controllare i burocrati, i quali fanno tutto quello che vogliono, cioè i loro interessi privati, lasciando da canto quelli generali.
La questione è evidente: bisogna ripristinare concretamente il principio di responsabilità e pagare politici e burocrati esclusivamente in base ai risultati conseguiti.
 
Peraltro, in qualunque versante della società, sono solo i risultati a contare: le balle hanno vita breve. E con esse i parolai che le pronunziano.
Non si capisce perché nel versante politico e burocratico i ballisti continuino a restare sulla scena per decenni, percependo senza sosta danaro pubblico per compensarli della loro incapacità.
L’allarme lanciato dalla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) sull’arretratezza del Sud non ha sortito ancora una volta alcun effetto. Sarà per il caldo agostano, sarà perché politici e burocrati sono più attratti dal meritato riposo, sarà perché comunque non gli importa nulla dei cittadini, resta il fatto che sulla questione meridionale si continua a cincischiare senza prendere quei provvedimenti urgenti e indispensabili, mediante i quali si potrebbe ritentare la crescita.
Vi sono due grossi guai che la ostacolano: burocrazia e infrastrutture. Sulla burocrazia abbiamo scritto tante e tante volte che c’è venuta la nausea nel constatare la sordità degli stessi burocrati e dei politici che li dovrebbero governare.
 
Delle infrastrutture non c’è più nessuno che non sappia come la gravissima carenza della dotazione meridionale (un terzo di quelle delle otto regioni nordiche) sia la seconda causa del sottosviluppo, che non ha alcuna possibilità di invertire la tendenza, se non ha i binari su cui far correre il treno dello sviluppo.
Porti, aeroporti, interporti, basi logistiche, autostrade, strade, raccordi fra infrastrutture in un grande piano organico dovrebbero essere messe al primo punto dell’agenda di Governo che volesse accorciare le distanze fra Sud e Nord.
Non è solo una questione di risorse finanziarie. Infatti, moltissime infrastrutture possono essere realizzate in project financing con l’intervento di un terzo di risorse pubbliche. Per tutte, citiamo il Ponte sullo Stretto che ha una spesa prevista di otto miliardi e avrebbe bisogno di un intervento statale di appena tre miliardi.
Una stupida ideologia e una altrettanto idiota ignoranza hanno impedito fino ad oggi la realizzazione dell’opera.

La costruzione della Tav light (200 kmh) della Salerno-Reggio Calabria e quella della Messina-Catania-Palermo, i cui cantieri dovrebbero aprirsi entro la fine dell’anno, saranno due opere monche senza il raccordo fra di esse costituito appunto dal Ponte sullo Stretto.
Altra infrastruttura fondamentale per lo sviluppo è la banda larga sulla quale i gruppi privati sono disponibili ad investire la maggior parte delle somme necessarie. Anche in questo caso, l’intervento pubblico sarebbe ridotto.
Ancora, fra le infrastrutture indispensabili, vi sono gli impianti energetici dei rifiuti solidi urbani che risolverebbero una volta per tutte i problemi della spazzatura, come già avvenuto in Europa e in Nord Italia. Tali impianti si fanno esclusivamente con project financing senza l’intervento di danaro pubblico, ci vogliono solo bandi ed autorizzazioni.
Burocrazia e infrastrutture, ripetiamo, sono i due più grossi guai del Sud. è venuto il tempo di porvi rimedio. Il QdS innumerevoli volte ha proposto le adeguate soluzioni, trovando sordità. Amplifon!

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