Bompensiere, un buon ritiro dalle radici antiche - QdS

Bompensiere, un buon ritiro dalle radici antiche

Annalisa Di Stefano

Bompensiere, un buon ritiro dalle radici antiche

martedì 01 Settembre 2015

La quarta domenica di settembre si tiene la processione del Santissimo Crocifisso

Il più piccolo comune del nisseno per numero di abitanti è il borgo di Bompensiere, che conta poco meno di 600 anime residenti. La storia di questo paese che sorge nel cuore della Sicilia, ai piedi del monte Marrobio, tra distese di campi coltivati a grano, orzo, uva e mandorle, è piuttosto singolare a cominciare dal suo toponimo, che a quanto si narra fu scelto da un re.
Correva l’anno 1557 quando don Cesare Lancea, barone del feudo a quel tempo denominato Naduri, ottenne la licentia populandi da sua maestà re di Spagna e di Sicilia Filippo II, che decretò altresì che quel feudo si dovesse chiamare Bonpinseri, con significato di buon pensiero, presumibilmente in segno di auspicio.
Il fatto curioso è che di quel decreto per molto tempo si persero le tracce, relegando all’oblio tutto quello che era accaduto fino ad allora. Il ritrovamento della licentia populandi risale infatti al 1998. Perciò gli storici fanno risalire le prime notizie riguardanti Bompensiere al Seicento, epoca in cui il feudo fu di proprietà della nobile famiglia dei Lanza, che lo possedettero fino all’Ottocento, quando furono aboliti i diritti feudali. Il territorio fu infatti colonizzato da don Ottavio Lanza Barresi, che nel 1631 ottenne la licenza per fondare “l’Università feudale di Bompinzere”.
Il nobile fece così edificare un casale dove accolse la gente proveniente dalle terre vicine. A quel tempo fu costruita anche la chiesa Madre, intitolata al Santissimo Crocifisso, patrono del paese, che viene condotto in processione per le vie del piccolo centro la quarta domenica di settembre, in una festa molto sentita e partecipata dai bompensierini.
L’edificio religioso custodisce al suo interno una tela di Pietro D’Asaro, il pittore che visse nel XVI secolo, conosciuto ai più come il “monocolo di Racalmuto”. è l’unico monumento del paese, e nei secoli ha subìto diverse modifiche, ma ancora oggi mostra il suo bel portale sormontato da una cella campanaria. Sorge lungo il corso principale, di fronte alla moderna costruzione sede dell’amministrazione comunale e a una piccola piazza con il monumento ai caduti. Il corso termina invece con la lunga scalinata che precede il calvario, che fa da scenografia alle celebrazioni della Settimana Santa.
La storia di Bompensiere non si concluse nel Seicento, ma andò avanti sino al secolo scorso. Il paese infatti, dopo aver ottenuto nel 1817 l’autonomia amministrativa come comune, cinquant’anni dopo fu annesso al territorio di Montedoro, che a quei tempi era piuttosto florido grazie alle presenza nel territorio delle miniere di zolfo, divenendone frazione.
Per vedere finalmente l’atto ufficiale della nascita del paese, bisognerà attendere il 20 marzo 1911 e la legge n. 252, sostenuta dal sottosegretario agli esteri dell’epoca, il principe Pietro Lanza di Scalea, che era deputato per il collegio di Serradifalco, con la quale il re d’Italia Vittorio Emanuele III “costituisce in comune autonomo la frazione di Bompensiere in provincia di Caltanissetta”. Bompensiere a quel tempo rappresentò il ventinovesimo comune della provincia nissena e il suo primo sindaco fu un sacerdote.

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