Nautica da diporto, moltiplicatore di sviluppo per l'economia isolana - QdS

Nautica da diporto, moltiplicatore di sviluppo per l’economia isolana

Adriano Agatino Zuccaro

Nautica da diporto, moltiplicatore di sviluppo per l’economia isolana

mercoledì 29 Marzo 2017

Srm-Intesa Sanpaolo: Sicilia al 5° posto in Italia per numero di posti barca destinati alle unità da diporto. Un occupato nel settore genera fino a 6,4 occupati nel settore economico

PALERMO – In Sicilia ci sono 1.152 km di coste e tale dato, da solo, dovrebbe essere sufficiente a fornire un’idea del potenziale economico che da esso potrebbe derivarne. Nel corso del 2016 l’Isola è riuscita a recuperare parte del terreno perso e i dati emersi nel corso del convegno “L’Economia del mare, opportunità concreta di sviluppo”, promosso ed organizzato da Intesa Sanpaolo con il supporto di Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno, centro studi collegato al gruppo intesa Sanpaolo), sembrano confermare tale tesi.
Prima d’inoltrarci nei numeri inerenti il traffico merci e passeggeri, dal comunicato stampa emerge che la Sicilia è quinta in Italia per numero di posti barca destinati alle unità da diporto: sono oltre 14mila. La Sicilia, con 266 punti di ormeggio, è quinta anche per numero di posti barca destinati alle unità da diporto superiori ai 24 metri considerate imbarcazioni ad elevato valore aggiunto. La spesa di queste unità, nelle acque italiane, è stata stimata in 209 milioni di euro (stima basata su un campione di 1.200 unità in transito, per una permanenza media di 3,8 giorni e con una spesa media giornaliera di 8.900 euro). La nautica da diporto, ha un ottimo moltiplicatore di occupazione: infatti un occupato nel settore genera altri 6,4 occupati  nel sistema economico. Un euro speso, ne attiva 4 nell’economia, scrivono Srm e Intesa San Paolo.
Il sistema dei porti siciliani (Catania, Messina-Milazzo, Palermo-Termini Imerese, Augusta) nel 2016 ha superato le 64,5 milioni di tonnellate di merci, il dato è il più alto dell’ultimo quadriennio; esso rappresenta il 13,4% del totale nazionale. È importante la componente Oil  che supera il 67% del totale. Palermo totalizza 6,8 milioni di tonnellate di merci movimentate.
In termini di passeggeri, invece, i porti siciliani rappresentano oltre il 20% del totale Italia; le stime di fine 2016 parlano di 9,3 milioni di persone; il Porto di Palermo dovrebbe attestarsi sui 2 milioni di passeggeri (+8% sul 2015). Anche in termini di crociere gli scali siciliani hanno intrapreso un percorso di sviluppo importante che li ha portati al raggiungimento di quasi un milione di turisti nel 2016 di cui più della metà sono movimentati dal Porto di Palermo. 
La Sicilia ha un valore aggiunto generato dal totale dei settori connessi all’economia del Mare pari a 20,7 miliardi di euro, il 4,6% del totale del valore aggiunto del territorio, si legge nel comunictao. Palermo, con 4.463 unità, è la settima provincia in Italia per numero di imprese connesse ai settori marittimi. È la terza nel Mezzogiorno dopo Napoli e Salerno. Con 27.600 persone, è quinta in Italia per numero di occupati generati dalle imprese connesse all’economia del Mare. Il trasporto marittimo è fondamentale per l’internazionalizzazione dell’economia della Sicilia: l’87% dell’import-export del territorio avviene con il mezzo navale (in Italia il 37%), si tratta di circa 10 miliardi di euro. Il dato sull’import e sull’export è in calo per motivazioni essenzialmente collegate al prezzo del petrolio. La destinazione principale servita dall’import-export siciliano è il Medio Oriente con il 34% del totale.
Massimo Deandreis, direttore generale SRM, ha dichiarato: “La nostra ricerca evidenzia che nonostante il contesto di instabilità politica, il Mediterraneo è sempre più centrale nelle rotte globali e nelle strategie degli operatori marittimo-portuali. Questo grazie al nuovo Canale di Suez, al crescente ruolo della Cina ed al recente allargamento del Canale di Panama che avrà impatti anche per noi. La Sicilia per la sua posizione geografica può, meglio di altri, cogliere le opportunità che si aprono e accettare la sfida competitiva che arriva da altri porti mediterranei. Puntare con più convinzione sul cluster marittimo e sull’attuazione della Riforma Delrio diventa quanto mai strategico per una regione che ha l’87% del suo interscambio via mare e dove, ogni anno, passano dai suoi porti oltre il 13% del totale nazionale delle merci e oltre nove milioni di passeggeri”.
Uno stuolo di possibilità, dunque, per la nostra Isola che però dovrà equipaggiarsi adeguatamente per assurgere a snodo centrale del Mediterraneo.

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