Il Popolo Sovrano tace creando disuguaglianze - QdS

Il Popolo Sovrano tace creando disuguaglianze

Carlo Alberto Tregua

Il Popolo Sovrano tace creando disuguaglianze

martedì 05 Settembre 2017

La crisi è anche colpa nostra

La grave crisi che ha attanagliato l’Italia in otto anni non è solo esogena, cioè proveniente dall’esterno. È stata così dura perché è piombata su uno Stato debole, pieno di crepe, con un ordinamento legislativo faraonico e volutamente complicato, una burocrazia che ha come suo primo atteggiamento quello ostativo nei confronti di cittadini e imprese, una classe politica friabile, non preparata, anche perché non è più andata alle scuole di politica.
Su questo scenario pesa un’ombra gravissima: quella del Popolo Sovrano, che ha abdicato al suo potere di controllo, che avrebbe dovuto esercitare nei confronti dei suoi mandatari. In altri termini, è venuta meno la relazione fra chi spedisce dei cittadini a governare le istituzioni e coloro che le governano.
Cosicché questi ultimi possono fare quello che vogliono, possono ignorare l’interesse generale, possono dare prevalenza all’interesse privato proprio e dei propri amici.

Si dice che quello che accade è responsabilità dei cosiddetti Poteri Forti. Se è vero, è vero perché il potere politico è debole, fragile e permeabile. Se vi fosse un potere politico adeguato, sarebbe nelle condizioni di far restare al loro posto i cosiddetti Poteri Forti.
Ma così non è stato dal 2008 in avanti, sia perché i governi hanno vissuto alla giornata, senza progettualità, senza proiezioni nel futuro medio e lungo, ma continuando ad accontentare questa o quella parte.
La vera riforma, quella costituzionale, piena di difetti ma con notevoli cambiamenti positivi (Senato, Cnel, eliminazione di contrasti tra Governo e Regioni) è stata bocciata dal popolo più per odio verso Renzi che per conoscenza dei contenuti, senza rendersi conto delle buone finalità della stessa.
Anche la riforma costituzionale del 2006, proposta dalla maggioranza di Berlusconi, aveva dei buoni obiettivi. Anche in quel caso, il Popolo la bocciò più per l’antipatia verso il Cavaliere che non per il merito.
Pure Craxi tentò di fare riforme, ma essendo anche lui antipatico al Popolo, non riuscì nell’epica impresa.
In questi ultimi 40 anni non vi sono state altre personalità di rilievo e non ne vediamo all’orizzonte.
 

Ma allora, se i responsabili delle istituzioni (statali, regionali e locali) non sono all’altezza della situazione, come mai il Popolo Sovrano non reagisce? La risposta non è semplice, ma si può tentare di trovarla nella somma ignoranza e nell’assenza di cultura generale dei 60 milioni di italiani, piccoli e vecchi compresi.
Dai vecchi non ci si può aspettare una conoscenza adeguata per capire i fatti e le circostanze della Cosa pubblica, mentre i bambini non ricevono nelle rispettive famiglie, né dai luoghi dove vi è l’assistenza sociale, opportuna preparazione al loro futuro.
Poi, quando vanno a scuola o nelle università, assumono informazioni scollegate che non mettono a fuoco il rapporto fra coloro che governano e i cittadini che li pagano, anche perché quasi nessuno parla loro di quell’esemplare modello che fu Du contrat social di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778).

Dall’analisi che precede, l’imputato numero uno di questa situazione catastrofica è il Popolo Sovrano. Ancora più colpevole è la Classe dirigente che ha il compito di condurlo e di esercitare il controllo cui prima si accennava sui responsabili delle istituzioni, in modo continuo ed efficace. Ma così non fa e non ha fatto il Popolo Sovrano.
Il risultato dell’assenza di controllo e di indirizzo ai politici è l’aumento esponenziale della disuguaglianza fra i cittadini, cui stanno facendo fronte alcuni provvedimenti-tampone come l’ultima legge sul reddito di inserimento.
Dare un sussidio ai poveri, quelli veri, è buona cosa, ma le risorse pubbliche dovrebbero essere impiegate per sostenere le imprese, le quali assumono, fanno crescere l’occupazione e producono redditi sui quali devono essere versate le imposte allo Stato.
Certo, l’evasione (150 mld €) e la morosità (800 mld €) sono due punti deboli del sistema, che non riesce ad essere controllato efficacemente, sia perché è in forte ritardo nell’installazione dei sistemi digitali e sia perché non c’è la volontà di semplificare le leggi.
Popolo Sovrano e Classe dirigente, se ci siete battete un colpo, oppure sarete condannati dalle prossime generazioni.

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