Per i Comuni affitti da 29 mln di euro - QdS

Per i Comuni affitti da 29 mln di euro

Carmelo Lazzaro Danzuso

Per i Comuni affitti da 29 mln di euro

venerdì 15 Settembre 2017

Banca dati Siope: questo il totale per le locazioni speso dai nove capoluoghi della Sicilia nel biennio 2015/2016. Costi già ridotti e in via di ulteriore diminuzione, anche grazie ai beni confiscati

PALERMO – Più volte abbiamo evidenziato come i Comuni siciliani, nel corso degli anni, abbiano perso numerose occasioni per tagliare le spese che gravano sui propri bilanci. Consulenze esterne, costi per il personale, per l’apparato e per la burocrazia sembrano rappresentare, per gli Enti isolani, dei muri impossibili da abbattere, che con il passare del tempo diventano sempre più ingombranti e, a volte, quasi ingestibili.
Tra le uscite che hanno spesso gravato sui conti dei Comuni, figurano anche i fitti passivi, le locazioni di immobili privati che l’Ente utilizza per collocarvi uffici, scuole o altro ancora. Negli ultimi due anni, prendendo in considerazione soltanto i nove Capoluoghi, sono stati spesi quasi 29 milioni di euro (per l’esattezza 28.857.056 euro). Lo si evince dai dati riportati all’interno della piattaforma Siope, il sito del sistema informativo delle operazioni degli Enti pubblici.
Analizzando nel dettaglio i numeri forniti dalle Amministrazioni locali, si riscontra un sensibile ridimensionamento di questa voce di spesa, passata dai 17.308.326 euro del 2015 agli 11.548.730 euro dello scorso anno. La parte del leone è giocata dal Comune del Palermo, che nel 2016, alla voce locazioni, ha fatto segnare uscite pari a 6.393.031 euro (contro i quasi 8 milioni di euro del 2015). Seguono Catania (che nel 2016 ha ridotto a 1.747.109 euro i quasi 4 milioni di euro dell’anno precedente) e Messina (1.450.350 euro nel 2016 e poco più di 3 milioni di euro nel 2015). Poi ci sono tutti gli altri, che l’anno scorso, a esclusione di Siracusa (a quota 1.246.159 euro), non hanno superato la spesa del milione di euro: in classifica si piazzano, dal quinto al nono posto, Ragusa (200.111 euro), Agrigento (196.809 euro), Caltanissetta (194.401 euro), Trapani (91.813 euro) ed Enna (27.947). Per tutti è doveroso segnalare un ridimensionamento di questa voce di spesa rispetto all’anno precedente. L’unica eccezione è rappresentata dal Comune di Trapani, che nel 2015 aveva speso soltanto 74.032 euro.
Va dunque evidenziata una virtuosa azione di contenimento della spesa già avviata, anche se restiamo comunque in presenza di un capitolo di bilancio che appesantisce i conti dei Comuni e che si sta cercando di ridimensionare ulteriormente – se non addirittura azzerarlo – grazie a una seria politica di razionalizzazione degli affitti.
Escludendo infatti le situazioni particolari, vedi per esempio gli immobili con una determinata collocazione geografica all’interno dell’area urbana, gli Enti stanno cercando di ridurre le locazioni esclusivamente a casi eccezionali, avviando una strategia che valorizzi le proprietà comunali in disuso, o addirittura abbandonate, e punti anche sull’utilizzo degli immobili confiscati alla mafia.
Come già riportato in una recente inchiesta, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) ha già assegnato alla Sicilia 4.735 proprietà, ma ce ne sono ancora 2.865 non sfruttate. “I problemi nelle assegnazioni – ha spiegato al QdS il prefetto Ennio Mario Sodano, da poco scelto come nuovo direttore dell’Agenzia – sono spesso dovuti al fatto che alcuni Enti non hanno un’idea ben chiara di cosa fare degli immobili e può diventare difficile ottenere dei finanziamenti per ristrutturarli”.
Ai Comuni spetta dunque il compito di presentare progetti seri e cantierabili per il recupero degli immobili in questione, per esempio proprio per la collocazione di uffici pubblici. Così facendo, le possibilità di ottenere un finanziamento dedicato sarebbero maggiori e si otterrebbe il duplice obiettivo di alleggerire i bilanci degli Enti interessati e sottrarre al degrado immobili sequestrati che, se abbandonati al proprio destino, rischiano di sbriciolarsi sotto gli impietosi colpi del tempo che passa.
 

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