Vitivinicolo: come ubriacarsi di ricchezza in Sicilia, fino ad arrivare a perderla - QdS

Vitivinicolo: come ubriacarsi di ricchezza in Sicilia, fino ad arrivare a perderla

Salvatore Sacco

Vitivinicolo: come ubriacarsi di ricchezza in Sicilia, fino ad arrivare a perderla

mercoledì 30 Dicembre 2009

Dai dati Istat risulta che l’export regionale di vino imbottigliato rappresenta meno del 2,5 % del totale nazionale. Solo 22 vini Doc-Docg regionali contro i circa 360 nazionali, ovvero appena il 5% delle etichette

PALERMO – Fino a qualche anno fa era il comparto emergente dell’ economia siciliana: nascevano e soprattutto crescevano aziende, l’export aumentava, il prodotto siciliano conosceva una notorietà mai raggiunta, l’uva dell’isola non serviva più solo da taglio per i vini anche i più blasonati di Italia e Francia ma finalmente dava origine a etichette locali; le strategie erano facili: bastava prezzare “alto” un qualsiasi vino sufficientemente strutturato per vendere senza problemi all’ interno ed all’ estero; infine c’erano le sovvenzioni e gli aiuti, tanti e consistenti sia per le imprese, sia soprattutto per le cantine sociali indipendentemente dalla loro effettiva efficacia produttiva.
Forse la situazione era meno rosea di quanto delineato, ma è certo che le cose in questi ultimi anni sono peggiorate rapidamente: la crisi mondiale ha drasticamente ridotto la domanda  mondiale, la competizione è diventata più aspra, nuovi competitori si sono affacciati sul mercato, i consumatori sono diventati più competenti ed esigenti. In queste condizioni il comparto è andato incontro ad una crisi che si è manifestata, seppur con diversa intensità, in tutti i segmenti di mercato.
Poli produttivi considerati assai forti e dinamici come quello della Sicilia occidentale versano in condizioni difficili, soprattutto per quanto riguarda il comparto delle cantine sociali. La vendemmia 2009 ha avuto una buona qualità ma minori quantità, inoltre si sta assistendo ad un forte ribasso dei prezzi all’ingrosso stimato in un 15%, mentre anche il vino imbottigliato sperimenta un sensibile ridimensionamento della disponibilità dei consumatori all’acquisto di etichette costose. A fronte di questa situazione di forte crisi, gli interventi della Regione si sono limitati ad annunci di stanziamenti per una ventina di milioni di euro ed alla promessa di un piano a lungo termine.
Eppure la produzione di vino nell’Isola si è attestata intorno ai  5,7 milioni di ettolitri, confermando la Sicilia quale quarto produttore di vino in Italia, dopo Veneto, Emilia Romagna e Puglia. Il comparto, in termini di produzione di vino e mosto, rappresenta circa il 12 % del mercato nazionale (media 2006-2008, fonte Assoenologi Italiani).
Ma il comparto vitivinicolo regionale presenta numerose criticità. Intanto l’export regionale di vino imbottigliato rappresenta meno del 2,5  % del totale nazionale (fonte Istat), dato che va integrato con il numero di bottiglie vendute da aziende siciliane  ad altre aziende nazionali che poi esportano il prodotto; la quantità complessiva, comunque è fortemente sottodimensionata rispetto al potenziale produttivo. La Sicilia appare particolarmente aggredibile dai rider esterni: il vino siciliano imbottigliato fuori regione rappresenta il 15% del totale imbottigliato nell’Isola, mentre il fatturato delle aziende extraregionali delle aziende locali controllate da gruppi non regionali è pari a circa l’ 11% del fatturato totale regionale; infine in Sicilia operano ben 13 aziende non regionali.
Altre criticità si possono cogliere nell’impostazione strutturale del sistema produttivo; in primo luogo va segnalata la polverizzazione delle aziende imbottigliatrici che sono circa 560 di cui nessuna di grandi dimensioni e meno di 30 di medie dimensioni (produzione fra un milione e venti milioni di bottiglie); le restanti sono piccole (130 circa) o addirittura micro imprese (circa 400, con meno di centomila bottiglie, dati al 2007, tratti da Osservatorio Aziende Vitivinicole Siciliane, edizione 2009). Le cantine sociali sono circa 80, alcune delle quali con minime estensioni di vigne, al di sotto dei 5 ettari; esse realizzano circa il 30% circa del fatturato del vino imbottigliato.
Va rilevato, inoltre che la quota di produzione del vino sfuso è molto più elevata che nel resto d’Italia: in media nell’ultimo quinquennio quasi il 50 % della produzione è stata destinata al mercato dello sfuso ed alla distillazione; ancora troppo limitata è la produzione di vino Doc – Docg, ad oggi  stimabile in appena il 4% circa del totale, dovuto anche al fatto che si hanno solo 22 vini Doc-Docg regionali contro i circa 360 nazionali, ovvero appena il 5% delle etichette.

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