Pubblicati sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana n. 60 del 24 dicembre 2009 gli avvisi pubblici dell’assessorato Bilancio. Forte pressione su queste strutture dopo la crisi finanziaria, per via della stretta creditizia
PALERMO – Lo scorso dicembre sono stati pubblicati sulla Gurs n. 60/2009 gli avvisi per gli interventi a favore delle imprese associate ai consorzi fidi previsti dalla legge 11 del 2005, nelle forme dell’ integrazione dei fondi rischi e dell’abbattimento conto interessi, per operazioni finanziarie a breve ed a medio termine. Lo stanziamento è pari a 5,5 milioni di euro per il 2009, riconfermando l’importo stanziato per l’anno 2008. Analoga cifra è già impegnata per il 2010.
In precedenza erano stati stanziati altri 20 milioni di euro per i pagamenti arretrati del conto interessi, mentre altri 2 milioni (L.R. n° 21 del 2008) sono stati destinati, per il periodo 2009- 2011, a favore di quei confidi che intendono trasformarsi in intermediari finanziari sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia (c.d. art. 107 del DL 385 del 1993, in grado di dare garanzie che abbassano il patrimonio prudenziale accontonato dalle banche). Altri 6 milioni di euro sono finalizzati a favorire i processi di fusione fra confidi siciliani mentre, per far funzionare il fondo di rotazione attivato presso l’ assessorato Bilancio al fine di assicurare la liquidità necessaria ai vari contributi per le imprese affidate tramite confidi, sono stati messi sul tavolo altri sette milioni di euro.
Dal calderone dei fondi europei usciranno sei milioni di euro, utilizzabili già dal 2010, finalizzati all’integrazione dei fondi rischi a medio e lungo termine per il sostegno degli investimenti. E le risorse del P.O. F E S R 2007- 2013 finanzieranno il fondo di contro garanzia previsto dalla normativa regionale ad sostegno dell’attività dei Confidi per favore dell’accesso al credito delle Piccole e medie imprese siciliane.
Detta così, sembrerebbe una vera e propria pioggia di soldi. è invece opportuno fare alcune considerazioni sulla reale entità delle risorse effettivamente disponibili e, successivamente, sulla loro adeguatezza alle necessità dell’economia regionale.
Con un calcolo di massima, scontando la lentezza nella fase erogativa che caratterizza la macchina pubblica siciliana, si può stimare che sul sistema dei confidi dovrebbero confluire, nel prossimo triennio dai dieci ai quindici milioni di euro l’anno, di cui circa i due terzi dovrebbero servire per finanziare il conto interessi ed un terzo per finanziare l’integrazione fondo rischi e la ristrutturazione di tali enti.
Si può dunque rilevare che siamo in presenza di importi consistenti, soprattutto in tempi di bilanci magri come quelli attuali, ma non certo di una cornucopia in grado di dare quello slancio che occorrerebbe per contribuire alla ripresa del tessuto produttivo siciliano, anche in considerazione delle assai rilevanti esigenze che dovrebbero andare a coprire.
Si pensi al fatto che il sistema dei confidi siciliani garantisce circa 800 milioni di euro; concentrandosi solo sui fondi disponibili per migliorare e potenziare il sistema, ovvero quelli destinati alla ricostituzione del fondo rischi, alla ristrutturazione ed alla fusione, possiamo dire che i 4 o 5 milioni annui rappresenterebbero poco più dello 0,5% del totale dei prestiti garantito dagli stessi confidi.
Si tratta dunque di una cifra abbastanza contenuta rispetto agli obiettivi che si vorrebbero perseguire e che consistono nel recuperare uno stato di arretratezza sedimentato nel tempo: l’adeguamento delle strutture dei confidi, la loro professionalizzazione, la ripatrimonializzazione (una approfondita disamina sulla situazione attuale dei confidi siciliani è stata presentata dal Quotidiano di Sicilia del 10 ottobre 2009 dal titolo “Confidi, così utili ma tanto deboli molti gli ostacoli burocratici”).
In merito, va ricordato che il recupero di efficienza del sistema dei confidi non è un obiettivo secondario per l’agenda di politica economica regionale, questo infatti rappresenta un tassello di vitale importanza nell’attuale scenario, in cui le nuove norme sugli assetti prudenziali delle banche vedono nel ruolo dei confidi uno degli elementi primari di competitività del mercato del credito a livello locale.
E del resto già in atto ci troviamo di fronte ad una fortissima pressione che sta convergendo sui confidi dopo la crisi finanziaria dello scorso anno, per via della stretta creditizia sia da parte delle banche che da parte delle imprese, con il conseguente progressivo assottigliamento dei fondi rischi e quindi della capacità stessa dei confidi di supportare questa nuova domanda di credito assolutamente vitale per l’economia regionale.
Semplificare la burocrazia e orientare lo sviluppo
La consistenza e la qualità della domanda potenziale – in una situazione in cui le imprese subiscono l’aumento del razionamento- ovvero il rifiuto di ricevere credito o la concessione di un credito inferiore a quello necessario da parte delle banche – è confermato dall’utilizzo del fondo di garanzia gestito da Mediocredito, che configura una operatività simile a quella dei confidi, e che vede una forte richiesta da parte delle imprese siciliane, che hanno avuto approvato a loro favore ben il 10 % del totale delle pratiche approvate, scontando, peraltro, livelli di sofferenzialità molto contenuti e più bassi rispetto a tutte le altre regioni italiane (0,25% contro 1,35 del restante contesto meridionale ed 1,86 della media nazionale).
Dunque, riassumendo, in tema di confidi possiamo dire che siamo di fronte ad un impegno della Regione sicuramente aumentato in questi ultimi anni, tuttavia ancora sussistono alcuni aspetti dell’azione pubblica che dovrebbero essere migliorati: semplificazione delle procedure burocratiche, tempestività decisionale ed aumento della capacità effettiva di spesa; più in generale, la Regione dovrebbe trovare la capacità non solo di supportare l’esistente, ma soprattutto di progettare il futuro, orientando lo sviluppo di questo importante comparto del sistema finanziario regionale. Per fare ciò occorre maturare una chiara idea di quello che deve essere nel prossimo futuro il sistema dei confidi in Sicilia, sfruttando tutte le possibilità innovative che l’attuale contesto normativo centrale e locale consente, con tutti i rischi che ciò comporta.