Allattamento al seno, dopo quattro mesi praticato soltanto da una mamma su tre - QdS

Allattamento al seno, dopo quattro mesi praticato soltanto da una mamma su tre

redazione

Allattamento al seno, dopo quattro mesi praticato soltanto da una mamma su tre

mercoledì 10 Ottobre 2018

La Società italiana di neonatologia: “Il latte materno è un alimento unico che protegge il neonato da numerose patologie”

in collaborazione con ITALPRESS
 
ROMA – Nei primi giorni di vita il 90% delle donne italiane comincia ad allattare al seno, ma già alla dimissione dall’ospedale la percentuale scende al 77% per poi crollare al 31% a 4 mesi e solo il 10% delle mamme continua ad allattare oltre i 6 mesi di vita. Sono alcuni dei dati contenuti in una nota elaborata in occasione della Settimana nondiale per l’allattamento materno, chiusa domenica 7 ottobre, dalla Società italiana di neonatologia (Sin).
 
“Il latte materno – ricorda una nota stampa della Sin – è un alimento unico, con una composizione disegnata dalla natura per rispondere al meglio alle esigenze del cucciolo di uomo. Completo dal punto di vista nutrizionale, il latte materno non costa nulla né alla famiglia né all’ambiente. Protegge il neonato da numerose patologie dell’età pediatrica, quali le infezioni gastrointestinali e respiratorie, e gli assicura una vita più sana, non solo nell’infanzia ma anche in età adulta, prevenendo molte malattie degenerative e cardiovascolari.
 
 
L’allattamento materno riduce il numero di morti improvvise del lattante, le cosiddette morti in culla, addirittura del 73%, diminuisce le possibilità di sviluppare il diabete di tipo 2 di quasi il 40% e riduce del 26% il rischio di sviluppare sovrappeso e obesità. Ma allattare al seno – prosegue la nota – fa bene anche alla mamma, che sarà meno soggetta ad emorragie e a depressione nel periodo del post-partum, ed in seguito al cancro del seno, dell’ovaio e ad endometriosi”.
 
Tra i consigli degli esperti della Sin, quello di non guardare l’orologio: “i neonati non hanno l’orologio e non sanno aspettare, anzi, soprattutto nei primi tempi, è importante che la madre impari a cogliere i primi segni di fame. Non occorre attendere che il piccolo pianga e si agiti: allattare prima che sia arrabbiato facilita un corretto attacco al seno. Non dobbiamo inoltre preoccuparci se il bambino ha subito fame: il latte materno è molto digeribile e il suo stomaco si svuota presto”.
 
“Una corretta posizione durante la poppata – prosegue la nota – è fondamentale. La mamma deve essere comoda e rilassata, il corpo del suo piccolo a contatto col corpo. Il neonato dovrà avere la bocca bene aperta, in modo da prendere in bocca non solo il capezzolo ma anche parte dell’areola, tenere le labbra rivolte in fuori e succhiare senza far rumore di schiocco.
 
Per quanto tempo deve succhiare? Non esiste un tempo ideale. La poppata termina quando il neonato si stacca spontaneamente dal seno. Soprattutto nelle prime settimane il bambino ha necessità di attaccarsi al seno più volte, anche di notte. Assecondare i suoi bisogni e i suoi risvegli è necessario e la natura lo sa: la prolattina, ormone responsabile della produzione del latte, è più attiva nelle ore notturne, che rappresentano quindi un appuntamento da non perdere”.
 
Gli esperti della Sin, inoltre, invitano le donne che allattano a diete sane: “Sarebbe preferibile che la mamma non si sottoponesse ad inutili rinunce né a diete squilibrate che potrebbero compromettere la salute propria e del bambino. Non occorre nemmeno mangiare per due: per produrre il latte “a pieno regime” bastano circa 500 kcal in più al giorno. Attenzione invece al consumo di alcool, anche se un uso moderato è accettabile. Non bisogna credere a false tradizioni: in particolare la birra non aumenta la produzione di latte”.

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