Tsunami, una minaccia per 800 mila siciliani - QdS

Tsunami, una minaccia per 800 mila siciliani

Rosario Battiato

Tsunami, una minaccia per 800 mila siciliani

sabato 10 Novembre 2018

Il Dipartimento regionale ha fornito agli Enti locali le informazioni per predisporre i Piani di emergenza. Il Dipartimento regionale ha fornito agli Enti locali le informazioni per predisporre i Piani di emergenza

PALERMO – Ci sono circa 820 mila siciliani potenzialmente esposti al rischio delle onde anomale, cioè quegli improvvisi innalzamenti del livello del mare caratterizzati da “periodi e lunghezze d’onda non associabili al normale moto ondoso”. Lo si legge nella relazione che accompagna le “Mappe delle aree allagabili a seguito di onde anomale” della provincia di Palermo realizzata dal Dipartimento regionale di Protezione civile, uno strumento per la previsione e prevenzione di questo specifico rischio naturale che arriva dal mare. La Sicilia detiene 1.727 chilometri di coste, includendo le isole minori, esposte al rischio mareggiate causate da eventi meteorologici, tettonici o di altra natura.
 
L’azione della Protezione civile regionale si pone in termini di supporto ai Comuni per consentirgli di avviare, sin da subito, le necessarie attività di prevenzione. “In maniera statica – ha spiegato al QdS il geologo Giuseppe Basile, dirigente del “Centro funzionale decentrato multirischio integrato” del dipartimento della Protezione civile regionale – abbiamo lavorato per fornire agli Enti locali quelle informazioni utili per metterli nella possibilità di predisporre le pianificazioni di emergenza per questo tipo di rischio”.
In particolare, in assenza di modelli specifici di propagazione sulla terraferma di queste tipologie di onde, è stato preso come riferimento il criterio dell’altezza, da 0 a 12 metri, “perché dalle fonti storiche – ha aggiunto il geologo – abbiamo rilevato che nel corso dell’evento del 1908 (il terremoto di Messina con conseguente maremoto, ndr) le onde avevano appunto raggiunto quella quota”.
 
Giuseppe Basile, dirigente del dipartimento della Protezione civile regionale
 
Il lavoro del Dipartimento regionale, si legge sulla relazione, non ha tenuto conto di una “serie di parametri importati per la simulazione (profili baltimetrici e run-up, energia dell’onda, presenza di ostacoli, ecc.)” e tuttavia ha permesso di “definire, in prima approssimazione, i contorni delle zone che potrebbero essere soggette all’ingressione marina causata da un generico innalzamento improvviso e repentino del livello del mare”.
 
Un documento che risulta essenziale in questa fase, in attesa, ha spiegato Basile, che la “comunità scientifica, con tutti gli elementi necessari, definisca un quadro più completo e dettagliato del rischio, noi ci siamo limitati a fornire questa informazione perché richiesta dalla Città metropolitana di Palermo nell’ottica della pianificazione di protezione civile”.
 
A preoccupare non devono essere soltanto i fenomeni catastrofici che hanno segnato la storia siciliana, ma anche situazioni più circoscritte e contenute che potrebbero potenzialmente diventare pericolose se non adeguatamente gestire. Il fenomeno delle onde anomale, secondo la raccolta dei dati effettuata dal Dipartimento, ha fatto registrare 26 casi soltanto nel corso del Novecento.
Un rischio ben presente anche dalla prima mappa di pericolosità degli tsunami generati da terremoti nell’area del Mediterraneo e dell’Atlantico nord-orientale e mari connessi (cosiddetta area Neam), realizzata nell’ambito del progetto europeo TSsumapas-Neam, coordinato dall’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia).
 
Tra le zone più a rischio, almeno in Italia, c’è proprio la Sicilia orientale. Dal 2017, in Italia, esiste il Sistema d’Allertamento nazionale per i maremoti di origine sismica (Siam), coordinato dal Dipartimento della Protezione civile nazionale, con Ingv e Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

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