Consorzi bonifica in Sicilia, si vuol tornare indietro - QdS

Consorzi bonifica in Sicilia, si vuol tornare indietro

Michele Giuliano

Consorzi bonifica in Sicilia, si vuol tornare indietro

giovedì 15 Novembre 2018

L’attuale riforma a due consorzi non convince e spunta all’Ars un ddl in cui si propone la costituzione di sei organismi. Previsto anche un fondo per rendere i consorzi operativi e più funzionali. L’assessore all’Agricoltura Bandiera: “Stiamo lavorando ad una riforma organica”. L’idea è quella di dare gli enti in gestione diretta agli agricoltori

PALERMO – A volte per andare avanti bisogna fare un passo indietro. Questo il principio che guida il disegno di legge sui consorzi di bonifica siciliani, presentato pochi giorni fa a firma di Antonio Catalfamo, capogruppo all’Ars per Fratelli d’Italia.
 
“Il presente ddl ha il coraggio di affrontare le vere problematiche degli attuali consorzi – ha dichiarato il deputato – tra cui la gestione commissariale che ha provocato l’allontanamento degli agricoltori dalla vita e dalle scelte amministrative, il periodo di transizione, che dura da oltre 4 anni e che non ha dimostrato funzionalità nel sistema.”
 
La rideterminazione degli ambiti comprensoriali con la soppressione dei Consorzi di Bonifica esistenti (Sicilia Occidentale e Sicilia Orientale) e la contestuale costituzione di 6 nuovi consorzi, secondo il ddl, permetterà di attribuire ad ognuno la specifica funzione di provvedere in maniera organica e coordinata allo svolgimento di quei compiti essenziali per un miglioramento della produzione nell’interesse generale e delle condizioni di vita dei lavoratori della terra, compresa l’esecuzione di quelle opere volte a conseguire in una visione di insieme finalità igieniche, demografiche, economiche e sociali per lo sviluppo di quelle zone del territorio.
 
Il progetto di legge prevede anche un fondo per rendere i consorzi operativi e funzionali che, lavorando per zone omogenee, potranno attivarsi in attività più funzionali ed efficaci nell’immediato. “Con questa legge puntiamo a ridare dignità al comparto agricolo dando dei riferimenti sicuri e risposte certe a chi fino a oggi non ne ha avuto” ha concluso il deputato di Fratelli d’Italia, auspicando un iter veloce per il suo progetto di legge.
 
Insomma, un cambiamento che si ritiene essere sostanziale e necessario, visto anche lo stato in cui versano attualmente i consorzi di bonifica, sempre più palla al piede di una Regione Sicilia indebitata fino al collo e che non riesce più ad alimentare i mostri di clientelismo creati nei decenni.
 
Dal 1994 si attende una riforma del sistema, che dovrebbe permettere la razionalizzazione del servizio di gestione degli impianti e dell’acqua per l’agricoltura.
 
“Il nostro governo – replica l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera – ha ereditato una situazione relativa ai consorzi bonifica che presentano una forte esposizione debitoria, oltre 100 milioni di euro. Stiamo lavorando ad una riforma organica perchè sistemi così inefficienti e indebitati non possono avere interventi marginali ma strutturali. Soprattutto pensiamo a dare in mano la gestione diretta agli agricoltori, in maniera tale che loro stessi potranno essere protagonisti delle scelte”.
 
Problemi che finiscono con il ripercuotersi anche sui servizi offerti all’agricoltura nelle varie province. Con i tanti lavoratori sul groppone che gravitano attorno ai Consorzi di Bonifica tra tempo indeterminato e stagionali i costi ogni anno si aggirano sui 73 milioni di euro. Troppo rispetto a quello che queste strutture riescono a garantire a livello di servizi: basta un dato su tutti e cioè che su 160 mila ettari irrigabili, sulla base del censimento fatto dall’Università di Palermo, appena 58 mila sono effettivamente serviti dall’acqua. Questo per i più svariati motivi: per assenza o carenza di infrastrutture in primis. Quest’anno potrebbe anche aggiungersi la calamità della siccità. Le dighe siciliane hanno una quantità di acqua pari a 245 milioni di metri cubi contro i 456 del dicembre del 2015. Gli invasi servono sia ai fini agricoli e sia ai fini idrico-potabili. Alcune dighe sono utilizzate per l’acqua potabile che arriva nelle abitazioni, come l’invaso Poma di Partinico che approvvigiona Palermo città e parte della provincia.

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