L'Italia delle città smart è spaccata in due - QdS

L’Italia delle città smart è spaccata in due

Carmelo Lazzaro Danzuso

L’Italia delle città smart è spaccata in due

martedì 20 Novembre 2018

ICityRate e Smart city index: un Paese diviso tra Nord “futuristico” e Sud senza innovazione. Le grandi città in fondo alle classifiche sui servizi ai cittadini e dedicate alla qualità della vita. Emergenze su ogni settore fondamentale tra cui acqua, rifiuti, infrastrutture e mobilità

PALERMO – Misurare la smartness di una città, cioè la sua intelligenza, è un affare complicato. Su questo versante, le migliori sono quelle realtà urbane più vicine ai bisogni dei propri cittadini, più inclusive, più vivibili, più sostenibili, in grado di offrire opportunità per formare ed educare, e allo stesso tempo capaci di crescere e svilupparsi produttivamente senza per questo aggredire l’ambiente circostante. Combinazioni da sogno? Di certo così è per le città della Sicilia, ingabbiate in un presente che ricorda tanto il passato, con situazioni emergenziali sul fronte dell’acqua, dei rifiuti, della mobilità e della viabilità. Non a caso, anche l’ultima classifica sulla vivibilità stilata da Italia Oggi ha piazzato i principali centri dell’Isola nelle ultime posizioni della classifica nazionale.
 
In Sicilia, insomma, sembra si abbia a che fare con una cronaca del disagio quotidiano che di fatto trova la sua corrispondenza anche nei valori statistici che piazzano i capoluoghi dell’Isola lontanissimi dalle città modello e nella parte più bassa delle classifiche che ne certificano le performance.
 
Tornando alle smart city, basti pensare che nel giro di un mese ci sono stati ben due rapporti che hanno monitorato lo stato di avanzamento dei capoluoghi italiani in questo settore: il primo, diffuso il mese scorso nell’ambito di ICityLab, è stato ICityRate 2018, rapporto annuale giunto alla sua settima edizione; il secondo, rilasciato a metà mese, è lo Smart city index di EY (la società di consulenza Ernst & Young). Per realizzarli sono stati analizzati centinaia di indicatori – 107 per 15 ambiti nel primo documento e 480 per il secondo – in riferimento ai temi di riferimento della vita in città tra cui: infrastrutture, banda larga, connettività dei servizi, gestione dei rifiuti, car e bike sharing, verde urbano, energia, solidità economica, lavoro, inclusione sociale, istruzione, sicurezza e legalità, ricerca e innovazione, attrattività turistico-culturale.
 
Le città isolane, confermando una tendenza di lungo corso, si sono accomodate nella parte meno nobile della graduatoria. Il rating 2018 di ICityRate posiziona la prima delle siciliane, che è Siracusa, al numero 86 su 107, comunque nell’ultimo quarto della graduatoria nazionale. Riescono a fare ancora peggio tutte le altre: Palermo e Catania si piazzano alla numero 88 e 89. Nelle ultime dieci posizioni se ne collocano ben quattro: Enna, Trapani, Caltanissetta e Agrigento che risulta essere l’ultima d’Italia.
 
Si consolida anche il problema legato alle città metropolitane dell’Isola. Nella top ten nazionale ce ne sono cinque (Milano, prima, Firenze, seconda, Bologna, terza, e poi Torino e Firenze, rispettivamente sesta e settima), Roma è quindicesima, mentre le tre siciliane sono oltre la posizione numero 88. Un ritardo confermato dagli esperti del rapporto: “Altre città metropolitane del Sud non sembrano capaci di distinguersi con caratteristiche e risultati specifici dal resto del tessuto urbano del Mezzogiorno, Bari e Napoli si collocano a livelli alti per il Sud ma medio bassi nel raffronto nazionale; Palermo e Catania, nonostante la buona crescita di quest’ultima, si posizionano nell’ultima fascia nazionale e Messina e Reggio Calabria agli ultimi posti in assoluto con tendenza al peggioramento”.
 
Cambiando rapporto, qualche posizione viene rivalutata, altre vengono ridimensionate, ma la sostanza isolana non cambia. Enna è la penultima d’Italia, Caltanissetta appena un passo sopra, la migliore è Palermo alla posizione numero 45, poi Catania alla 63, e quindi Messina alla 77 e Ragusa alla posizione 80.
 
Il distacco, anche in questo secondo rapporto, è sempre tra Nord e Sud – nelle prime trenta soltanto tre meridionali e in posizioni comunque molto basse (Bari alla diciotto, Lecce alla ventisei e Napoli due più in basso) – e anche tra le aree metropolitane che sono generalmente più avanzate e i piccoli centri.
 
In Sicilia, comunque, anche le metropolitane restano clamorosamente in basso – Palermo a fatica nelle prime cinquanta, Catania oltre la sessantesima – ed è un peccato, oltre che per l’assenza di servizi adeguati, anche per le ricadute economiche, visto che lo sviluppo delle tecnologie IoT (Internet of Things), che attualmente valgono un mercato da 3,7 miliardi di euro, permetterà di creare nelle città più smart circa 1 milione di posti di lavoro nel prossimo quinquennio, con oltre 350mila ad alta specializzazione.
 
Rosario Battiato
 
 
 
 
Siracusa è la migliore tra le siciliane
Intervista con il vice sindaco e assessore alle Politiche per l’innovazione, Randazzo
 
SIRACUSA – Come detto, il capoluogo aretuseo è quello che, in Sicilia, meglio ha detto la sua all’interno del rapporto ICityRate 2018. A commentare la classifica è Giovanni Randazzo, vice sindaco e assessore alle Politiche per l’innovazione.
 
“I punti forti della città – spiega – sono una serie di buona pratiche che stiamo curando e progetti di cui Siracusa è capofila. L’obiettivo è rendere sempre più trasparente il rapporto con i cittadini e nello stesso tempo più efficiente la macchina amministrativa. Penso, per esempio, al progetto Riscontro Semplifisco, che mette in contatto varie reti sui dati per la riscossione dei crediti vantati dal comune e imposte. Tema diverso, ma per noi molto importante è poi quello al centro del progetto Urban Waste”. Quest’ultimo, un programma seguito direttamente dalla Comunità europea, ha visto arrivare in città rappresentanti di undici Paesi per parlare dei loro progressi nell’attuazione delle misure eco-innovative per la riduzione dei rifiuti.
 
“In fatto di trasparenza – ha aggiunto Randazzo –abbiamo poi avviato il Progetto Sprint: una piattaforma multifunzionale con delle app tramite cui i cittadini possono avere tutte le informazioni che il Comune offre. Una di queste app contiene una cartografia con cui è possibile individuare le zone dove c’è un’occupazione abusiva del suolo, non soltanto quindi abitazioni ma anche cantieri di lavoro pubblici e privati, nell’ottica di combattere il fenomeno dell’abusivismo”.
 
Come detto, però, nonostante il ruolo di prima siciliana, Siracusa deve comunque correre per tentare di colmare il distacco con le migliori realtà del Paese. Non solo app, dunque, tra le iniziative per una città intelligente, ma anche sensori per il monitoraggio dell’inquinamento e piattaforme per individuare orari e tappe dei bus pubblici direttamente sul proprio cellulare “Si tratta – afferma il vice sindaco – di progetti che richiedono un cambiamento di costumi e abitudini dei cittadini”.
 
E le abitudini dovranno cambiare anche in tema di mobilità, grazie soprattutto a un progetto che sarà attivo dal prossimo anno e alle novità in arrivo su car pooling e car sharing.
 
Oriana Gionfriddo
 

 
A Messina un confronto tra Comune e Università
 
MESSINA – Il sindaco Cateno De Luca e l’assessore alla Smart city Carlotta Previti hanno ricevuto a Palazzo Zanca il rettore dell’Università Salvatore Cuzzocrea. “Un confronto – hanno afermato i rappresentanti della Giunta – finalizzato all’approvazione di un accordo di cooperazione tra i due Enti per la realizzazione di attività di studio e ricerca sull’ottimizzazione dell’impatto dei progetti di innovazione tecnologica e sviluppo della Smart specialization strategy”.
 
Tale accordo, attuato secondo quanto disposto nel Reg. Ue 13/03/13 – Quadro Strategico Comune – Approccio Integrato per l’uso dei Fondi Sie, stabilisce che le strategie di “specializzazione intelligente” devono essere sviluppate e attuate da parte degli enti beneficiari coinvolgendo l’Università nel processo di innovazione in linea con le priorità individuate nel programma di investimento. In particolare si prevede lo sviluppo di un ecosistema digitale caratterizzato da una piattaforma IoT per migliorare la qualità della vita della città garantendo politiche di innovazione tecnologiche proprie di una città Smart con la gestione in remoto dei servizi pubblici coerente con la strategia regionale S3.
 
L’Università di Messina, possedendo un’importante expertise in termini di risorse umane, collaborerà con l’Amministrazione comunale nella pianificazione e attuazione delle strategie di Agenda Digitale e innovazione dei servizi pubblici coerenti con il paradigma della Città Smart secondo le sue diverse declinazioni tecnologiche, economiche e sociali.

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