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Messina – L’Amam è alla ricerca di nuove fonti e dei furbi che non vogliono pagare

Lina Bruno

Messina – L’Amam è alla ricerca di nuove fonti e dei furbi che non vogliono pagare

venerdì 15 Febbraio 2019

Avviato un progetto che chiede alla società civile di collaborare per individuare i pozzi. Gli obiettivi sono garantire il servizio 24 ore su 24 e regolarizzare i conti dell’azienda

MESSINA – Garantire un servizio idrico per l’intera giornata, procedere a 38 assunzioni per potenziare la struttura dell’azienda, senza dimenticare la lotta ai morosi. L’Amam sta procedendo su queste tre direttrici dall’inizio dell’anno, tentando, dopo la deliberazione del Pot, un nuovo corso.
 
Uno degli obiettivi prioritari del Piano triennale 2019-21 è il potenziamento delle fonti di approvvigionamento, che dovrebbe essere il primo passo verso il sogno trentennale di dare acqua 24 ore al giorno a tutti gli utenti. Così l’Azienda meridionale acque ha avviato il primo febbraio un progetto che come si legge nel bando “fa appello, in una logica di Patto solidale, oltre che alla comunità scientifica siciliana anche alla società civile, alla comunità che serve, garantendo il servizio idrico integrato”.
 
In pratica, chiunque sia a conoscenza dell’esistenza di un pozzo, di una vena d’acqua nel proprio terreno o in un terreno localizzato, è chiamato a darne comunicazione a una casella di posta elettronica dedicata. Per coloro i quali faranno segnalazione si attiverà un baratto amministrativo, cosi come da statuto Amam e regolamento comunale, in relazione alla quantità di risorsa idrica individuata (minimo 5 l/s), e la relativa possibilità di sfruttamento idropotabile. Sono messi a disposizione, inoltre, dei “bonus acqua” sulla bolletta del servizio idrico sino a un massimo di 5 mila euro l’anno da suddividere tra quanti effettuano la segnalazione, e in quota proporzionale alle potenzialità idriche segnalate, per un massimo di 200 euro per ogni segnalazione.
 
Il funzionario dell’area tecnica di Amam, Antonio Cardile ha il compito di raccogliere le segnalazione e spiegare l’iniziativa. In due settimane, ha riferito, ha già avuto numerose indicazioni di siti dove trovare la preziosa risorsa, e a fine mese farà il punto sulle segnalazioni con il presidente Salvo Puccio, iniziando un primo monitoraggio.
 
Vi è però una certa reticenza a dare indicazioni approfondite sulla presenza di pozzi, naturali o ricavati da trivellazioni, e a volte le mail sono anticipate da colloqui telefonici per chiarire effetti e procedure. “Non sappiamo – ha spiegato Cardile – quante di queste segnalazioni rispondano alle nostre esigenze. L’Amam da sempre ha una carenza nell’approvvigionamento nella zona Nord della città, in particolare Tremonti e Annunziata, e vorremmo che fossero trovate in quell’area nuovi pozzi. Con gli interventi nelle condotte e nel sistema di pompaggio abbiamo migliorato il servizio rispetto a un anno fa, ma per una distribuzione di 24 ore su 24 dobbiamo trovare altre fonti”.
 
Ci sono aree collinari che non sono mai state servite dall’Amam, tanto che gruppi di famiglie si sono organizzate nei decenni scorsi, in modo autonomo, pagando i costi della trivellazione e di consulenti, per potere usufruire dell’acqua senza problemi. Non sono casi isolati, specie nei villaggi di Faro Superiore, Castanea, Curcuraci e quelle famiglie adesso si chiedono perché dovrebbero cedere dei diritti consolidati a un’azienda comunale che in questi anni non ha brillato per affidabilità. Amam, quindi, deve anche riconquistare affidabilità.
 
Intanto, si punta a recuperare almeno una parte di quei pagamenti mai effettuati per il consumo, da privati ed enti pubblici. È emerso che solo il 60% degli utenti censiti paga regolarmente l’acqua. C’è poi un numero esorbitante di abusivi che non è censito, come si può evincere dal raffronto con i destinatari di altri servizi. Gli utenti della Tari, per esempio, sono oltre 110 mila, quelli di Amam circa 70 mila e quindi qualcosa non torna. Secondo le nuove modalità di dilazione del debito, deliberate dal Cda, l’azienda concederà, su richiesta dell’utente, di rateizzare il debito maturato per un massimo di 12 mesi sino all’importo di 10 mila euro, per un massimo di 24 mesi da 10 mila sino a 30 mila e per massimo 36 mesi oltre 30 mila, tenuto conto dell’importo di rata minima e dell’acconto previsti per singola tipologia contrattuale.

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