Impianti di depurazione, progetti bloccati. Regione siciliana vara un Piano "Salva-Comuni" - QdS

Impianti di depurazione, progetti bloccati. Regione siciliana vara un Piano “Salva-Comuni”

Rosario Battiato

Impianti di depurazione, progetti bloccati. Regione siciliana vara un Piano “Salva-Comuni”

martedì 05 Marzo 2019
PALERMO – La giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Energia, Alberto Pierobon, ha approvato una delibera che consentirà di portare avanti quei progetti sulla depurazione che erano bloccati o andavano a rilento per problemi burocratici e amministrativi. Si tratta di un problema lamentato da molti sindaci e legato essenzialmente alla mancata transizione dal vecchio al nuovo sistema di gestione del servizio idrico, disattendendo la normativa europea, nazionale e regionale. A essere interessati sono parte delle centinaia di interventi di competenza della Regione per un valore di circa 300 milioni. Nel complesso ammonta a oltre un miliardo l’elenco delle opere in via di realizzazione e gestite dal commissario per la depurazione.
 
In sostanza è successo che le Ati, le Assemblee territoriali idriche composte dai sindaci dei Comuni soci, non sono ancora pienamente operative pur avendo il compito per legge di gestire il servizio. I continui ritardi nel settore hanno causato la mancata o ritardata realizzazione di infrastrutture e di manutenzione nell’Isola con gravi perdite e sprechi. La dispersione è passata a oltre il 45 per cento e con costi in media tra i più alti d’Italia se si pensa che nell’Isola si paga circa 500 euro per utenza contro la media nazionale di 370 euro.
 
L’assessorato ha avviato commissariamenti e affiancamenti tecnici per consentire alle Ati la piena operatività. La proposta approvata in giunta prevede che l’Ati, dove impossibilitata, possa avvalersi del Comune interessato dall’intervento nei limiti delle forme di legge, anche ricorrendo ad accordi e convenzioni fra pubbliche amministrazioni che definiranno le specifiche modalità attuative.
 
Devono però sussistere alcune condizioni: che il progetto sia esecutivo, cioè cantierabile, che l’Ati non sia effettivamente in grado di procedere e realizzare questi interventi e lo ha manifestato, che il Comune non faccia resistenza od ostacolo all’Ati che è competente a regolare e individuare il gestore unico idrico, tanto che il Comune ha deliberato cessione allo Ati propria rete idrica. E infine ovviamente che ci siano i soldi utilizzabili.
 
“A queste condizioni – spiega l’assessore Pierobon – i Comuni e le Ati possono concordare che il Comune sia beneficiario in luogo dell’Ati e la Regione derogherà alla normativa dando concreta risposta a questi problemi sollevati, responsabilizzando i sindaci alla realizzazione di interventi di adeguamento per porre fine anche a fenomeni di inquinamento”.

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