Il Ponte sullo Stretto è la Lav del Mezzogiorno - QdS

Il Ponte sullo Stretto è la Lav del Mezzogiorno

Carlo Alberto Tregua

Il Ponte sullo Stretto è la Lav del Mezzogiorno

martedì 12 Marzo 2019

Insufficienti investimenti al Sud

Il M5s ha ragione quando sostiene che gli investimenti in infrastrutture al Sud, in questi decenni, sono stati sottodimensionati. è vero che, da qualche anno, nella Legge di Bilancio annuale viene inserita la percentuale del 34% come minimo delle risorse da destinare al Meridione. Ma è doveroso fare due precisazioni: primo, che l’importo relativo a tale percentuale non è mai arrivato al Sud; secondo, che se anche fosse arrivato non avrebbe contribuito a colmare il divario infrastrutturale Sud-Nord.
Siamo alle solite: tanti bla bla e quasi niente fatti. Il Sud retrocede e il Nord avanza, non solo per indubbio merito proprio (attività imprenditoriali, competenze nel lavoro, funzionamento della Pubblica amministrazione e così via), ma anche perché lo Stato è prodigo di risorse pubbliche per costruire le infrastrutture: dal Mose al Brennero, al Terzo Valico (della Genova-Milano), al collegamento con la galleria svizzera di 57 km del Gottardo, alla Linea ad alta velocità (Lav) Torino-Lione e via enumerando.
 
Alla fine di questo inutile dibattito la Lav (Linea ad alta velocità), non Tav (Treno ad alta velocità), verrà costruita, sebbene il Governo Conte abbia preso “sei mesi di tempo per ridiscutere l’opera” con la Francia. Ma alla fine i soldi verranno spesi, i fondi europei saranno utilizzati e tutti i salmi finiranno in Gloria.
Il Sud, invece, resterà con una Lbv (Linea a bassa velocità), costruita all’inizio dello scorso secolo che percorre tutta la riviera ionica, da Reggio Calabria alla Puglia. E, sul Tirreno, un’altra linea a bassa velocità che collega Salerno a Reggio Calabria.
Non parliamo delle linee ferroviarie della Sicilia che hanno valore turistico, ma non rispondono neanche lontanamente ai requisiti di moderne infrastrutture di trasporto su ferro. Neanche un chilo di merce viaggia sul treno in Sicilia. Mentre il trasporto su gomma fa fatica ad eseguire le richieste, data la condizione fatiscente di autostrade e strade statali e di quasi impercorrenza di strade provinciali e comunali.
In queste condizioni, la circolazione di persone e merci è ostacolata anziché favorita con un freno all’economica circolare, alla velocità della moneta e agli altri mezzi propulsivi che funzionano in un sistema evoluto.
 
L’infrastruttura pubblica che il Governo deve costruire al Sud è il Ponte sullo Stretto, in quanto manufatto essenziale per collegare i trasporti e le linee ferroviarie, nonché le autostrade che vi sono fra le due sponde Italo-Sicule.
Non si capisce (ovvero si capisce) per quale ragione tale opera sia stata sempre ostacolata da poteri forti, da gruppi imprenditoriali locali, da una parte del sindacato e da ambientalisti che non hanno la cultura e la visione di vedere cosa accade nel mondo.
Ovunque vengono costruiti ponti e non muri, ovunque vengono collegate nazioni diverse per sviluppare gli affari, la cultura, la conoscenza e l’informazione. La mobilità è la base perché tutto ciò avvenga. Abbiamo più volte citato il Ponte Øresund tra Danimarca e Svezia (16 km) e quello da poco inaugurato in Cina, di ben 55 km, che collega Hong Kong con Macao.
 
Ricordiamo che il rapporto fra il General contractor del Ponte sullo Stretto e lo Stato è ancora vigente perché le parti non hanno provveduto ad avviare il processo di estinzione, mentre ha fatto bene il Governo Monti a liquidare la Società dello Stretto Spa che è costata centinaia di milioni senza far nulla.
Ricordiamo ancora che l’opera dovrebbe avere un costo di circa otto miliardi, di cui solo tre a carico dello Stato, meno delle risorse occorrenti per la Torino-Lione, in quanto i cinque miliardi di differenza sarebbero ripresi dalla concessionaria mediante il pedaggio.
Immaginate il grande sviluppo per l’economia dello Stretto, quando 8-10 mila persone sarebbero impiegate per 6-10 anni nella costruzione del manufatto. Immaginate il richiamo mondiale dei turisti per vedere l’ottava meraviglia del mondo, immaginate lo sviluppo economico e sociale in conseguenza dell’attivazione di questo propulsore dell’economia.
E infine, immaginate il sollievo di coloro che oggi attraversano lo Stretto di Messina, pagando un costo medio di 38 euro, quando ne pagherebbero 18 per il transito, ma e soprattutto impiegherebbero tre minuti, anziché una o due ore.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017