La vita va allargata e non allungata - QdS

La vita va allargata e non allungata

Carlo Alberto Tregua

La vita va allargata e non allungata

mercoledì 07 Aprile 2010
Quando sentiamo qualcuno che, fra il serio ed il faceto,  auspica di vivere sino a centoventi anni, non possiamo che sorridere, di fronte a tanto ottimismo, non suffragato da alcun fatto. Chi si pone l’ambizioso traguardo di superare il secolo, non si pone parallelamente la questione della qualità della vita.
Secondo i saggi, infatti, più che allungare il nostro periodo terreno, esso andrebbe allargato, riempiendolo di atti, azioni e comportamenti che lo rendano dignitoso e adeguato al privilegio che abbiamo di campare. Ovviamente nascere nel Burkina Faso o in California è molto diverso. Nascere in una famiglia povera ed ignorante oppure in una benestante e colta è diverso. Crescere in una casa ove la musica e la cultura sono il pane quotidiano rispetto ad altre case, magari ricche, ove si tengono i libri solo per fare ornamento nei salotti, è diverso.
La diversità è frutto solo di fortuna, sulla quale noi non possiamo intervenire. Ma sul resto sì.

Chantecler – il gallo inventato da Edmond Rostand (1868-1918), autore del Cyrano de Bergerac – pensava che il sole sorgesse all’alba perchè lui cantava. Un giorno si addormentò, non cantò, ma il sole sorse lo stesso. Un atto di presunzione punito dalla realtà.
Secondo le leggi dell’aeronautica, il calabrone, così come è strutturato, non potrebbe volare. Ma lui non lo sa e vola lo stesso. Un altro atto di presunzione dell’uomo che pensa di essere essenziale agli eventi, mentre la realtà gli dovrebbe far capire come egli sia solamente una rotella di un grande ingranaggio.
La vita va allargata e non allungata perchè è inutile campare centoventi anni se ognuno di noi non ha dato un contributo, anche piccolo, alla crescita della società in cui vive. Ma non può dare alcun contributo se non è forte dentro di sè, se non ha accumulato conoscenze e saperi, se non sa fare. Quest’ultimo comportamento, il saper fare, è indispensabile per muoversi con capacità e concretezza.
Non è facile saper fare perchè prevede un addestramento continuo e forte, senza del quale siamo solo capaci di dire inutili parole.

 
Ne I viaggi di Samuel Gulliver in diverse parti lontane del mondo di Jonathan Swift (1667-1745), l’autore irlandese descrive la quarta parte del viaggio del nostro eroe quando incontra i vecchi malandati ultracentenari, che non sapevano per quale ragione vivessero. Si tratta di una messa in stato d’accusa dell’umanità intera, tratteggiata con una satira che evidenzia con una sorta di logicità allucinata la caducità dell’uomo.
Chi non ha la fortuna di nascere in California, in una casa colta o in una famiglia benestante, ma è povero cosa deve fare? Suicidarsi subito o tentare di salire nella scala umana e sociale? Molti si adagiano e ritengono che sia ineluttabile il loro stato, si fanno prendere da paura e fatalità. Altri, invece, non si rassegnano alla sorte che li ha toccati e intraprendono una strada rischiosa, faticosa, ma con la consapevolezza che si può fare.
Una canzone di Gianni Morandi urla Uno su mille ce la fa. Non è una percentuale bassa, ma quant’è dura la salita, quanto sudore bisogna produrre quante delusioni bisogna ingoiare.

Mio nonno aveva dodici anni  quando al seguito di un parente si imbarcò con i Mille. Era povero e, piuttosto che restare a Verona, ove era nato, intraprese una strada avventurosa, della quale forse non si rendeva conto. In Sicilia perse una gamba e fu ospitato in una famiglia di poveri contadini di Palma di Montechiaro. Mio padre nacque povero, ma non si rassegnò al suo stato ed ha lavorato duramente, per decenni, quasi senza dormire e mangiando solo uova fino a quando non ha raggiunto un buon tenore di vita.
Vi racconto questi fatti personali, che non interessano, se non per sottolineare che non c’è nulla che ognuno di noi possa fare sol che abbia la voglia e la forza di volontà di battersi con tutte le proprie risorse, per crescere, migliorare e dare un contributo alla società in cui vive. Non arrendersi mai è il titolo di un altra canzone. Ogni volta che si cade bisogna rialzarsi con forza sapendo che le circostanze non sono sempre negative e che la guerra della vita si può vincere.

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