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Messina – Buzzanca, il sindaco-onorevole resta aggrappato alle poltrone

Francesco Torre

Messina – Buzzanca, il sindaco-onorevole resta aggrappato alle poltrone

sabato 08 Maggio 2010

La legge regionale consente di attendere i tre gradi di giudizio prima di essere obbligati a lasciare. Dopo la sentenza della Corte costituzionale, la scelta: nessuna dimissione

MESSINA – “Non c’è due senza tre”, diceva un antico proverbio.
La saggezza degli antichi, però, evidentemente non teneva conto dell’ostinatezza di Giuseppe Buzzanca e dei kg di Super Attak con cui si è incollato alle due poltrone dell’Ars di Palermo (dove svolge il ruolo di deputato regionale, e per questo si fa chiamare onorevole) e del Comune di Messina (dove per la seconda volta riveste i panni di sindaco, peraltro dopo esserne stato allontanato una prima volta per una condanna di peculato e abuso d’ufficio).
L’onorevole e sindaco, infatti, non seguirà le scelte degli altri due politici messinesi coinvolti nella vicenda dei doppi incarichi, ovvero Giovanni Ardizzone e Fortunato Romano, che nei giorni scorsi hanno presentato le proprie dimissioni come assessori della Giunta comunale in seguito alla sentenza n. 143 del 23 aprile scorso della Consulta (sentenza che – ricordiamolo – ha dichiarato incostituzionale la legge regionale 29/51 così come modificata dalla legge 22/07, nella parte in cui non è stata inclusa, tra le cariche incompatibili con le funzioni di deputato regionale, anche quella di sindaco e assessore di comune con popolazione superiore a ventimila abitanti).
Non prendere atto di una sentenza della Corte Costituzionale è certamente cosa grave e dimostra, se non altro, il livello di arroganza con cui oggi la classe politica affronta il proprio ruolo in forza di un mandato elettorale che non sempre può essere brandito come elemento che giustifica ogni nefandezza.
Ma la scelta di Buzzanca, allo stato attuale delle cose, non è contro la legge. In virtù della famosa “leggina” regionale del 10 luglio 2009, infatti, i politici con doppio incarico hanno la possibilità di attendere i tre gradi di giudizio prima di essere obbligati ad abbandonare uno dei due ruoli, e di questa “leggina” Buzzanca ha già detto di volerne approfittare, anche perché legittimamente e democraticamente eletto con migliaia di preferenze elettorali.
Dunque ciò che lo dovrebbe spingere oggi a lasciare la carica di onorevole ed occuparsi a tempo pieno della città sarebbe “solo” sensibilità istituzionale e un principio di etica politica.
Ma come si possono evocare questi concetti in presenza di un politico che non ha esitato a bloccare istituzionalmente una città di 250 mila persone per quasi due anni dopo essere stato condannato a sei mesi con sentenza passata in Cassazione?
Altra cosa, poi, sono gli equilibri politici, e solo quelli potranno provocare uno scossone.
Perché se gli inviti a dimettersi di Francantonio Genovese del Pd e di Tonino Genovese della Cisl non saranno presi nemmeno in considerazione dal primo cittadino, quelli di D’Alia e di D’Aquino (primo dei non eletti all’Ars) aprono un dibattito interno alla maggioranza che Buzzanca in qualche modo sarà costretto a risolvere.
 

 
Le conseguenze. L’ipotesi del danno erariale
 
Messina – Aldilà delle accuse politiche, l’on. sindaco dovrà difendersi anche da un ricorso presentato alla Commissione Verifica Poteri dell’Ars da Antonio D’Aquino, ex deputato e assessore forzista ora nelle fila dell’Mpa, il quale tra l’altro – tramite il suo avvocato Antonio Catalioto, ex assessore all’Urbanistica nella breve sindacatura Genovese – ha fatto sapere che contro la leggina regionale “salva doppi-incarichi” solleverà questione di legittimità costituzionale. E c’è di più. “Il procrastinare del cumulo dell’incarico – si afferma nel ricorso – può determinare un indubbio danno erariale giacché si consentirebbe tra l’altro, a tutti gli interessati, di maturare i requisiti necessari per conseguire benefici economici allo stato, eventualmente, ancora non dovuti: assegni vitalizi e indennità a favore dei deputati che maturano i requisiti pensionistici”.
E questo in risposta a Buzzanca e a chi sostiene che il doppio incarico non porta alcun vantaggio di natura economica.

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