Ricordiamo che in Italia esiste un Confidi formalmente attivo ogni 4.550 imprese, ma mentre nel Centro nord c’è un Confidi ogni 5670 imprese, in Sicilia un Confidi ogni 4.500 imprese e nelle restanti regioni meridionali 3.183 imprese (i dati sui Confidi sono tratti da Confiditalia); evidentemente su tali dati influisce il fatto che molti dei Confidi registrati, soprattutto nelle regioni sud insulari non sono in effetti pienamente operativi, ad esempio in Sicilia sono pienamente operativi solo meno di quaranta dei 66 confidi formalmente attivi. Va peraltro considerato che le imprese sono di dimensione maggiore nell’ area centrosettentrionale del Paese.
Che percorso si sta facendo per il futuro, anche in considerazione delle nuove regole c.d. di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche e sul nuovo ruolo dei confidi?. Intanto vediamo cosa si sta facendo con riferimento alla trasformazione in intermediari vigilati ex art. 107 TUB : dei 25 confidi finora autorizzati (dati a giugno 2010) solo 5 sono meridionali, di cui 2 siciliani e due sardi; dei 17 Confidi per cui è in corso l’istruttoria per il conseguimento dell’ autorizzazione solo 5 sono meridionali e di questi ben 4 sono siciliani (abbiamo considerato già avviata la procedura di richiesta da parte di Fidimpresa Confidi Sicilia di Catania) ed uno ha sede in Sardegna.
Da questi dati si evidenzia come le regioni insulari stanno seguendo un percorso evolutivo dei Confidi più simile a quello delle regioni centrosettentrionali, mentre le regioni del Mezzogiorno continentale, soprattutto Molise, Campania, Puglia, Calabria e Basilicata, sembrano essere state meno pronte ad intraprendere questo percorso di cambiamento: nessun Confidi di queste regioni risulta autorizzato ad essere intermediario 107, né ha in corso la procedura di autorizzazione (si ha notizia che solo il Confidi Regione Campania di Napoli, starebbe avviando le pratiche per ottenere l’autorizzazione ex art. 107).
Concentrando l’attenzione su quanto sta avvenendo nelle grandi regioni meridionali, ovvero oltre alla Sicilia, la Campania e la Puglia, possiamo evidenziare che in ciascuna di esse si è sviluppato un sistema Confidi con caratteristiche peculiari profondamente diverse. C’è da evidenziare che il sistema siciliano appare più in linea con i dati nazionali rispetto agli altri due.
Interessanti informazioni sull’ attività dei Confidi campani e pugliesi si possono trarre dalle ultime note sull’ andamento delle economie regionali redatte dalle sedi locali della Banca d’Italia; per la Sicilia, un simile paragrafo non è stato inserito ed occorre fare riferimento, per quanto possibile, ai dati dell’ assessorato regionale al Bilancio. A tal proposito va evidenziato che, proprio la sede siciliana della Banca d’Italia era stata una fra le prime a trattare il tema dei Confidi con un interessante approfondimento inserito già nella nota sull’ economia regionale del 2007.
Pur con questi limiti di comparabilità dei dati, alcuni confronti si possono fare: la Puglia presenta il più elevato numero di Confidi formalmente attivi fra tutte le regioni d’Italia: ben 87 con una componente legata alle imprese artigiane elevatissima, 63 Confidi artigiani, di cui 52 sotto forma di cooperativa; in Campania i Confidi formalmente attivi sono poco più di 50 anche se esistono almeno altri 50 inattivi, ricordiamo che in Sicilia i Confidi formalmente attivi sono una sessantina. Dal confronto delle dimensioni operative sembrerebbe emergere una situazione di vantaggio dei Confidi sciliani: il volume di garanzie prestate (dati al 2009) è di circa 980 milioni di euro in Sicilia contro i 226 della Puglia ed i 360 della Campania; su tale dato influisce il peso dei contributi regionali che in Sicilia sono più consistenti che nelle altre due regioni considerate.
Ma un aspetto appare ancora più rilevante, infatti il sistema siciliano è molto più proiettato alle piccole imprese rispetto a quelli campano e pugliese: infatti i Confidi di queste regioni garantiscono crediti a questa tipologia di imprese solo per un ammontare complessivo pari a poco più del 3% del totale dei prestiti erogati dalle banche alle piccole imprese , mentre l’analogo dato siciliano dovrebbe essere, in base a nostre stime, superiore al 15%. Un’ altra differenza rilevante è data dalla diversa operatività che hanno i Confidi extraregionali: in Puglia ed in Campania questi coprono circa il 40% del totale garanzie prestate a favore delle imprese regionali, sia grandi che medie e piccole (dati Banca d’Italia sedi regionali) , in Sicilia questa percentuale è molto meno rilevante.
Nel complesso, comunque, su questo fronte non siamo molto indietro, almeno nel gruppone delle regioni sud insulari. Forse mettere da parte campanilismi ed occhiuti, ma miopi, interessi e sbracciarsi per lavorare insieme per contribuire all’ effettivo miglioramento del sistema Confidi regionali come ingranaggio fondamentale della filiera del credito può dare vantaggio a tutti: agli stessi Confidi e soprattutto alle imprese, verso cui deve essere indirizzato ogni sforzo di tutti gli intermediari e delle competenti autorità di governo ed amministrazione.