Dalla domanda del mercato una formazione “funzionale” - QdS

Dalla domanda del mercato una formazione “funzionale”

Michele Giuliano

Dalla domanda del mercato una formazione “funzionale”

giovedì 02 Settembre 2010

L’assessore Mario Centorrino punta a un sistema “cucito” sulle sigenze delle imprese, non dei formatori. Necessaria la collaborazione e le indicazioni provenienti da tutte le parti sociali

PALERMO – Niente più formazione a misura di docente in Sicilia. Parola dell’assessore regionale alla Formazione professionale Mario Centorrino che apre una nuova strada alla legge di riforma pensata per questo delicato settore falcidiato negli anni da scelte di parte e per nulla aderenti alla nobile causa cui dovrebbe rifarsi il sistema, e cioè garantire nuove occasioni di lavoro e di inserimento nel mercato.
Sul piatto ovviamente c’è la legge 24, quella che per l’appunto dovrebbe andare riformata e che al momento regge le fila legislative dell’intero apparato rilevatosi sfacciatamente clientelare in Sicilia.
“Non si può continuare a finanziare enti e corsi a scatola chiusa preventivamente – dice Centorrino – ma si deve pensare a un nuovo modo di fare formazione”. Parole che in realtà dovrebbero semplicemente rappresentare la normalità e che invece in Sicilia suonano come una grande novità. In pratica l’assessore sta finalmente pensando al sistema formativo partendo alla rovescia, rispetto a quanto fatto sino ad oggi: non finanziando proposte direttamente formulate dagli enti ma facendo dei bandi in cui si richiedono determinate professionalità. “La mia proposta di riforma si basa proprio su questo passaggio fondamentale – sottolinea Centorrino – e cioè sul cambiamento radicale della concezione del sistema. Noi ricerchiamo, con la collaborazione e le indicazioni di tutte le parti sociali, le professionalità richieste sul mercato e quindi si stabiliscono criteri per i percorsi formativi da finanziare”.
Certo è che ad oggi, nonostante la tanta buna volontà ed i propositi assolutamente encomiabili non sembrano esserci in Sicilia i presupposti per sovvertire il sistema. I sindacati infatti continuano a chiedere la garanzia occupazionale per i dipendenti degli enti finanziati sino ad oggi. Il che significa mantenere un ente e un insegnante che ha solo determinate caratteristiche. Così quindi verrebbe a cadere l’idea dell’assessore regionale che invece vorrebbe una libera concorrenza che porta alla scelta dei progetti di corsi più aderenti alle necessità del mercato del lavoro siciliano. Bisogna poi fare i conti con i tagli che impone il governo regionale.
Oramai il Presidente Raffaele Lombardo punta dritto a garantire un taglio dei finanziamenti alla formazione siciliana anche perché la spesa di bilancio deve necessariamente contenersi entro certi limiti. “La formazione di qualità e il contenimento della spesa non sono cose che andranno a cozzare, posso garantirlo – precisa Centorrino -. Bisogna semplicemente lavorare per evitare le sovrapposizioni e gli sprechi che in questo settore sono tanti, salvaguardando comunque le eccellenze che sono a loro volta anche notevoli.
Questo obiettivo lo si può raggiungere ma si dovrà contare sul contributo da pare di tutti: non solo del governo regionale ma anche dei sindacati, delle parti sociali e anche degli stessi operatori degli enti di formazione. Il loro contributo deve essere determinante per voltare pagina e mettere fine anche a questa negativa immagine della Sicilia che finisce per danneggiare anche i virtuosi”.
 

 
L’approfondimento: Sono 9.200 gli impiegati nel settore
 
Anzitutto quello che risalta di più agli occhi è la crescita di enti accreditati dalla Regione e di personale lievitata nell’ultimo decennio in particolare. Situazione che comporta costi altissimi, come certificato più volte dalla Corte dei Conti: da queste parti un corso di formazione costa in media 108 mila euro. Ancor più eloquente il dato riguardante il personale impiegato all’interno degli enti formativi: qui è facile notare proprio il nocciolo della distorsione del sistema. In Sicilia troviamo una galassia di 1.400 enti di formazione regolarmente accreditati dalla Regione, strutture cioè che sono state riconosciute come idonee, in base a determinati parametri, a svolgere attività nel settore. Una cifra mastodontica che ovviamente produce un altrettanto mastodontico numero di impiegati: ben 9.200 secondo l’ultimo censimento fatto dal Dipartimento regionale della Formazione professionale. Sempre i magistrati contabili hanno contato la creazione di 5 mila corsi all’anno in Sicilia. I costi? Inevitabile parlare di “emorragia” finanziaria nell’Isola. Nel bilancio, alla voce spesa, la Regione ha iscritto 242 milioni di euro in uscita. Ma considerando gli altri fondi (soprattutto provenienti dall’Ue) per il settore, si arriva alla cifra di 340 mln di euro. (mg)

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