Mafia ed eolico: ora se ne accorgono tutti - QdS

Mafia ed eolico: ora se ne accorgono tutti

Rosario Battiato

Mafia ed eolico: ora se ne accorgono tutti

venerdì 17 Settembre 2010

Il sequestro di beni per 1,5 miliardi all’imprenditore trapanese Nicastri conferma la linea sostenuta per anni dal Quotidiano di Sicilia. Le mega strutture hanno deturpato l’ambiente e creato un vorticoso giro di euro per pochi

PALERMO – L’affaire Nicastri, l’imprenditore siciliano, ben noto negli ambienti delle fonti rinnovabili e dell’eolico in particolare, cui sono stati sequestrati beni per 1,5 miliardi di euro,  e per cui la Dia e la Procura di Trapani hanno chiesto al tribunale la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, ha ribadito una verità che le pagine di questo giornale certificano da tempo e da un paio di giorni anche la stampa nazionale: l’eolico in Sicilia è un grande affare e come tale soggetta anche all’interessamento mafioso.
Tra l’altro come riportato a pagina 11 del nostro giornale, tesi tecniche e scientifiche fanno emergere i difetti dell’eolico: un sistema di energia rinnovabile in Sicilia fin ora troppo costoso che non regge la competizione del mercato in termini produttivi.
Tornando agli affari criminali, certo non è semplice l’equazione per cui eolico vuol dire mafia, ma di certo non stupiscono le amicizie criminose di Nicastri né tantomeno che la Dia definisca la sua attività come quella “dello sviluppatore, figura professionale tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni megawatt prodotto è venduto a circa 2 mln di euro”.
L’eolico, che di per sé sarebbe una grande risorsa economica per l’Isola, è stato il marchio indiscusso dell’epoca Cuffaro, prima che l’arrivo a Palermo di Raffaele Lombardo e la parallela battaglia mediatica di qualche estate fa ad opera di Vittorio Sgarbi facessero precipitare le quotazioni della fonte del vento.
Tuttavia dopo la grande abbuffata del mega-eolico, adesso questa fonte costituisce oltre l’80% della produzione rinnovabile regionale e che assieme alla Puglia (27%) arriva a quasi il 50% dell’intera produzione nazionale da eolico.
Il Pears regionale, che dovrebbe fornire il polso dell’attuale e della futura situazione energetica isolana, pur essendo depotenziato da una serie di pastoie burocratiche, delinea un futuro ricco di fotovoltaico ed eventualmente microeolico che avrebbe meno impatto sul territorio e sarebbe meno appetibile per i giochi speculativi.
In effetti se l’eolico si è potuto ergere quale fonte di riferimento primaria – anche laddove l’apporto del vento non lasciava garantire una effettiva produttività delle fattorie eoliche o ancora non attaccando le pale alla rete realizzando di fatto l’effetto delle “pale che girano a vuoto” – si deve ad una serie di fattori. Se l’eolico vola i motivi sono diversi, ma tutti principalmente di natura pecuniaria. A partire dalla vendite dell’energia alla rete: l’Isola ha un costo tra i più alti d’Italia in termini di energia elettrica e ha fatto registrare un aumento macrozonale del 50,5% rispetto al 2007.
Ma non basta. A questi vantaggi non indifferenti della produzione eolica siciliana si aggiungono i costi dei certificati verdi, per i quali nel 2009 il Gestore dei Servizi elettrici ha fissato come prezzo di offerta dei propri Cv 88,66 euro/MWh al netto di Iva. Nell’Isola la produzione da Certificati Verdi ammonta a 1.397,8 GWh su 1.537,3 GWh della produzione totale da Fer.
Insomma, un vorticoso giro di euro su cui persino l’Autorità per l’Energia ha espresso perplessità riportate nella memoria per l’audizione presso la Commissione straordinaria per la verifica dell’andamento generale dei prezzi al consumo e per il controllo della trasparenza dei mercati del Senato della Repubblica.
 

 
Legambiente difende il settore ma vuole più controlli
 
BARI – Legambiente non torna indietro e si precipita a far da diga contro le accuse di speculazione e malaffare che circolano attorno l’eolico. “È demenziale utilizzare le infiltrazioni mafiose all’interno del comparto delle energie rinnovabili – ha spiegato Vittorio Cogliati, presidente nazionale dell’associazione del cigno – come dimostrazione di un paradigma geometrico della possibilità di criminalizzare questo settore”. Certamente l’eolico, così come le altre fonti rinnovabili, costituisce una grande opportunità economica, ma questo non deve far abbassare la guardia nei confronti delle influenze della criminalità organizzata. E gli esempi non mancano: in Sicilia bisogna almeno menzionare il caso del boss Matteo Tamburello, particolarmente interessato alla costruzione di una fattoria eolica nel trapanese, e poi la celebre operazione “Via col Vento”, che vide imprenditori campani e siciliani accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per aver indebitamente percepito contributi pubblici. Anche sulla questione del paesaggio il presidente ambientalista pensa che le pale “in molti paesaggi dell’Appennino sono un elemento di miglioramento e un valore estetico aggiunto”. In Sicilia, però, c’è chi la pensa in maniera decisamente differente.
 

 
I contributi. Risorse da Stato e Ue anche per il fotovoltaico
 
PALERMO – I contributi tuttavia non ci sono solo per l’eolico. Il fotovoltaico in effetti può registrare ottimi vantaggi: nel Conto energia ci sono 0,44 centesimi a chilowattora e altri 0,11 centesimi a chilowattora pagati dal gestore della rete, senza contare che l’energia nell’Isola costa carissima, mediamente circa il 25% in più che nel resto dell’Italia. Altri fondi arrivano dall’Ue così come da Roma e si prevede una pioggia dorata sull’Isola: 523,8 milioni di euro pari a poco meno del 50% dell’intera dotazione finanziaria prevista per le Regioni dell’obiettivo convergenza.
L’energia che fa riferimento al sole si prepara quindi ad un recupero in grande stile potendo contare su altre risorse niente affatto indifferenti. Dai dati Enea sulle categorie di spesa dei Por Fesr, rielaborati nel rapporto “Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti, le ricadute occupazionali, le nuove professionalità” condotta dall’Ires, l’Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil, e dalla Filctem, risultano risorse finanziarie nazionali e comunitarie per il settore energie specificatamente per il solare che si accaparra 176,2 milioni di euro (33,6%), poi seguito dalla biomassa con 80,2 milioni (15,3%), poi l’idroelettrico/geotermico con 41,6 milioni di euro (7,9%) ed infine l’eolico con 32 milioni (6,1%).
 

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