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Contraffazione come business. Sicilia leader in tutti i settori

Michele Giuliano

Contraffazione come business. Sicilia leader in tutti i settori

martedì 09 Novembre 2010

Abbigliamento, supporti digitali e agropirateria: nell’Isola il fenomeno non conosce confini. Tra Palermo, Catania e Ragusa molto attivi i militari della Guardia di Finanza

PALERMO – Sicilia sempre più capitale italiana della contraffazione. Si va dall’abbigliamento alla musica passando anche per i prodotti alimentari. Le inside insomma arrivano da tutte le parti. Negli ultimi due mesi c’è stata l’ennesima stretta della Guardia di finanza che ha potuto far venire alla luce ancora una volta, semmai ci fosse bisogno di conferme, che il fenomeno è in fortissima espansione e si sta adattando alle logiche di mercato siciliane.
Resta comunque il business dei marchi di abbigliamento e calzature contraffatti a tenere testa e ancora una volta Palermo si erge ad assoluta “regina” di questo mercato.
Nel corso dell’ultimo blitz nel capoluogo il Gruppo Pronto Impiego della Guardia di Finanza ha sgominato una vera e propria attività commerciale illecita di prodotti con marchi contraffatti. Si parla di ben 4.000 pezzi taroccati. A bordo di un furgone sono stati rinvenuti numerosi colli contenenti scarpe “Nike” e giubbotti delle marche “Blauer” e “Peuterey” provvisti persino di targhetta in cartoncino dei rispettivi marchi: tutta merce abilmente contraffatta, recante lievi ma non trascurabili imperfezioni nella manifattura e nella qualità rispetto a quella originale in commercio.
I militari hanno proceduto, inoltre, ad un successivo controllo presso i magazzini di una locale ditta di autotrasporti con l’obiettivo di controllare altri colli in giacenza riconducibili allo stesso proprietario del mezzo. Il controllo ha consentito di rinvenire numerosi imballaggi contenenti scarpe “Hogan” contraffatte, dotate di scatole e sacchetti in stoffa recanti lo stesso marchio abilmente artefatto e materiale vario utilizzato per il confezionamento. I prodotti sequestrati, per un totale di circa 4.000 pezzi, una volta immessi nel mercato avrebbero avuto un valore complessivo stimabile di oltre 100.000 euro.
A Catania invece il mercato nero in questo momento sembra concentrarsi su atro e cioè sulla violazione dei diritti d’autore. Anche in questo caos i numeri sono stratosferici: 19.000 tra cd e dvd duplicati illegalmente sono stati sequestrati sempre dai finanzieri che hanno denunciato cinque persone, tutte di nazionalità italiana, per violazione della normativa a protezione dei diritti d’autore. Il sequestro è stato fatto nelle vie Pacini e Teocrito e in Piazza Carlo Alberto.
Singolare e allo stesso tempo preoccupante invece quanto successo in quest’ultimo periodo anche a Ragusa: qui le fiamme gialle hanno scoperto un’importante operazione di contraffazione di pomodorini provenienti dalla Tunisia e spacciati per prodotto siciliano. Si tratta di una frode commerciale nel settore agricolo su vasta scala, che ha portato alla denuncia di tre imprenditori, accusati di aver contraffatto con marchio italiano 22 tonnellate di pomodorini provenienti dalla Tunisia, vendendoli poi a ditte in tutta Italia. Le indagini sono partite dopo che i finanzieri si sono resi conto di numerosi e apparentemente inspiegabili passaggi del prodotto importato dalla Tunisia, prima di arrivare al consumatore finale.
 


L’agroalimentare tra i settori più a rischio
 
La Sicilia sul piano della contraffazione nel settore agroalimentare rischia moltissimo. I finanzieri infatti hanno scoperto a Ragusa che proprio l’Isola è al centro di un complesso sistema di agropirateria del “Made in Italy”, un business che ha raggiunto un volume di affari internazionale da 60 miliardi di euro. In merito alla vicenda Confconsumatori ha dichiarato: “La scoperta di pomodorini tunisini venduti per prodotti siciliani è un fatto grave. L’informazione e la sicurezza alimentare sono oggi uno dei settori più importanti nei quali le associazioni dei consumatori devono esercitare il loro ruolo. E la sicurezza alimentare può essere garantita solo dalla qualità dei prodotti. Per tali motivi ci costituiremo parte civile nel relativo procedimento penale, a tutela dei consumatori siciliani”. In merito alla vicenda si è espresso anche il deputato Carmelo Incardona: “Frodi come quella dei pomodorini taroccati non fanno altro che alimentare quell’agropirateria già denunciata a livello locale e nazionale. Vuol dire andare contro gli interessi e l’economia di questo territorio che attraverso i marchi di qualità e di origine cerca di vincere la difficile competizione sui mercati internazionali”.

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