L’economia sostenibile non sta in Sicilia - QdS

L’economia sostenibile non sta in Sicilia

Massimo Mobilia

L’economia sostenibile non sta in Sicilia

giovedì 16 Dicembre 2010

Dopo gli scarsi risultati sulla qualità della vita, l’Isola ha valori negativi anche nella classifica Quars di “Sbilanciamoci!”. Penultima tra le regioni negli indicatori sullo sviluppo economico unito al benessere sociale

PALERMO – Non bastava il dossier del Sole 24 Ore a dover constatare la scarsa “Qualità della vita” nelle province siciliane. La Sicilia è fanalino di coda anche nella classifica che analizza lo sviluppo economico delle regioni congiunti ad indicatori sociali quali il benessere, la sostenibilità e l’equità. Lo sostiene uno studio fatto da “Sbilanciamoci!”, campagna sociale che dal 1999 raggruppa 47 organizzazioni della società civile, per indicare politiche pubbliche che puntino a rovesciare le priorità economiche rimettendo al centro i diritti delle persone e la salvaguardia dell’ambiente.
L’analisi sulle regioni italiane, giunta all’ottava edizione è stata fatta attraverso il Quars, un indicatore composito che misura 41 variabili raggruppate in 7 dimensioni: ambiente, economia e lavoro, diritti e cittadinanza, pari opportunità, istruzione e cultura, salute e partecipazione la qualità dello sviluppo locale. In particolare, è stata messa in evidenza l’insufficienza del livello di reddito come unica misura del benessere e come base per descrivere il livello e la qualità di sviluppo di un territorio.
In testa alla classifica i soliti noti: vince il Trentino Alto Adige, regione dove sviluppo e benessere si coniugano maggiormente con la sostenibilità e l’equità. Maglia nera, invece, per la Campania, che occupa l’ultimo posto della graduatoria, preceduta di poco dalla nostra regione. La Sicilia, infatti, è 19esima con valori al di sotto della media in tutti settori analizzati dal Quars. La classifica ripropone così il classico divario tra regioni settentrionali e regioni meridionali, mentre emerge un riposizionamento delle regioni centrali: se Lazio e Abruzzo continuano nel loro ruolo di cuscinetto fra le due parti del Paese, l’Umbria ha compiuto un notevole progresso verso la qualità del benessere, avvicinandosi alle prime posizioni della classifica. Sembra che siano le piccole regioni quelle in cui il benessere sta andando nella giusta direzione di sostenibilità.
Ai primi posti, dopo il Trentino Alto Adige, troviamo l’Emilia Romagna che recupera due posizioni rispetto allo scorso anno, mentre al terzo posto si piazza la Toscana, seguita dalla Valle d’Aosta, arrivata quarta in graduatoria. Poi ancora, il Friuli Venezia Giulia al quinto posto, seguito da Umbria, Marche e Veneto a pari merito, e dalla Lombardia che si ferma all’ottava posizione. Particolare il caso del Piemonte che, pur avendo ottenuto risultati positivi in tutte le dimensioni, ha perso tre posizioni in classifica. La Liguria chiude la tornata di regioni che ottengono un Quars positivo.
La parte negativa della classifica è aperta dall’Abruzzo. Lazio, Sardegna, Molise e Basilicata seguono con valori pressoché analoghi. Infine, quasi che il peggiorare del benessere economico e sociale segua la direzione geografica da Nord verso Sud, le ultime quattro posizioni sono ricoperte da Puglia, Calabria, Sicilia e Campania, tutte con valori sotto la media.
Una curiosità. Confrontando il Quars con il Pil pro capite a regionale, si evidenzia una differenza di performance particolarmente evidente per alcuni territori, in particolare Lazio e Lombardia registrano un calo rispettivamente di ben 8 posizioni e 6 posizioni, mentre guadagnano svariate posizioni in senso positivo Umbria, Toscana e Marche.

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