Bastano due studi condotti dall’Ordine dei chimici, su commissione di Legambiente Palermo e del Movimento Difesa del cittadino, per dare un’idea della potente capacità pervasiva di sostanze come il benzene, la cui presenza è stata rilevata anche sulla frutta e sugli ortaggi che arrivano sulle nostre tavole. Non basta neppure abitare al sesto piano di un palazzo con vista sul traffico per ritenersi al riparo dall’attacco degli agenti inquinanti.
Messe in soffitta le Zone a traffico limitato, i cui rimborsi stanno lentamente arrivando nelle tasche dei palermitani, la città viaggia ancora sbadatamente a targhe alterne.
“Ma il Put – precisano i chimici – non è sostitutivo del Piano di risanamento della qualità aria”. L’Ordine professionale ricorda anche la sentenza con la quale, un anno fa, la Corte di giustizia europea ha riconosciuto a ogni singolo cittadino della Comunità europea, in presenza di rischio di superamento delle soglie di allarme di Pm10, il diritto a pretendere dalle competenti autorità nazionali, in forza del diritto comunitario, la predisposizione di un piano d’azione.
“Ci sono alcune componenti – sottolinea Nunzio Purpura – che vanno valutate. La gente, ormai, si è abituata alle targhe alterne e di conseguenza usa l’automobile con maggiore oculatezza. Certo, in considerazione dell’inadeguatezza dell’organico, che dovrebbe essere almeno di duemila unità e con età media inferiore, non sempre possiamo fare un controllo compiuto in tutti i punti della città. La nostra è una città capoluogo di regione, in cui ogni giorno si svolgono manifestazioni e cortei. In presenza quindi di emergenze operative, le pattuglie che di solito sono utilizzate nei posti fissi al controllo delle targhe alterne, vengono dislocate per sopperire a queste situazioni di emergenza”.