Continuano a salire i prezzi dei prodotti alimentari, per le famiglie la spesa è sempre più onerosa. L’allarme lanciato dalle associazioni dei consumatori: la farina ha raggiunto “picchi” del +81%
PALERMO – La spesa diventa sempre più onerosa per le famiglie italiane. I rincari sui prodotti alimentari si fanno sempre più preoccupanti, sia sulla spinta dell’aumento delle materie prime, sia sull’onda dei rincari energetici che influiranno sui costi di produzione e di trasporto. Un alimento chiave e quasi “icoinico” come la farina, è stato al centro dell’allarme emesso da Assopanificatori Confesercenti: l’aumento del prezzo ha raggiunto picchi dell’81%, in merito ai quali l’associazione ha chiesto un’indagine parlamentare.
Nella stessa direzione va il lavoro dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che ha confrontato i prezzi di alcuni prodotti alimentari tra marzo di quest’anno, periodo in cui già si registravano alcune tensioni sui costi delle materie prime, e oggi, in cui si registrano ulteriori aumenti dei costi delle materie prime agricole, dal 22% per il frumento al 79% per l’avena. I rincari che ne emergono sono notevoli, con una media del +15% sui prezzi al consumo, e sforano la soglia del 30% nel caso della farina, del pane in cassetta e della pasta integrale. Anche la Federconsumatori ha voluto richiamare l’attenzione delle autorità, inviando una segnalazione all’Agcm, l’autorità garante della concorrenza e del mercato, perché verifichi la sussistenza di ipotesi di cartello sui prezzi dei prodotti alimentari, così come avvenuto nel 2008.
“In una fase delicata come quella che il Paese sta attraversando – dicono da Federconsumatori – è fondamentale mettere in campo ogni azione di monitoraggio e sanzione affinché il mercato non sia viziato da intollerabili fenomeni speculativi, che andrebbero ad aggravare ulteriormente i già forti rincari in atto, con forti danni alle famiglie e all’intero sistema produttivo”.
Perché la situazione comincia ad essere difficilmente sostenibile, per molte famiglie già in estrema difficoltà economica: i prezzi dei prodotti alimentari hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi dieci anni trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali, come è emerso dalla recente analisi della Coldiretti sulla base dell’Indice Fao dei prezzi delle materie prime agricole a maggio 2021, che ha raggiunto il valore massimo dal settembre 2011.
“Si tratta – sottolinea la Coldiretti – del risultato di un anno di aumenti consecutivi con l’indice Fao che ha raggiunto un valore medio di 127,1 punti, che costituisce un incremento del 39,7% rispetto a maggio 2020”. A tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciti del 36,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i prodotti lattiero caseari sono saliti del 28% rispetto all’anno scorso, oltre al balzo del 10% nelle quotazioni della carne.
“Con la pandemia da Covid – continua la Coldiretti – si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione”. La paura di non poter soddisfare i bisogni primari come il cibo ha convinto la stessa Unione Europea a lanciare una consultazione pubblica per raccogliere contributi dagli operatori, ma anche dalle autorità e dai cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza alimentare.
“L’emergenza Covid – rileva la Coldiretti – sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale, e l’Italia che è fortemente deficitaria da questo punto di vista ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri”.
L’aumento delle quotazioni è soltanto la conferma che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza, ma soprattutto, ha mostrato le fragilità presenti in Italia, sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro.