Il potere ai cittadini, ma il quorum lo vieta - QdS

Il potere ai cittadini, ma il quorum lo vieta

Il potere ai cittadini, ma il quorum lo vieta

mercoledì 08 Giugno 2022

Anche le minoranze hanno diritti

Il prossimo 12 giugno tutti i cittadini italiani aventi diritto al voto potranno esercitarlo andando alle urne ed esprimendosi in tre modi: abrogando le cinque leggi con un “Sì”, negando il loro consenso alla loro abrogazione con un “No”, ovvero barrare la scheda, annullandola in segno di protesta, ma depositandola ugualmente nell’urna.

Vi è un quarto modo e cioè quello di dichiarare apertamente che non si vuole esercitare tale diritto di voto e quindi non si va a votare. Ma questa opzione si suddivide a sua volta in due fra chi è disinteressato totalmente ai cinque quesiti e chi invece a modo suo non va per non fare raggiungere il quorum, pari al cinquanta per cento più uno degli aventi diritto al voto.

Come è facile comprendere, le due opzioni si confondono, per cui lunedì 13 non sapremo distinguere fra i non votanti, quelli che non sono andati per scelta, e gli altri, per menefreghismo.

Ecco perché i cittadini, i veri cittadini, non dovrebbero consentire questa confusione, in quanto essi hanno modo di protestare come abbiamo indicato precedentemente. Se invece non vanno al seggio, la loro volontà viene confusa con quella di chi non è un vero cittadino perché se ne infischia di adempiere al suo diritto-dovere di votare.

Questo ragionamento esiste da quando c’è la legge istitutiva del referendum abrogativo, cioè che può solo tagliare, il quale ha ritenuto di inserire il cappio del quorum per impedire a minoranze di potere di prevalere sulle maggioranze.

Ma in questo caso, come abbiamo prima descritto, le maggioranze sono confuse fra chi non vuole andare a votare e chi se ne infischia di andare a votare, cioè chi non è un buon cittadino. Ecco perché il quorum penalizza i cittadini che vogliono esercitare il loro diritto, vanificato dallo stesso quorum.
Dal ragionamento che precede, valutabile giusto o sbagliato, si deduce che il quorum è un meccanismo antidemocratico e perciò andrebbe cancellato con un comma di cinque parole: “Il quorum referendario è abrogato”.

Questa giusta modifica della legge non è gradita a chi ritiene che i parlamentari non siano delegati dal Popolo, ma che, una volta eletti possano fare tutto quello che vogliono, ivi comprese leggi sbagliate, contorte, astruse, inique e scritte in burocratese, una lingua infame, non comprensibile dai cittadini comuni.

A riguardo non possiamo non citare una serie di leggi che obbligano i legislatori alla chiarezza e trasparenza dei testi normativi. Si parte dal regio decreto 262 del 16 marzo 1942, alla legge 212 del 2000, alla legge 69 del 2009, alle sentenze della Corte Costituzionale numero 364/88 e 185/92, nonché alla legge 400 del 1988.

Tutte le norme citate ribadiscono il principio che le leggi debbono essere scritte in italiano comprensibile da tutti. Dal che si deduce che la maggior parte delle leggi, dei decreti legislativi, dei decreti legge e dei decreti ministeriali sono quasi tutti illegittimi perché scritti non in conformità con le prescrizioni anzidette. Ma per queste iniquità non paga nessuno, né i parlamentari, né i componenti del Governo, né i burocrati.

La Confederazione Elvetica, con una superficie di 41.285 km², con i suoi ventisei cantoni, è stata costituita ufficialmente nel 1848 con l’approvazione della Costituzione. Ma essa nasce in modo embrionale già nel 1291, quando vi erano appena tre cantoni: Uri, Schwyz e Unterwalden.
Perché citiamo la Confederazione Elvetica? Per la semplice ragione che essa è talmente democratica che si appella al popolo confederale, o cantonale (cioè dei singoli Stati), o comunale per le questioni importanti, ma anche meno importanti. Per esempio quando si debba spostare un albero o meno in una piazza di un comune.

I referendum comunali non hanno grandi formalità perché i cittadini si riuniscono nella piazza principale e decidono per alzata di mano; non importa quanti siano presenti.
Tutto ciò per dire che la vera democrazia non ha bisogno di vincoli, né di bavagli o quorum. La vera democrazia va esercitata da chi la vuole esercitare. Si auto-esclude chi preferisce occuparsi di altre cose, dimenticando che anche quelle, poi, diventano proprie cose.

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