Anche la qualità della vita è in fuga dal Meridione. Sud resta ai margini dell’Italia e dell’Europa - QdS

Anche la qualità della vita è in fuga dal Meridione. Sud resta ai margini dell’Italia e dell’Europa

Anche la qualità della vita è in fuga dal Meridione. Sud resta ai margini dell’Italia e dell’Europa

venerdì 21 Giugno 2024

Deficit sul fronte infrastrutturale e servizi carenti. Anche per questo il Mezzogiorno si spopola sempre di più

PALERMO – Ormai ci abbiamo fatto il callo. Dopo le continue stroncature incassate dal Mezzogiorno nelle indagini sulla qualità della vita elaborate sia da ItaliaOggi-Ital Communications (in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma) che dal Sole 24 Ore, anche il rapporto Istat “La percezione della qualità della vita nelle città italiane: un confronto europeo – Anno 2023”, reso noto a inizio mese, boccia senza appello il Sud Italia, Sicilia compresa.

I calli, però, possono essere molto dolorosi e questo lo è parecchio perché la rilevazione “Quality of life in European cities”, condotta dalla Commissione europea con il contributo dell’Istat in una selezione di città continentali, è rivolta ad accrescere la conoscenza sulla qualità della vita percepita in ambito urbano e i risultati espressi dalla popolazione delle città meridionali non sono confortanti.

Prima di addentrarci nell’imponente mole di dati raccolti nel rapporto, è opportuno aprire una parentesi metodologica. L’indagine si inserisce nel filone di studi sulla “life satisfaction” ed è rivolta a misurare diversi aspetti, tra i quali la percezione della qualità della vita nella propria città, sia in termini generali che rispetto a specifiche dimensioni (lavoro, servizi pubblici, sicurezza, ambiente, Amministrazione locale ecc…); le opinioni sulla capacità inclusiva della città; il sostegno da parte delle reti sociali e la fiducia verso i propri concittadini; le opportunità offerte dalla città, come trovare un buon lavoro e un alloggio. L’obiettivo è quello di comparare i dati delle ventisei città italiane considerate nell’indagine (edizione 2023) alle altre cinquantanove città dell’Unione europea che fanno parte dell’universo di riferimento – per un totale quindi di ottantacinque città – al fine di evidenziare punti di forza e di debolezza dei contesti urbani del nostro Paese e di rilasciare informazioni utili a definire meglio le politiche urbane.

In relazione alla soddisfazione per la vita nella propria città, i ventisei centri italiani si caratterizzano per una spiccata eterogeneità e per la presenza di percentuali relativamente più basse di persone soddisfatte. Si oscilla infatti tra il minimo del 47,8 per cento registrato a Taranto e il massimo del 95,4 per cento di Trento (che presenta valori simili a Groninga, nei Paesi Bassi, e a Copenaghen, in Danimarca). La percentuale media dei soddisfatti di vivere nella propria città in Italia – che è pari a 79,5 per cento – risulta inferiore di circa 10 punti rispetto a quella nelle altre città europee (88,4).

Popolazione soddisfatta di vivere nella propria città

In sei città italiane – Trento, Trieste, Cagliari, Bergamo, Brescia, Bolzano/Bozen – si osservano percentuali molto alte della popolazione soddisfatta di vivere nella propria città (superiori al 90 per cento). Trento, in particolare, si colloca anche al primo posto della graduatoria europea. Queste percentuali sono simili a quelle di varie città dell’Europa del Nord e di molte città afferenti sia all’Europa occidentale che all’Europa dell’Est, dove si registrano livelli mediamente alti di soddisfazione. Percentuali poco più basse di persone soddisfatte per la propria città (fra l’81,3 e l’87 per cento) sono registrate a Bologna, Perugia, Firenze, Milano, Genova, Pescara, Torino e Bari (valori simili si riscontrano a Barcellona, Berlino, Budapest e Bruxelles), mentre percentuali inferiori all’81,3 per cento caratterizzano Venezia, Sassari e Roma, ma anche e soprattutto – neanche a dirlo – le città meridionali Messina, Napoli, Palermo, Catania, Reggio di Calabria e Taranto.

Palermo primato di città in cui si vive peggio

A tal proposito, corre l’obbligo di segnalare che nella classifica generale realizzata dalla Commissione europea nel 2023, il poco invidiabile primato di città in cui si vive peggio spetta proprio a città del Sud Italia: la nostra Palermo è la città europea in cui i cittadini soddisfatti di vivere nel proprio territorio sono meno rispetto alle altre (62 per cento, contro il 95 per cento di Danzica, in Polonia, che si piazza in top ten, insieme, tra le altre, a Zurigo, Copenhagen, Stoccolma e Ginevra). La siciliana è in “buona compagnia”: anche Napoli, altra città del Mezzogiorno per l’appunto, con il 66 per cento, si piazza in fondo alla classifica (terzultima, a pari merito con Tirana).

Tornando al rapporto Istat, le percentuali di chi pensa che la qualità della vita in città negli ultimi cinque anni sia migliorata sono ovunque nella Penisola piuttosto basse (inferiori al 30 per cento). Emergono alcune eccezioni: Bari e Messina. Nel capoluogo pugliese oltre la metà della popolazione (53,1 per cento) ritiene che ci sia stato un miglioramento della vivibilità urbana. Si tratta di uno dei risultati migliori registrati a livello europeo. A Messina, la percentuale è più contenuta ma comunque rilevante (43,5 per cento).

Palermo – e con lei anche Bergamo, Brescia, Napoli, Milano, Torino e Bologna – solo una quota compresa tra il 15 e il 30 per cento dei residenti che pensa di aver assistito a un cambiamento positivo. Il valore più basso è espresso a Roma: qui solo il 2,9 per cento degli abitanti pensano che ci sia stato un miglioramento, ponendo la capitale italiana all’ultimo posto tra tutte le 85 città analizzate. Le città dove si osservano le quote più elevate di persone che ritengono che la qualità della vita nella propria città sia peggiorata negli ultimi cinque anni sono tutte italiane: si tratta di Reggio di Calabria (dove la pensa così il 65,8 per cento dei residenti), seguita da Venezia, Roma, Parma, Catania, Bolzano/Bozen e Firenze.

Soddisfazione rispetto ai principali servizi offerti

Passiamo ora alla soddisfazione rispetto ai principali servizi offerti nelle città. La situazione nel nostro Paese risulta spaccata in due e sembra riflettere lo storico divario Nord-Sud: le città settentrionali presentano percentuali di cittadini soddisfatti per la sanità che superano in quasi tutti i casi il 60 per cento mentre nelle città del Sud sono tutte inferiori al 50 per cento. Le quote di soddisfatti per i servizi sanitari oscillano tra il 30 e il 40 per cento a Napoli, Catania, Palermo, Messina e Cagliari e percentuali ancora più contenute sono rilevate a Sassari, Taranto e Reggio di Calabria (che con il 18,2 per cento riporta il valore minimo). In una situazione intermedia si trovano invece Roma e Genova (con percentuali attorno al 50 per cento), mentre il gradimento più alto (oltre il 70 per cento) si registra a Bologna, seguita da Verona, Firenze, Trieste e Parma.

In tema di trasporti pubblici, le città italiane con le percentuali più alte di abitanti soddisfatti (superiori all’80 per cento) sono Milano (con l’81,9 per cento), Trieste (81,8 per cento) e Bolzano/Bozen (81,5 per cento). Questi valori sono simili a quelli di Monaco, Bordeaux e Amsterdam, mentre la prima in graduatoria risulta essere Vienna, con l’89,7 per cento. Le città dove, invece, meno della metà degli abitanti sono soddisfatti dei trasporti pubblici locali risultano essere in gran parte italiane: tra di esse vi sono Reggio di Calabria, Catania, Palermo e Taranto (con il valore minimo del 20,2 per cento).

I mezzi di trasporto usati più spesso

Nel corso dell’indagine, è stato chiesto ai cittadini di indicare i mezzi di trasporto usati più spesso. A prediligere il trasporto pubblico locale sono varie città dell’Europa orientale, tra cui Praga (dove viene indicato come il mezzo più usato dal 69,1 per cento dei residenti), Bucarest e Varsavia. Rientrano nel gruppo di grandi utilizzatori del trasporto pubblico urbano anche gli abitanti di Parigi (lo indicano come mezzo usato più spesso il 58,1 per cento degli abitanti), Stoccolma (56,4 per cento) e Stoccarda (51,8 per cento), mentre l’unica città italiana in cui si riscontra una situazione analoga è Milano (quinta nella graduatoria con il 55,6 per cento di preferenze). Le percentuali più basse dell’impiego del trasporto pubblico locale sono collocate quasi tutte in Italia. L’utilizzo dei trasporti pubblici è infatti poco rilevante (ovvero è indicato da meno del 25 per cento degli abitanti quale mezzo usato più spesso) nella maggior parte delle città dell’Italia meridionale. Sicilia compresa, ovviamente.

Efficienza dell’Amministrazione locale

In merito alla percezione dell’efficienza dell’Amministrazione locale, i valori più bassi (che indicano quindi una scarsa efficienza percepita dell’Amministrazione pubblica locale) sono registrati nelle tre città metropolitane siciliane e a Pescara, Roma, Sassari, Cagliari, Taranto, Reggio di Calabria, mentre i valori più alti sono rilevati a Trento, Bologna, Bolzano/Bozen, Brescia, Bergamo, Verona.

Per quanto riguarda, in particolare, il fenomeno della corruzione nell’Amministrazione pubblica locale, nel complesso delle città esaminate la percentuale di chi ritiene che sia presente varia dal minimo riportato a Bergamo (dove solo il 10,6 per cento ritiene che ci sia) al massimo di Roma (74,2 per cento). Se nella maggior parte delle città italiane meno del 30 per cento degli abitanti ritiene che il fenomeno sia presente, esistono al contempo alcune realtà dove è la maggior parte degli abitanti a ritenere che la corruzione interessi le proprie amministrazioni locali. Si tratta appunto della capitale italiana, ma anche di Palermo (71,3 per cento) e Napoli (61,5 per cento). Catania si pone in una situazione intermedia, in cui la percentuale di cittadini che pensano che la corruzione sia presente è compresa tra il 40 e il 53 per cento, mentre a Messina si rileva una percentuale più bassa, inferiore al 30 per cento.

Dal punto di vista lavorativo, la quota di persone che ritiene sia facile trovare un buon lavoro nella città oscilla dal minimo rappresentato da Reggio di Calabria e Taranto (1,6 per cento in entrambe) al massimo rappresentato da Praga (75 per cento). Limitatamente alla Penisola, si osserva una forte polarizzazione tra sei città del Nord – Bolzano/Bozen, con il 72,3 per cento di cittadini sicuri che sia semplice trovare un lavoro soddisfacente, e a seguire Milano, Trento, Brescia, Parma e Bergamo – dove oltre la metà della popolazione pensa sia facile trovare un buon lavoro e una maggioranza di città dove, invece, meno della metà della popolazione residente la pensa in questo modo, con i valori più bassi (inferiori al 20 per cento) riportati da Roma, Torino, Perugia e Genova e da tutte le città meridionali, siciliane incluse.

Sul fronte della sicurezza urbana, nelle città italiane si osservano le percentuali relativamente più basse di persone che si sentono sicure a camminare da sole di notte nella propria città. Le percentuali di chi si sente sicuro oscillano tra il minimo registrato a Catania, dove la pensano in tal modo il 16,9 per cento dei cittadini, e il massimo di Copenaghen (86,5 per cento). Nella maggior parte delle città esaminate, le percentuali superano il 60 per cento; delle 26 città italiane, invece, supera questa soglia solo Verona (63 per cento). Percentuali relativamente basse di sicurezza percepita nel camminare da soli di notte (inferiori al 30%) sono state riscontrate a Bari, Parma, Venezia, Genova, Taranto, Milano e la già citata Catania. Oltre a Verona, le città italiane dove ci si sente relativamente più sicuri a camminare da soli la notte sono Palermo, Bologna, Trento, Trieste e Reggio di Calabria (con quote tra il 50 e il 60 per cento dei residenti che dichiarano di sentirsi sicuri). Valori simili si osservano a Bruxelles, Berlino, Budapest, Bucarest e nella città slovacca di Košice.

Questi sono solo alcuni esempi che confermano quello che da anni è sotto gli occhi di tutti: il Mezzogiorno – e la Sicilia – non è ancora un territorio vivibile.

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