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Giovanni Pizzo  |
sabato 11 Marzo 2023

Una sintesi di alto profilo, l'uomo che potrebbe riuscire a riunire tutte le opposizioni in vista delle amministrative catanesi.

All’improvviso il fronte progressista ha trovato la pace su una città al voto. Catania. Sarà l’effetto Schlein, sarà che il candidato prescelto è il leader in Sicilia della Comunità di Sant’Egidio, sarà che dall’alto dei cieli rossazzurri Massimino gli ha mandato il famoso “amalgama”, sarà quel che sarà, ma Emiliano Abramo, nome da profeta, è riuscito a metterli tutti d’accordo.

Abramo a Catania lo conoscono tutti: è stimato nei palazzi che contano, Curia e Tribunale, è benvoluto soprattutto da coloro che vengono aiutati dalle tante opere di carità e inclusione sociale che la Comunità da anni promuove in città.

Cattolico impegnato, docente di Storia contemporanea, membro del consiglio di amministrazione dell’Università di Catania, già candidato solitario la volta scorsa contro Pogliese. Oggi il suo fronte è largo, se per caso ci si aggiungesse il terzo Polo di Castiglione con cui vanta ottimi rapporti, e magari De Luca, che l’altro giorno parlava di un candidato giovane e libero, la cosa saprebbe di miracolo. Tutte le opposizioni unite dove si sono viste mai in Italia? D’altra parte la Comunità fondata da Andrea Riccardi riesce a pacificare etnie in guerra da sempre in Africa e in altre zone del mondo, potrebbe riuscirci pure a Catania.

Inoltre Abramo non è nuovo in queste sintesi di pacificazione, la sua proposta di legge sulla povertà riuscì a essere votata all’unanimità nella scorsa legislatura all’assemblea regionale. Evento che succede solo quando si aumentano gli stipendi.

Emiliano Abramo che è stimato molto, anche fuori Catania, soprattutto a Roma, è una sintesi di alto profilo. Che è quella che manca al centrodestra. Come dice, forse consapevolmente, Cateno De Luca è un uomo giovane e libero. Non è iscritto a nessun partito e ha una libertà di pensiero autentica, fa parte di una generazione che può fare cerniera tra i millennials e i loro nonni e padri. Conosce bene la città e i suoi problemi profondi, le sue piaghe all’ombra del Vulcano. Soprattutto non ha faide, scheletri nell’armadio, impegni di cointeressenza, al contrario può parlare con tutti senza vincoli e veti. La candidatura è buona, non c’è che dire, come ci siano riusciti nel centrosinistra è veramente un rebus.

Il quale sta prendendo la forma della sciarada nel centrodestra che a Roma, perché loro a Catania non hanno l’autonomia di decidere, per quanto divisi, differenti, distanti, ha deciso di non decidere. I candidati sono troppi e soprattutto qualcuno si offende sul serio. La Sudano della Lega è ormai in pista e valla a ritirare, la destra ha più candidati che voti tra poco, Forza Italia scrive letterine a Silvio perché non sanno chi può presentare le liste.

E il centro? Bella domanda. Il centro, di Cuffaro e Lombardo, ognun per sé ovviamente, davanti a questo quadro spaccato del centrodestra potrebbe pure tirarsi fuori. Il profilo Abramo, di cattolico moderato, ha delle potenziali attrattive per loro. In particolare per Lombardo che ha un sincero e non nuovo rapporto di affettuosi sensi, nel senso lombardiano del termine, con il candidato progressista.

Ma così ci sarebbe una spaccatura regionale? Ma i centristi, vero ago della bilancia, sanno bene che senza di loro in regione non c’è maggioranza, pertanto qualunque scelta facciano si sentono al sicuro. La corsa per Catania è partita. Chi parte per primo ha ragione? Ce l’ha se sa fare le liste, in maniera inclusiva, partecipata e forte. Forse ad Abramo conviene arruolare il vecchio Enzo Bianco, che di liste ne capisce, e che potrebbe fare il padre nobile una volta tanto.

Così è se vi pare.

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